L’Africa “può diventare un modello per altre regioni su come metter fine ai matrimoni precoci nell’arco di una generazione. Ma possiamo mostrare la strada solo se lavoreremo insieme, in partenariato con i governi, la società civile, i leader locali e religiosi, le famiglie e le bambine stesse”. È l’appello dell’organizzazione “Girls, not brides”, impegnata contro il fenomeno delle spose bambine, in occasione della Giornata del Bambino africano, che ricorre oggi.
L’Unione africana (Ua) ha dedicato la ricorrenza di quest’anno proprio a questo tema e “Girls, not brides”, coordinamento di 400 associazioni che vede tra i fondatori l’arcivescovo anglicano sudafricano e premio Nobel Desmond Tutu, ha rivolto un appello a tutti i governi del continente. L’invito è a sviluppare piani nazionali che prevedano norme a protezione delle bambine, oltre che servizi educativi, sanitari e giudiziari migliori per prevenire e contrastare il fenomeno. Essenziale anche, secondo “Child not brides”, cominciare la mobilitazione e la sensibilizzazione fin dalle comunità locali.
“Ciò che succede in Africa è importante per il mondo intero”, ha sostenuto a questo proposito una delle responsabili dell’organizzazione, Françoise Kpeglo Moudouthe. Nel continente si trovano 15 dei 20 paesi con i più alti tassi di matrimoni precoci. Questi ultimi, nel mondo, coinvolgono ogni anno 15 milioni di bambine.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)