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M.L. Von Franz, Rispecchiamenti dell'anima

Da Silvy56
M.L. Von Franz, Rispecchiamenti dell'anima
Il compagno interiore Quando invece cominciano ad apparire personificazioni del Sè, allora l'Io si confronta con la necessitá di sacrificarsi; NON PUÒ MAI INTEGRARE IL SÈ, può soltanto inchinarsi ad esso e cercare di relazionarvisi nel modo giusto. Ciò non implica una rinuncia totale alla propria libertà - anche di fronte a Dio, l'uomo deve riservarsi il diritto di un'ultima parola, rimanendo però del tutto consapevole del fatto che il potere al quale si rivolge è sempre più forte. Perciò, l'incontro con il Sè comporta un cambiamento profondo e di grande portata nell'atteggiamento conscio. Non per niente il demone interiore descritto in precedenza riceve, fra altri nomi, quello di "Angelo della Metanoia", egli porta con sè un ritiro dal gioco di Maya, dall'illusione del mondo, un ritiro assoluto dal mondo. NESSUNO PUÒ OTTENERE CIÒ SEMPLICEMENTE VOLENDOLO. È attuato in lui dal Sè e in molti casi si verifica solo in prossimità della morte. Solo pochi individui pensosi, riflessivi, lo sperimentano in precedenza. La comprensione della natura e nell'essenza del Sè si ottiene solo a prezzo di una grande sofferenza che ripulisce dai pregiudizi mondani e dalle preoccupazioni dell'Io, obbligando lo così a un cambio di atteggiamento. Ogni profonda contrarietà o delusione è, in questo senso, un passo in avanti sulla via dell'individuazione, se viene accettata con insight e non con rassegnazione o amarezza. Nell'incontro con il Sè emerge una meta che indica la fine definitiva di tutte le proiezioni, cioè la morte. Jung riferisce un suo sogno significativo in Ricordi, sogni,riflessioni. Egli vede se stesso che cammina su una strada in un paesaggio immerso nel sole. Arriva a una piccola cappella situata sul margine della strada e vi entra. Invece di una statua della Vergine o di un Crocifisso c'è una meravigliosa composizione floreale sull'altare. Davanti all'altare è seduto uno yogi nella posizione del loto, assorto in profonda meditazione. "Quando lo guardavo più da vicino mi rendevo conto che aveva la mia stessa faccia, ed ero vinto dalla paura. Poi mi ero svegliato con il pensiero: 'Ah, ah, allora è lui quello che mi sta meditando. Ha un sogno, e io sono quel sogno'. Sapevo che quando egli si fosse svegliato, non sarei più 'esistito' ". (...) Come dice lo stesso Jung, il sogno indica il fatto che qui c'è un significato di cui gli orientali sono sempre stati più consci di noi: cioè che alla fine l'intero mondo è soltanto una proiezione, una realtà "architettata" con uno scopo misterioso che, se l'Architetto lo vuole, può di nuovo sparire, per lasciar posto a un grande risveglio verso un'altra realtà per noi inimmaginabile.

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