Ho letto un articolo tratto dalla repubblica: https://triskel182.wordpress.com/2016/02/22/perche-ho-dato-un-figlio-a-unaltra-federica-bianchi/#more-85816
La giornalista intervista via skype delle orgogliose mamme-cicogna, come si definiscono loro, americane. Con tono trionfale, la stessa giornalista confeziona e le descrive anche nei dettagli. Donne sicure di se, spigliate anche con una cultura. Ne viene fuori un quadro rassicurante, uno sguardo su quello che deve essere il nostro futuro ma non ce l’ho fatta. A un certo punto sono stato preso quasi da conati di vomito e non sono riuscito a finire l’articolo. Una dice che per lei è come diventato un lavoro. Che il fatto di farsi mettere in conta per altre coppie, è un piacere e che gli da la possibilità di occuparsi stando a casa del marito e degli altri due figli. Un’altra dice che ha la fortuna di essere fertile e vuole condividere questa fortuna anche con le coppie gay, è già alla terza gravidanza surrogata. Cultura, una donne piene di possibilità, non si sentono sfruttate, è una scelta. Una infatti la giornalista la definisce al limite della povertà, quella che ha studiato invece è laureata in sessuologia. Proprio un bel quadro. Questo è il futuro, questo è quello che ci aspetta: donne che fanno da contenitore per altre coppie per scelta, per emancipazione, per aver un lavoro stando a casa. Ma lei che lavoro fa? A i sto sul divano e covo, aspetto che il bambino arrivi a termine. Ma e i bambini? Vengono descritti , sempre in questo articolo, i bambini attorno a queste mamme. Perché queste mamme fanno bambini per gli altri ma ne hanno un paio di scorta anche oer loro, giusto per non sentirsi sole. E uno di questi si ammala di cancro. Caspita e che succede? Una coppia che voleva un bimbo da questa donna si tira indietro, la donna contenitore fa figli fallati, vogliamo scherzare?
E le descrizioni continuano con leggerezza: queste famiglie fatte da bambini di terzo letto, mamme che rimangono in conta ma che sottolineano che non saranno dei fratelli. Tutto perfetto. Io ho 42 anni e i miei si sono separati quando ne avevo 13. Mio padre non lo vedo da 10 anni o più perché sembra sparito. Tutto questo è dentro di me, è una mancanza che ho , che mi ha reso più forte contro la vita ma è pur sempre una ferita che si è trasformata in una cicatrice. Come se in un muro di pietra mancassero dei mattoni. I bambini imparano a convivere con le cicatrici, imparano e diventano più forti e reagiscono ma le cicatrici rimangono. Cosa sarà di questi?
Perchè tutto queto fervore , quero impegno , queto scomodarsi di premi Nobe, di persone di cultura sul dare dei bambini a tutti comunque e dovunque non …. Ci si impegna a vietar la pena di morte? Proprio là in quel paese preso da tutti come faro di civiltà che è l’america si mandano ogni anno persone a fargli un’inieIone letale, a sterminarli con le persone dietro il vetro che guardano che faccia fa’ il condannato. E da questi vogliamo prendere cosnigli di civiltà?
Povero mondo.