Sì.. perché… ancora prima di cadere innamorato cotto della Ragazza del Festivalbar che sarebbe rimasta il sogno romantico per il resto della mia vita, con largo anticipo sulla pubertà ebbi una compilation di turbamenti erotico-discografici pre-adolescenziali che vedevano come protagoniste assolute le cover-girls delle raccolte Mixage.
La prima appunto nell’estate ’83
Dopo una rapida e insignificante sbandata per la bionda sugli sci della versione invernale del disco, signorina algida e smaccatamente falsa come la versione di “Flashdance – What a feeling” contenuta nel long playing, eccomi infatti, l’estate successiva, di nuovo lì, davanti alla vetrina di “Le note” a fissare imbambolato l’a-ah-abbronzatissima (sotto i raggi del sole) ragazza immagine di “Mixage 3”. Lei neanche mi degnava di uno sguardo (ma, d’altronde, si comportava nella stessa identica maniera anche con tutti gli altri acquirenti del disco), e io mi struggevo consumando la prima traccia del lato A, quella in cui gli inglesi Masquerade – due baracconi che cantavano vestiti e truccati da mimo – piagnuccolavano insieme a me che, come loro mi sentivo “falling apart, ‘cos I know I’ve lost my gurdian angel”.
Le altre tracce della compilation erano un trionfo di farlocco e posticcio, con tutti i successi di quelle vacanze intrepretati da voci non ufficiali in modo da far risparmiare alla casa discografica i diritti d’autore necessari per l’utilizzo degli originali. Così “Self control”, hit sbancaclassifiche che lanciò Raf, sul mio disco era cantata da Staff. Proprio come il successo degli Alphaville “Big in Japan” a me arrivava dalla voce dissenteLica di Stefano Pulga. C’erano di nuovo i fratelli La Bionda, l’onnipresente artista Baby Records Gilbert Montagné, e addirittura si rispolverava dallo scaffale Mal dei Primitives che tirava fuori dalla naftalina un vecchio successo mieloso come “Coming home (Tornerò)”.
Insomma… quella compilation era un vero e proprio schifo, ma io, cotto dall’infatuazione per la signorina alla melatonina sulla copertina, non me ne resi minimamente conto (come tra l’altro accadde a un’enorme quantità di italiani, visto che la compilation, aiutata da un martellamento pubblicitario spaventoso, vendette circa un milione di copie!)
Presto le cose cambiarono. Da lì a due estati dopo diventai definitivamente adulto, un uomo maturo, con i miei dodici anni di vita suonati e una trentina di puntine di diamante già consumate mi sentivo pronto per lasciarmi alle spalle le infatuazioni estive per le anonime donne disegnate sulle compilation usa e getta e iniziai la mia relazione seria, profonda, e non a caso destinata a durare trent’anni con la Ragazza del Festivalbar.
Eppure, ad ogni estate, mi piace concedermi un momento di nostalgia e ricordare quei miei primi flirt a 33 giri che mi fecero cadere in questo tunnel della mania della compilation vacanziera che, per quanto tutto ciò possa suonare ridicolo, racconterà per sempre parecchie cose di me.