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Mo ti spiego a papà perchè la spesa non vale l'impresa

Da Cicciouccello

Ai tempi di mio nonno, ma anche a quelli di mio padre e al tempo di alcuni miei conoscenti la spesa settimanale è una cosa di cui si occupavano esclusivamente le donne, le mamme.

A casa nostra, per inseguire la parità dei diritti, il sabato andiamo a fare la spesa tutti insieme.

MPS a casa stila la foodlist, DA1 e DA2passano in rassegna la toylist ed io cerco di limare le spese stile Marchionne.

La prima cosa da fare appena arrivati è il rito del carrello. DA1 e DA2 saltano dentro come se prendessero posto in una auto da corsa. “Papà ci spingi fortissimo con le giravolte?” Per questo motivo sono costretto a correre per i lunghi corridoi alla ricerca del testacoda perfetto.

La galleria del centro commerciale, si sa, offre tante opportunità (diciamo così) per cui la tappa alle giostre è obbligatoria. Cambia i gettoni, scegli la giostra preferita, insegui uno, corri dietro l’altro. Non è facile non perdere di vista il proprio figlio tra altri cento che corrono.

Per cambiare area li dirottiamo verso qualcosa da mangiare. In genere scegliamo di pranzare con un panino o una pizza, ma soprattutto tante patatine e coca-cola.

Secondo la legge degli assiomi infantili (Vedi post del 17 Ottobre 2011) non appena entriamo in un negozio per vedere qualcosa uno dei due bambini chiede a gran voce di fare cacca. Di solito è quello del pannolino per cui, al volo, viene effettuata l'operazione di inserimento.

La cosa più divertente però è quando DA2 ha finito. Pareti del negozio bianco latte, luci sparate sui vestiti, musica chill-out e fotocommesse (modelle travestite da commesse) sembrano sporcarsi di questa scia lasciata dal bambino alla ricerca della mamma che invano cerca di fuggirgli. La scena per queste ragazze è il miglior anticoncezionale che ci sia.

Finalmente arriva il momento della spesa. DA1 dice: “Io voglio mettere le cose nel carrello.” E DA2 aggiunge soltanto: “Acchiooo.”

Funziona pressapoco così: Lancio del prodotto nel carrello, richiesta di entrarci dentro, spesa + bambini nel carrello = prodotti schiacciati e varie contusioni, richesta di scendere, corsa tra gli scaffali, richiesta di cibo, qualche urla che non manca mai quando si gioca e un livello di impazzimento che necessita di sedativo per via orale.

Arriviamo alle casse e la fila è interminabile. Cominciano le scivolate. Il gioco più divertente però è mettere i prodotti sul nastro della cassa, ma ne cadono la maggior parte e allora bisogna ogni volta cominciare da capo.

Il carrello da spingere con le buste piene di spesa, i bambini che continuano a correre e la confusione che aumenta col passare del tempo fanno un mix esplosivo.

Entrati finalmente in macchina mi viene spontaneo: “Maledetta parità. Perché dobbiamo andare tutti insieme a fare la spesa. Uno non può restare a casa con i bambini?” Silenzio.

“La prossima volta vado io da solo”.


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