Si concluderà l’8 settembre al Palazzo Reale di Milano la mostra intitolata “Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter“. L’esposizione che ha avuto inizio il 21 febbraio scorso, rappresenta un’occasione per conoscere il fascino bohémien di Modigliani, uno degli artisti più famosi del Novecento.
Nato a Livorno nel 1884, studioso alle scuole delle belle arti di Firenze e Venezia, Amedeo Modigliani ha risentito della suggestione dello Jugendstil, versione tedesca dell’Art Noveau e della cultura figurativa secessionista di Klimt.
Una volta terminati gli studi, egli si trasferisce a Parigi dove, nel suo atelier di Montparnasse crea una fusione tra la cultura del movimento dei Macchiaioli toscani e le più attive sperimentazioni di Toulouse-Lautrec e Cézanne, dando vita ad uno stile originale e raffinato. Modigliani ha condotto una vita che ha incarnato la leggenda dell’artista maledetto: povero, malato e dedito all’alcol e alle droghe. Ha condotto un’esistenza travagliata fino alla tragica morte avvenuta all’età di soli 35 anni.
I suoi “compagni di bisbocce” a Montparnasse erano Soutine, Kisling ed Utrillo, tutti amici pittori la cui opera è esposta nella mostra e che Modigliani raffigura nei suoi ritratti, insieme a Pablo Picasso, Jean Cocteau, Diego Rivera e Max Jacob. Nei suoi celebri ritratti dai colli allungati e dalle forme arrotondate, l’artista raffigura amici, ma anche personaggi anonimi e modelle.
All’inizio del secolo scorso, la vitalità e creatività che si respiravano nel quartiere parigino di Montparnasse non sfuggirono all’attenzione dell’acuto conoscitore di talenti e collezionista Jonas Netter che, innamorato delle opere di Modigliani, ne acquistò un gran numero e si prodigò per farle conoscere anche all’estero.
Alla mostra è presente una panoramica spettacolare della Scuola di Parigi, poiché sono esposti i dipinti della collezione di Netter, senza il quale la grandezza di Modigliani non avrebbe mai raggiunto la notorietà, ed offre al pubblico un vero e proprio spaccato della Parigi del tempo, con opere di Soutine, Utrillo, Valadon e Kisling.
Il protagonista assoluto è Modigliani, con i suoi colori vivaci che bilanciano una vita grigia e malinconica, caratteristiche che hanno reso grande la sua figura di artista fino a condurla al mito. La mostra di Palazzo Reale presenta 122 opere di straordinaria bellezza, di Modigliani e di altri artisti che, come lui, vissero e dipinsero a Montparnasse agli inizi del Novecento. Le opere esposte sono permeate dalla ricercata atmosfera bohémien che caratterizzò questo luogo.
Le immagini raffigurano gli spiriti tormentati degli artisti che le hanno realizzate, in una pittura che si nutre di disperazione, ma che per questo non smette di affascinare. Amedeo Modigliani affermò che solo a Parigi egli poteva “salvare il suo sogno”, e scelse Montparnasse come dimora per dipingere, luogo che diventò presto quartiere degli artisti, frequentato non solo da pittori, ma anche da scrittori come Hamingway e Miller.
Le condizioni di vita erano misere, ci si incontrava nelle trattorie a buon mercato e nelle bettole-cantine. Ma i “maledetti” avevano la consapevolezza di cambiare i canoni estetici dell’arte, staccandosi dal naturalismo dell’Impressionismo. Molte opere della collezione Netter vennero lasciate agli eredi e alcune vennero vendute mentre era ancora in vita.
L’obiettivo della mostra è proprio quello di “ricostruire” l’intera collezione, unico ricordo che Netter ha lasciato di sé. Come spesso accade ai grandi artisti del passato, la fortuna critica di Modigliani è postuma. Considerato fra i maggiori artisti del XX secolo, oggi è presente nei più famosi musei del mondo e battuto all’asta per cifre astronomiche. Peccato che lui non lo abbia mai saputo!
Written by Cristina Biolcati