Non sono poi molte le informazioni su Alek Popov che circolano in rete, soprattutto quelle tradotte nella nostra lingua. Eppure il suo Missione Londra non ha nulla da invidiare ad altre opere di autori ben più blasonati, sembra quasi che il destino di provincialismo europeo che affligge i protagonisti di questo romanzo si riversi inspiegabilmente sulle sorti dello scrittore bulgaro. In realtà Popov è uno degli autori più in voga nel suo paese, scrittore capace di costruire un romanzo spassoso, divertente e allo stesso tempo garbato, mai eccessivo e per alcuni versi sorprendente.
Per cominciare non è che capiti poi così spesso di leggere il libro di un autore bulgaro. Magari siete di quelli che si definiscono lettori forti ma la questione rimane la stessa, non è che vi capiti poi così spesso di leggere il libro di un autore bulgaro. Per di più di un autore bulgaro che narra di bulgari. La vicenda si svolge a Londra, città simbolo del progresso cosmopolita europeo, moderna, vivace, entusiasmante. Le vite, un piccolo pezzetto di queste, di diversi personaggi che gravitano intorno all'ambasciata bulgara a Londra, sono mezzo e pretesto per costruire un divertente contrasto tra una sorta di diffuso grigiore proveniente da Sofia e dintorni e la pienezza scintillante della potenziale vita mondana londinese.
Per l'ambasciatore Varadin Dimitrov così come per il cuoco Kosta Banicarov e via via per tutti gli abitanti dell'ambasciata, dal primo dei diplomatici all'ultimo degli stagisti, la permanenza a Londra è un sogno che si realizza, uno sprazzo di piacevole sereno minacciato costantemente dalle nubi nere, nerissime, del possibile rimpatrio nella triste Bulgaria. La prima preoccupazione di tutti è quella di mantenere il posto il più a lungo possibile anche se questo dovesse imporre manovre scorrette e piccoli dispetti ai danni di altri. La massima preoccupazione per tutti gli impiegati in ambasciata è proprio il nuovo ambasciatore, un uomo dai propositi rigorosi ma nevrotico e leggermente sadico che non ha intenzione di rendere la vita facile a nessuno.
Queste premesse unite alla giusta dose di equivoci, gaffes, fraintendimenti e personaggi sopra le righe potrebbero da soli garantire la buona riuscita di un racconto effettivamente appagante. A rendere il tutto ancor più godibile ci sono diverse sottotrame, a tratti smaccatamente divertenti in altri momenti un filo più inquietanti, cose come la doppia vita della donna delle pulizie, la scomparsa delle anatre di Richmond Park, il trattato sul diametro dei panini, il concerto di Devorina Seljanova e via dicendo.
Che venga dalla periferia europea o dal cuore di Londra poco importa, il miscuglio di elementi, talvolta anche linguistico, messo in scena da Popov funziona davvero bene, ancora una bella scoperta che devo alla purtroppo ormai defunta rivista Pulp. Preghiamo per una futura resurrezione.
Alek Popov