Di FRANCESCO GALLINA
Grazie alla Musica ho attraversato mille vite.
Ho potuto incontrare sguardi sognanti, ricevere sensuali abbracci, condividere momenti di esistenza che sono rimasti impressi sulla mia pelle. E’ difficile descrivere a parole cosa ho vissuto.
Sono stato angelo e demone, vulnerabile e sfacciato, repellente e bellissimo. Ho intravisto dee nascoste in corpi umani, bambini che non volevano più smettere di giocare, persone capaci di intuizioni mistiche, altre in grado di cambiare il corso della Storia solo con un sorriso.
Ho ascoltato pianti di donne impazzite, discorsi appassionati di giovani sognatori e di scienziati incompresi; da ognuno di loro ho ricevuto una Scintilla! Soltanto allora, ho appoggiato le dita sul Pianoforte, per raccontare a modo mio i mondi che avevo visitato, e catturare quella che per me è la vera essenza della Musica: l’Amore. In tutte le sue forme, nessuna esclusa, senza giudicare.
Avete letto bene il testo in corsivo? Perfetto: che ci crediate o meno, dietro queste parole si nasconde il successo di Giovanni Allevi.
A un mese di distanza, l’articolo che scrissi riguardo alla figura di Allevi risulta essere uno dei più letti in assoluto, con oltre 2000 visualizzazioni. E in questo mese ad Allevi, come ormai sa il mondo intero, è stato commissionato l’inno della serie A, O generosa, cantato nientemeno che dal Coro dell’Opera della mia città, Parma (che culo!).
Ho pensato se scrivere ancora su Allevi, onde non risultare pesante al pubblico, ma non ho resistito. Quello che leggerete non l’avete mai letto in nessun articolo su Allevi. Voglio dimostrare, seriamente, perché Allevi ha il successo che ha. Non è solo una questione di marketing. C’è un pensiero, in quello che Allevi comunica, che piace, piace da morire. La sua, è la filosofia del mistero. Siamo una delle società che più venera il mistero. Ci cascano tutti, o quasi. Non è un caso che Mistero, il programma di Italia1, sia seguitissimo. Sappiamo tutti che il mistero è una frottola, eppure ne siamo attratti.
Ma procediamo con ordine.
Da appassionato medievista quale sono, infatti, vengo costantemente in contatto con una realtà – quella medievale, appunto – dominata da correnti eretiche interessantissime. A scuola, quando si parla di eresia, ci si ferma solitamente alla definizione di eretico come uno che ama scassare i coglioni alla Chiesa di Roma ricca, corrotta e bla bla bla. In realtà, le eresie medievali sono il naturale ponte fra il pensiero delle civiltà orientali più antiche e quel che sarà il Protestantesimo. I loro miti cosmici e antropologici affondano le radici nello gnosticismo di matrice cristiana e islamica. Praticamente, i cristiani credono nella fede, mentre gli gnostici e gran parte degli eretici credono nella gnosi, ovvero nella conoscenza di segretissimi misteri che solo pochi eletti possono conoscere solo tramite l’intervento di Dio, che si fa vivo quando ne ha voglia. Infatti è Dio. Gli eletti, o perfetti, vengono a sapere da dio in persona o da esseri soprannaturali di avere impiantato un seme, una scintilla divina nella loro anima. Ce l’hanno loro e basta. Chi non ce l’ha è destinato a morire nel peccato della carne. Bleah.
Inutile che vi tedi sui nomi delle sette gnostiche, ma vi do qualche spunto, voleste approfondire: marcioniti, manichei, ismailiti, euchiti, bogomili, catari. Per ora, vi basti sapere le loro teorie strampalate raccolsero tanti, ma tanti, ma tanti di quei seguaci che nemmeno la Chiesa di Roma, la quale, anzi, ne venne fortemente influenzata. Insomma, gli eretici/gnostici erano veri e propri catalizzatori di attenzione da parte del pubblico. Perché?
