"Io pasta e piselli".
"Buona".
"Però non mi piace".
"Amore, ma se non ti piace puoi scartare i piselli e mangiare solo la pasta".
"Uffa, ma ha detto la maestra che se uno non mangia non può tornare a casa".
"Ma come!"
"Si papà, ha detto che dobbiamo mangiare tutto altrimenti restiamo a scuola".
"Non ci credo che ha detto così".
"Si ha detto così uffa. Però a me non mi piacciono i piselli".
"Non ti devi preoccupare perché torni sempre a casa da mamma e papà".
"Ma io non voglio andare a scuola".
"Amore può capitare che qualcosa da mangiare non ti piaccia. Mica è la nonna o la mamma che cucina per tutti i bambini della scuola?"
"Non voglio andare e basta".
"Guarda che se c'è una cosa che non ti piace non fa niente, magari mangi il secondo oppure il panino o la frutta".
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"Uffaaa peròòòò..."Il nostro fine settimana è stato un inferno.
DA1 è stato nervoso giorno e notte e anche i suoi giochi non sono stati dei più tranquilli.Ogni volta che lo osservavo mi saliva una rabbia mostruosa per la frase choc della maestra.
Vedi tuo figlio triste che di Domenica mattina dice che non vuole andare a scuola e allora vai avanti e indietro per casa come un pazzo gridando ad alta voce frasi tipo: "Le faccio vedere io a quella maestra" oppure "Ma questa è pazza" o ancora "La faccio licenziare" e infine "Per colpa di quella maestra ora tengo 'stu guaio esagerato".
Il maestro Rodari ha detto che una PAROLA è come un sasso in uno stagno perché gettato nella mente a caso, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni...
Aggiungo che una PAROLA SBAGLIATA, una frase detta incautamente ad un bambino in formazione provoca una serie infinita di reazioni a catena che smuovono le sue paure, minano le sue sicurezze, creano dubbi e interrompono relazioni. (Qui la versione originale del Sasso gettato in uno stagno dalla Grammatica della Fantasia di Rodari)
Stamattina ho parlato prima da solo e poi anche in presenza di DA1 con la responsabile delle maestre (coordinatrice didattica) che ha detto a mio figlio:
"...e poi anche i grandi possono sbagliare. Ti chiedo scusa anche a nome dell'altra maestra. Adesso però andiamo perché tu sei uno dei più grandi ed io ho bisogno anche di te. Oggi c'è un lavoro da fare veramente importante".Queste sono PAROLE