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Modena, dipendenti senza contratto rinchiusi in una cella frigorifera

Creato il 25 luglio 2014 da Nicola933
di Rosalba Caruso Modena, dipendenti senza contratto rinchiusi in una cella frigorifera - 25 luglio 2014

Modena, dipendenti senza contratto rinchiusi in una cella frigoriferaDi Rosalba Caruso. Una tragicommedia che si consuma a Modena, in un’importante cooperativa logistica. All’arrivo della Guardia di Finanza i lavoratori assunti in nero si sono dovuti nascondere nella cella frigorifera. La cooperativa era stata segnalata alla GdF a causa di una lettera inviata qualche settimana fa alla Cgil, in cui i dipendenti hanno denunciato soprusi e sfruttamenti nell’ ambito lavorativo.

La lettera è stata scritta in un italiano scorretto, il che fa pensare che il gruppo di lavoratori sia  straniero. Gli operai hanno descritto uno scenario lavorativo oscuro, caratterizzato da assenza si tutela, surplus di lavoro, continui ricatti di licenziamento.

Lavoriamo per la ditta, senza sicurezze e come robot – scrivono in una nota i lavoratori – Se segnaliamo qualsiasi difficoltà, il capo dice di andare a casa e non venire più a lavorare. Il titolare della nostra cooperativa ha anche un’altra cooperativa. Nei casi di grave infortunio che ci sono stati, il capo ci accompagna in ospedale e dice di dire che il fatto è accaduto a casa e non sul lavoro e di conseguenza perdiamo la paga e anche l’infortunio. Il capo vende anche le residenze ai lavoratori che sono senza”.

Il coordinatore legalità e sicurezza della Cgil regionale, Franco Zavatti, ritiene che il caso riguarda due false cooperative, con sede legale nello stesso identico indirizzo di un grande comune modenese. Gli amministratori unici provengono da Casoria e dalla provincia di Napoli, e hanno lavorato per grandi e note imprese del modenese. “False cooperative, perché così si evade o ricicla il nero più facilmente, già opportunamente segnalate in passato. Entrambe le imprese sono registrate nell’immancabile settore della logistica e trasporto e che poi assumono in affitto rami di attività produttiva dentro fabbriche prestigiose in tutt’altri settori, che possono andare dalla chimica, all’agroalimentare, dai servizi al grande trasporto”.

Zavatti critica anche chi subappalta e affida incarichi alle finte cooperative, tacendo sulle pessime condizioni di lavoro.Sono i tanti casi di grandi imprese e marchi affermati dei nostri territori, che affittano rami di attività aprendo i loro cancelli e reparti a ditte esterne che costano poco. Spesso a cooperative fasulle come nel caso che descriveremo, che si fanno largo grazie al lavoro irregolare, ad incredibili condizioni di sfruttamento e autentico neocaporalato, troppo contigue alla economia malavitosa che sempre più si sta importando e radicando”.


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