Mòccolo
Latino mŭccus per il classico mŭcus ‘muco’.
Sostantivo maschile.
1. Muco nasale, soprattutto quando pende dalle narici sul labbro superiore o riempa le narici
(antico) Punta del naso.
2. (estensione) Scolatura di cera da una candela stearica.
(antico, regionale) Moccolaia, fungo del lucignolo cioè l’ingrossamento nero di cera che si forma talvolta in cima al lucignolo della candela o della lucerna.
Mozzicone di candela, ciò che rimane della candela quand’è in gran parte consumata: come l’ultimo moccolo rimasto acceso d’un’illuminazione fa vedere gli altri spenti (Manzoni).
Candela corta e sottile, o anche candela in genere, soprattutto in determinate frasi.
Accendere un moccolo a un santo, alla Madonna: accendere una candela per chiedere una grazia o per grazia ricevuta, per un pericolo scampato.
3. (popolare) Imprecazione, bestemmia (per un’interpretazione antifrastica di frasi quali accendere un moccolo a un santo e simili): tirare un moccolo; il garzone lasciò andare un moccolo che di notte sarebbe bastato a illuminare tutta la strada (Ciicognani).
Una (parola) giapponese a Roma
Rétro [re’tro]
Voce francese, abbreviazione di rétrospectif ‘retrospettivo’ o rétrograde ‘retrogrado’.
Anche retrò.
Aggettivo.
1. Che si rifà al passato, che s’ispira ai motivi di un passato più o meno lontano o ne ripropone i valori: una moda rétro, arte rétro.
Arretrato, invecchiato, obsoleto, fuori moda: mentalità rétro.
Talvolta come sostantivo maschile invariabile, a proposito di fatti, e mai di persone: un rétro tutto meló.
2. Retrospettivo: una mostra rétro.
Parole fuori tempo massimo
Reggere, tenere il moccolo
Favorire con la propria presenza o con il proprio comportamento gli incontri di due innamorati, o essere per qualche motivo costretto ad assistere alle loro effusioni: Annina … aveva risposto subito che non le dispiaceva di reggere il moccolo (Serao).
Di tutte le frasi con un moccolo, e quindi fuori tempo massimo, questa è la più utilizzata, pur essendo incomprensibile ai più giovani.
Abruzzo o Abruzzi?
Nel XIII secolo, quando il territorio passò dagli Svevi agli Angioini, Carlo d’Angiò lo divise in due circoscrizioni, una a sud del fiume Pescara che venne chiamata Abruzzo citeriore e che corrispondeva circa all’attuale provincia di Chieti, e una a nord dello stesso fiume che prese il nome di Abruzzo ulteriore e comprendeva le attuali provincia di Teramo e la maggior parte delle province dell’Aquila, Pescara e Rieti. Gli Abruzzi erano quindi due, poi diventati 3 con la suddivisione dell’Abruzzo Ulteriore in due parti nel 1806, e tale nome plurale è sopravvissuto fino a metà del ‘900, citato nell’articolo 131 che istituiva la regione degli Abruzzi e Molise. Nel 1963 la regione venne divisa in due: l’Abruzzo (a questo punto diventato singolare) e il Molise.
Insomma, la regione si chiama Abruzzo e non Abruzzi.
Altra raffica di risposte per il non libro monoindizio, speriamo che i prossimi siano più difficili per scremare il campo dei concorrenti. Rispondono correttamente: Paola Zucchi (5+1), LucaBoh (4+1), M.Fisk (3+1), Cinzia Agostinetto (2+1), Vizi Coloniali (1+1), Liana Sassoli, Maurizio Codogno, Francesco Caiazzo, Piero Fabbri, Cristina, MT, Maria Rita Pepe, Omero Mazzesi, Michele, Patrizia Franceschini (1). Due risposte sbagliate.
Era il Canto di Natale, di Charles Dickens.
Decimo libro monoindizio
Pronte? Volate! Su, tutte insieme. Ora basta, posatevi. Ora vola tu da sola, e voglio sentirti distintamente. Ora basta, atterra anche tu. Brave.