Immaginate una giornata qualunque, in una delle città qualunque in cui vivete. Immaginate di essere, come ogni giorno fermi nel traffico, ad un semaforo. Immaginate ora di diventare improvvisamente ciechi, proprio nel momento in cui sapete che deve essere scattato il verde. Deve essere scattato, per forza. Sapete di avere davanti un semaforo, una strada, eppure non vedete altro che bianco. Immaginate il terrore subito dopo, quando scoprite che si tratta di un’inspiegabile quanto fulminante (nonché, per quanto se ne sappia al momento, definitiva) epidemia di cecità, e che sarete costretti a trascorrere con degli sconosciuti un indefinito periodo di quarantena in un vecchio manicomio abbandonato.
È questo lo scenario
in cui ci trascina Saramago: e il suo sguardo, che diventa il nostro,
segue le vicende di un gruppo di persone, quelle diventate cieche
per prime. Gente senza nome (potremmo essere noi stessi),
semplicemente il medico, la ragazza dagli occhiali scuri, il
ragazzino strabico, il vecchio dalla benda nera… C'è anche
la moglie del medico però, l’unica che inspiegabilmente non
diventerà cieca: a lei toccherà piuttosto il penoso compito di
guardare la cecità altrui, cioè di assistere al violento
dissolvimento di ciò che crediamo sia alla base dei nostri rapporti,
che lascia il posto all'indifferenza, alla fame, alla violenza,
all'abbrutimento. Come se la cecità permettesse finalmente di
rendere visibile ciò che nascondiamo.
Saramago costruisce un
racconto rabbioso e triste, una critica veemente della società, un
microcosmo in cui, senza più leggi, ognuno farà i conti con le
proprie paure e sarà costretto ad interrogarsi su se stesso: qualche
cieco scoprirà di non essere così altruista come credeva, qualcun
altro diventerà un assassino, uno stupratore, qualcuno si
prostituirà, altri moriranno pur di non farlo, altri ancora
scopriranno di poter sopravvivere solo proteggendo qualcun altro… E
voi quale cieco sareste?
"E le persone, come
sono, domandò la ragazza dagli occhiali scuri, Come fantasmi, essere
un fantasma dev'essere questo, avere la certezza che la vita
esiste, perché ce lo dicono quattro sensi, e non poterla vedere"
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