Misurare il tempo, un’esigenza che affonda le sue radici nella notte dei tempi. Dalla meridiana alla clessidra, dall’orologio da tavolo al pendolo, fino all’orologio da polso e ai più moderni orologi digitali. Una storia affascinante, scaturita dalle menti umane, tutte animate dalla stessa esigenza: catturare il tempo. Questa necessità si è concretizzata in opere mirabili, dall’orologio astronomico di Praga alla torre dell’orologio di Pisa, dagli orologi meccanici rinascimentali da tavolo agli orologi decorati con smalti policromi, dagli orologi da carrozza agli orologi con automi, a quelli di fantasia.
Non c’è niente da fare, il fascino e la seduzione che esercita questo oggetto non ha pari. Una sua grande celebrazione è apparsa recentemente nelle sale cinematografiche. L’orfanello Hugo Cabret comprende il senso delle cose tra gli ingranaggi di un enorme orologio. E anche le metafore che contraddistinguono l’orologio non si sprecano: l’occhio del tempo, l’occhio meccanico, il signore del tempo e via dicendo.
Possedere un orologio ha una connotazione certamente poetica. Le lancette che inesorabilmente quantificano e scandiscono il tempo, ci riportano all’ineluttabilità dell’esistenza. Per questo un pittore come Salvador Dalì liquefa gli orologi ne La persistenza della memoria per evitare qualsiasi conclusione troppo deterministica. Possedere un orologio non è solamente una questione di comodità, ma anche un miracolo portato al posto o appeso al muro, fatto di ingranaggi e sistemi meccanici.
Visual think" class="shutterset_set_85">