di Eric Rochant
con Jean Dujardin, Cecile De France, Tim Roth
Francia, 2013
genere, thriller, romantico
durata,
Il
problema in questo caso era capire da che parte iniziare. Se, per esempio,
incominciare dallo sorpresa di ritrovare un regista "amico", di cui si
erano perse inopinatamente le tracce. Oppure di puntare le fiche
sul glamour di un attore di grande attualità, adorato dal pubblico
femminile ed al massimo della popolarità per aver lavorato in due grandi
produzioni americane: "The Wolf of Wall Street" del maestro Scorsese, e
poi in "The Monument Man" del divo George Clooney.
Responsabile
del futile dubbio un film francese del 2012, "Mobius", peraltro mai passato
nelle sale italiane. E poi, in ordine casuale, il regista Erich Rochant,
autore del cult " Un mondo senza pietà" (1989) che alla fine
degli anni 80 faceva il punto sulla fine di un'epoca attraverso le
avventure esistenziali ed amorose di un giovane perditempo, ed a
seguire, Jean "The Artist" Dujardin, ex commediante avviato ad una
versatilità interpretativa che fa sembrare tutto facile. Come quella di
calarsi in una spy story con appendice amorosa nei panni di un
agente segreto. Un ruolo che aveva si interpretato, ma all'interno della
cornice farsesca e comica del film "OSS 117". In questo caso invece la
serietà è d'uopo perchè c'è di mezzo un amore impossibile, quello per
l'americana Alice (Cecile De France)consulente finanziaria ingaggiata
dal servizio segreto russo che fa capo a Gregory Lioubov (Dujardin),
agente del FSB, ma soprattutto l'incolumità della donna,
subordinata all'abilità di non farsi scoprire dall'uomo che dovrà
incastrare, il potente oligarga Ivan Rostovsky.
Se
la trama segue classicamente il disegno di equilibrare attrazione
amorosa e senso del dovere, con i due protagonisti sopraffatti da un
tango sentimentale che rischia di far saltare il banco dell'intera
operazione, ed allo stesso tempo impegnati singolarmente ad esibire un
talento non comune, "Mobius" trova il suo punto di forza nell'alchimia
tra i due attori, credibili nell'amalgama di sensualità e fascino,
fragilità e carisma che gli consente di non cadere nella trappola di una
prevedibilità che la sceneggiatura di Rochant concentra soprattutto
nella sezione dedicata al thriller, con sequenze come quella
della telefonata di Gregory ad Alice, immaginata alla presenza degli
ignari compagni di lavoro che però, incredibilmente non si accorgono
della tresca.
Tra alberghi di lusso, ristoranti di prima classe ed una
Montecarlo da cartolina "Mobius" rasenta un calligrafismo che però deve
arrendendersi ad una materia amorosa che diventa tanto più potente
quanto più il film si allontana da depistaggi e falsi scopi. Ed è
proprio nel gioco di sguardi che anticipa il preludio amoroso, e poi nei
gesti di protezione e di affetto di Gregory nei confronti di Alice che
si compie il miracolo di considerare vero quel legame. E di trepidare
perchè il film faccia di tutto per salvarlo. Viene in mente la scena
finale de "La casa Russia", con Barley Blair e Katya Orolova stretti in
un inseparabile unisono. Di quel film "Mobius" ha la stessa desiderabile
incompletezza. Jean Dujardin e Cecile De France sono di una bravura
strepitosa. 