E qui salta fuori il nostro Giovanni – Allevi, non l’evangelista -: non si sa mai abbia parlato troppo di religioni…
Il testo che leggete in apertura è da lui palesemente recitato nel trailer del suo album Love. Partiamo da qui. Love: Amore. Per raggiungere Dio, serve non amore, ma Amore, cioè quello predicato dai poeti persiani, islamici, provenzali e italiani del Trecento. Insomma, l’Amore platonico, così traducibile per il grande pubblico: guai scopare!, si deve invece puntare alla perfezione divina del mondo delle Idee. Il mondo delle cose è brutto e cattivo. Bleah. Tutto è Amore, quindi anche la musica, che non è prodotta dall’uomo, ma viene da chissà chi (Pitagora, Platone e Aristotele docent) nello spazio celeste e si serve dell’uomo per farsi conoscere. L’uomo non è un soggetto, ma un mezzo attraverso cui gli dei fanno un po’ quel che pare a loro. Quindi, ricapitoliamo: Soltanto allora, ho appoggiato le dita sul Pianoforte, per raccontare a modo mio i mondi che avevo visitato, e catturare quella che per me è la vera essenza della Musica: l’Amore. E, soprattutto, da ogni uomo con cui ha a che fare, Allevi trae non una scintilla, ma una Scintilla! S maiuscola. Le maiuscole non sono da sottovalutare. Anche la M di musica è maiuscola, quindi la musica è concepita come qualcosa di etereo, non reale, non concreto, non percepibile perché solo prodotto da strumenti musicali.
Ma, attenzione: non si parla di uomini, bensì di mondi. Tipico degli apocalittici gnostici parlare di mondi, astri e pianeti. Gli gnostici sono troppo radical chic per accontentarsi della Terra. E allora inventano sistemi cosmogonici da far intimidire i migliori scrittori di fantascienza. E ci mettono dentro folti sistemi di angeli e demoni (non li ha inventati Dan Brown) che, giocherelloni, si insinuano fra gli uomini, rendendoli santi o peccaminosi. Alcune sette eretiche parlano proprio di divinità incastonate nei corpi umani, un altro modo per dire Scintille. Ricapitoliamo: Sono stato angelo e demone, vulnerabile e sfacciato, repellente e bellissimo. Ho intravisto dee nascoste in corpi umani.
Poi si arriva alle intuizioni mistiche: tutti gli eretici sono mistici e giovani sognatori. Si potrebbe persino dire che tutti i medievali erano mistici o, perlomeno, impregnati di misticismo. Anche i cristiani. Soprattutto i cristiani. I mistici schifano ciò che è terreno per ricongiungersi all’eccitante ed incorporea materia divina attraverso le preghiere, i digiuni, la frustrazione corporale. Per loro, il corpo e tutto ciò che lo riguarda – quindi anche il pensiero – è brutto e sporco. Siamo sempre allo stesso punto. E quindi: bleah. I mistici, poi sono tutti grandissimi sognatori. Anche Dante lo era: la Divina Commedia cos’è se non il sogno di un fiorentino attaccato alle cose trascendentali? Ricapitoliamo: Ho potuto incontrare sguardi sognanti, ricevere sensuali abbracci, condividere momenti di esistenza che sono rimasti impressi sulla mia pelle. E’ difficile descrivere a parole cosa ho vissuto. Nemmeno Dante sa descrivere Dio; anzi, prega perché non svenga dinnanzi alla sua visione. Dio è indescrivibile a partire dai neoplatonici in poi che, da Pitagora, credono tutti nella trasmigrazione delle anime. Cioè? La stessa anima si incarna in più uomini o animali, dunque attraversa molte vite. Mille vite.
Ecco svelato il mistero. Allevi si erge ad asceta, mistico delle cose nascoste ai più, misteriose. Ascoltare la sua musica diventerebbe quasi come ascoltare un inebriante messaggio divino. La sua musica – come lui stesso rilascia in tante interviste – bussa alla porta e non ha definizione: è il nulla. E il nulla intriga tantissimo. I suoi fan non sanno magari chi sono gli gnostici, ma vogliono sapere il mistero che si cela dietro il suo appoggiare le dita sul pianoforte. E questo perché? Perché non sanno che la musica è corpo e mente, non spirituale, ma terrena, fatta di numeri, non mistici, ma matematici, fatta di sentimenti, non effimere emozioni. Ecco perché Allevi ha un pubblico così vasto. Ed ecco perché il venerabile Uto Ughi non lo ha. Uto Ughi non fa mistero della musica. La musica è impegno, fatica, esercizio, sudore. Studio. Le note non scendono dal cielo.
– Embé? ci lasci senza chiarirci il significato dei bambini che non volevano più smettere di giocare? –
Ah niente, quella è una reminiscenza della sindrome di cui Allevi è portatore positivo: la sindrome di Peter Pan.