Non siete riusciti ad appropriarvi di uno degli oltre settantamila biglietti venduti per la retrospettiva dedicata ad Alexander Mc Queen? Su con la vita, che l’universo della moda londinese non si esaurisce con la grande retrospettiva del Victoria and Albert Museum. Ecco qualche suggerimento alternativo.
1. Women Fashion Power. Design Museum, fino al 26 Aprile 2015
Che si tratti di spalline e twinsets o piume e giacche di pelle, quello che una donna indossa è una delle forme più complesse di auto-espressione. Da sempre donne carismatiche hanno usato la moda a loro vantaggio e sbirciando negli armadi di venti tra le più potenti donne del mondo (tra cui il pluripremiato architetto Zaha Hadid, che ha disegnato questa mostra) Women Fashion Power esplora centocinquant’anni di storia della moda femminile come indicatore di stato sociale. Un viaggio che dalle Suffragettes a Lady Gaga ci porta nel mondo degli abiti intesi come strumento di comunicazione. Tra i pezzi da non perdere, un abito di perline in stile “ flapper” del 1920, l’iconico abito blu di Margaret Thatcher quando era a capo del Partito Conservatore nel 1975, e l’abito da sera di Jacques Azagury indossato da Diana, Principessa del Galles per il suo trentaquattresimo compleanno. designmuseum.org
2. Thea Porter: Bohemian Chic. Fashion and Textile Museum, fino al 3 Maggio 2015
Nata a Gerusalemme nel 1927 e cresciuta in Siria, Thea Porter si trasferì a Londra nel 1960, ma la il ticordo della sua infanzia in Medio Oriente non la abbandonò, continuando ad essere per lei un’inestimabile fonte d’ispirazione. I suoi abiti proponevano lo stesso tipo di fantasia orientalista che aveva caratterizzato il lavoro di Barbara Hulanicki da Biba, ma ad un costo molto più alto. Thea Porter è stata, insieme a personaggi come i Zandra Rhodes e Bill Gibb, alla guida della rinascita bohémien della moda britannica e tra il 1960 e il 1970 ha vestito Elizabeth Taylor, la principessa Margaret e i Pink Floyd, per i quali ha creato le giacche e le camicie immortalate sulla copertina del loro primo album, Piper at the Gates of Dawn. La mostra esplora la sua vita familiare nel Medio Oriente negli anni Trenta e Quaranta del Novecento, la sua evoluzione da arredatrice a stilista di moda negli anni Sessanta e il suo successo internazionale negli anni che seguirono. Con oltre 150 oggetti, tra tessuti, abbigliamento, opere d’arte e fotografie, la mostra include anche una ricostruzione dell’interno del suo negozio di Soho. ftmlondon.org
Se si sente stanca di essere costantemente sotto osservazione per suoi abiti, che devono essere allo stesso tempo regali, eleganti e alla moda, l’impeccabile Duchessa di Cambridge può consolarsi Fashion Rules (le regole della moda) la mostra che si tiene a poca distanza dai suoi appartamenti. Una mostra che, come dice il titolo, esplora il modo in cui le altre tre donne della famiglia reale prima di lei (Sua Maestà la Regina Elisabetta II negli anni Cinquanta, la Principessa Margaret negli anni Sessanta e Lady Diana negli anni Ottanta) se la sono cavata nell’applicare le regole dettate dall’etichetta reale alla moda, e viceversa. E se gli abiti della Regina sono certamente i più belli, con la loro sobria sontuosità, quelli della principessa Margaret appaiono certamente quelli in cui la sua proprietaria si è divertita di più. Interessante e istruttiva è aperta fino all’estate 2015. hrp.org.uk 4. Fashion on the Ration: 1940s Street Style. IWM London (Imperial War Museums), fino al 31 Agosto 2015.
Essere eleganti di solito non costituisce una priorità in tempo di guerra, ma l’IWM London sembra pensarla diversamente. Fashion on the Ration: 1940s Street Style esplora la lotta delle donne britanniche per rimanere chic in tempo di austerità e i diversi modi che trovano per reinventarsi l’abbigliamento date le (molto) limitate circostanze. Tra gli oggetti più particolari, un braccialetto fatto da componenti aeronautici e una parure di biancheria intima ricavata da mappe di seta dell’aereonautica militare creata per la Countessa Mountbatten. Piú che una mostra, una celebrazione della fantasia, dell’immaginazione e della creatività con cui il governo e la popolazione hanno mantenuto alto il morale durante la Seconda Guerra Mondiale. iwm.org.uk
5. Sonia Delaunay. Tate Modern, dal 15 Aprile al 9 Agosto 2015
A Parigi, dove si trasferisce nel 1906 per unirsi alle Avanguardie, l’ucraina Sonia Terk (1885–1979) conosce e sposa Robert Delaunay e insieme i due sviluppano il cubismo orfico. Ma Sonia rifiuta di limitare se stessa alla pittura, portando l’Orfismo oltre i confini della tela. La sua arte si espande ai tessuti e agli arazzi all’arredamento d’interni e suoi sono i rivoluzionari costumi per i Ballets Russes di Sergei Pavlovich Diaghilev. Le sue creazioni piacciono alle star di Hollywood come Gloria Swanson e sono vedute da Liberty of London e i suoi tessuti diventano così popolari che, negli anni Venti, Sonia finisce con l’aprire a Parigi l’Atelier Simultané. Ma come spesso accade, il genio creativo di Sonia Dealunay è stato pienamente riconosciuto solo dopo la morte del marito Robert nel 1941, la prima donna a cui fu dedicata una retrospettiva al Louvre nel 1964 e ad essere decorata con la Legion d’Onore francese nel 1975. Questa è la prima mostra a ledi dedicata in Gran Bretagna. Davvero da non perdere. tate.org.uk
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