Klout rappresenta uno
strumento in grado di misurare la nostra influenza sui più comuni social (Facebook, Twitter, Linkedin, Google+, Instagram, Youtube, Foursquare, Flickr, Last.fm, Blogger e WordPress). In seguito ad un’analisi, viene assegnato
un punteggio compreso in un range che va
da 0 a 100 e che rappresenta il nostro
livello di influenza. Questo numero, chiamato
Klout Score, viene calcolato da un algoritmo il quale tiene conto del numero di amici/follower che possediamo, i like, retweet, +1, commenti, condivisioni ecc…
Sono in molti ad aver criticato il sistema di Klout e ad averlo giudicato come non attendibile e privo di fondamento, ma d’altro canto, ci sono anche molte aziende le quali utilizzano il punteggio dato da questo servizio come criterio di assunzione. Hai un punteggio molto basso? Non sei influente. Non ti assumiamo. Sembra uno scherzo, ma accade davvero, soprattutto nelle aziende che si occupano di comunicazione. Un caso che ha fatto molto discutere è stato quello dell’esperto di marketing Sam Fiorella, collaboratore di Kraft, Aol e Ford, il quale venne scartato da un’azienda canadese per via del suo Klout Score basso.
In Italia, per fortuna o per sfortuna, non è ancora molto diffuso anche se forse, in futuro, si potrebbe diffondere
Buzzoole, piattaforma lanciata da una
startup italiana. Essa si propone di individuare gli
influencer di un determinato settore i quali vengono ricompensati dalle aziende di quel determinato settore con
sconti e promozioni. Questo marketplace è ancora in forma beta e analizza
solo l’influenza su Facebook, ma promettono che presto verranno analizzati anche
altri social come Google+, Twitter, Youtube e Pinterest e chissà se anche noi in Italia dovremo inserire sui nostri
Curriculum Vitae il nostro
grado di influenza sui Social Network? Meglio portarsi avanti e partire già avvantaggiati, non si sa mai!