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Mixing Samples - Galal Amin vs. Wislawa Zymborska

Creato il 20 giugno 2013 da Faustotazzi
Mixing Samples - Galal Amin vs. Wislawa Zymborska
Un pezzo hip-hop è basato essenzialmente su un mix di campionature di altre basi pre-esistenti, più che da musicisti questa musica è creato da produttori e il processo di produzione - che è un vero processo creativo - si basa letteralmente sull'abilità nel prendere brani orifinali finiti, mixati e masterizzati e combinarli con altri per rifinirli, riarrangiarli, rimixarli e rimasterizzarli di nuovo in un insieme al tempo stesso nuovo e non nuovo, che ha un diverso (e nuovo, quello si) senso compiuto. Non è semplicemente una questione di un trucco magico di far suonare due pezzi contemporaneamente, le linee musicali originali devono fondersi per far nascere il brano e le sensazioni che il produttore ha inteso creare. I pezzi originali da mixare in realtà sono loro stessi delle stratificazioni di linee musicali, di ritmi, di melodie, di strumenti diversi e di diverse tonalità arrangiati su piste separate e poi mixate. Il proesso creativo dell'hip-hop consiste nello scegliere le frequenze che si adattano meglio al progetto che si è deciso di costruire, come nell'arte figurativa si produce un collage, o una tecnica mista. Non si tratta semplicemente di prendere da un brano originale le parti migliori, le più significative o quelle di maggiore impatto; piuttosto si tratta di fare le scelte più funzionali al progetto finale e non è solamente una questione di tecnica e di frequenze, è capacità di ascolto, elaborazione di un progetto mentale e creatività. E in tutto questo cade il limite etico del rispetto delle citazioni originali, le modifiche, le aggiungunte di variazioni, saldare suoni, costruire nuovi ponti sono tutte attività non solo permesse ma  perfettamente ed eticamente lecite nell'hip-hop. La linea di pianoforte del pezzo originale è troppo sbilanciata sul canale sinistro? La possiamo alzare un po' o inserirci delle note di organo sul canale destro. La campionatura del riff di chitarra è una frequenza troppo ampia chee distrae? Nulla vieta di ridurne lo spettro fino a che si integri nel nostro pezzo alla perfezione. Vale sperimentare in tutte le ampiezze e in tutte le direzioni a condizione che si faccia sempre molta attenzione perchè a volte si parte da una piccola modifica e si finisce per stravolgere completamente il senso dell'originale e questa si è un'operazione eticamente illecita. Le operazioni più normali e comuni sono quell di eliminare i rumori di fondo e le frequenze tipiche e speficiche del mezzo originale. Alcune vecchie TV, per esempio, producono un ronzìo che è parte integrante dell'esperienza fisica del mezzo stesso ma che può diventare fastidiosissima quando trasposta su tracce audio ad alta fedeltà. Ecco, eliminare queste frequenze intili (e fastidiose) è un atto di scelta consapevole del produttore che non toglie niente al senso del campione originale e ne ottimizza la resa come nella nuova traccia. E' altrettanto vero che lasciare il fruscìo di fondo può essere una precisa scelta stilistica che a molti - compreso il sottoscritto - spesso piace perchè da quel senso di calore e mantiene l'umanità delle sensazioni dell'originale. Ma se il produttore pensa sia di troppo o anche se semplicemente non gli piace nel suo pezzo, la toglie senza farsene alcun problema. Infine, in un processo di re-mix non si deve dimenticare che esistono anche suoni e rumori di fondo che noi non riusciamo nemmeno a percepire. Il suono dei piatti di una batteria, per esempio, si porta sempre dietro un effetto di riverbero al limite dell'impercettibile. Va tolto? Non va tolto? Non lo so, ci sono scelte che facciamo consapevolmente e altre che  inconsapevolmente facciamo (o non facciamo)  e ci sorprenderà sempre il fatto che dettagli che non abbiamo nemmeno notato possano far impazzire di gioia o infastidire terribilmente gli altri.
Ora, perchè mi metto a scrivere tutto questo? Perche recentemente mi sono trovato a leggere più libri in contemporanea. E' una pratica che una volta non avrei mai fatto: ho sempre pensato che per vivere fino in fondo un libro ci si debba immergere nel suo mondo in via esclusiva. E che il tempo, la sofferenza e la cura che ci ha messo il suo autore per rendere esattamente quelle immagini, scegliendo con cura proprio quelle parole meritino rispetto. Ma da qualche tempo mi è capitato anche di leggere in parallelo, probabilmente perchè a un certo punto un libro mi ha stancato e ne ho preso un altro oppure perchè con un libro in corso ne ho scoperto un altro che non ho potuto fare a meno di cominciare. Quindi, per una serie di motivi che onestamente nemmeno volendo riuscirei a spiegarvi, sto leggendo in parallelo "Whatever happened to the Egyptians" di Galal Amin (un professore di Economia all'Università Americana del Cairo) e "La gioia di scrivere", raccolta di tutte le poesie di Wislawa Zymborska (poetessa polacca premio Nobel per la letteratura nel nel 1996). A volerla dire proprio tutta starei leggendo anche "Fùtbol" di Osvaldo Soriano (un Argentino, ex-centravanti, cronista sportivo e autore di brevi racconti alcuni dei quali non sono per niente male) ma diciamo che questo fa parte delle tracce che pur essendo belle non sono funzionali alle sensazioni che avrei deciso di rendere in questo pezzo. Questo pezzo non ha un titolo, è solo che, leggendo Galal Amin e la Zymborska pagina dopo pagina, capitolo con capitolo, mi è uscita spontanea questa cosa che tecnicamente non è mia, non è di Galal Amin e non è nemmeno di Wislawa Zymborska. quindi penso che nessuno di noi tre possa darle un titolo. Per facilitare il riconoscimento (anche se non sarebbe particolarmente complicato, ho lasciato tutte le parti di Galal in carattere normale e ho messo tutte quelle di Wislawa in corsivo centrato. E come ho cercato di spiegare nella lunga introduzione qui sopra, mi sono sentito libero ti tagliare, modificare e cucire i pezzi di entrambi come mi è sembrato necessario per rendere quello che ho immaginato. Chiedo perdono per tutti i diritti d'autore che sto per infrangere, se proprio dovete rinviarmi a giudizio non posso fare altro che appellarmi alla clemenza della Corte. Vabbè, non ho mai scritto un'introduzione così lunga (penso sia dovuta al disagio da questa sgradevole faccenda dei copyright), quindi direi che ora è tempo di prendere il coraggio in mano e cominciare.
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