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Modus operandi seduttivo/mimetico

Creato il 22 gennaio 2011 da Bruno Corino @CorinoBruno

Bruno Corino scrive:
A ogni schema di attacco, biologicamente l’essere ha sviluppato uno schema di difesa: il Sé non solo all’interno di una interazione tende ad affermarsi, ma (letto dall’altra parte) tende anche a preservarsi (strategie di sopravvivenza:
non si è "invadenti per motivi caratteriali", lo si è perché si mette in atto uno stile prevaricatore: vale a dire agire senza tener conto della presenza dell’altro, oppure agire come se l’altro non esistesse. Alla nozione di "carattere" credo poco (non credo neanche alla nozione di personalità) - a questo tema ho dedicato un post: Esistono soltanto relazioni. Soltanto la reiterazione di un comportamento uniforme crea l’illusione (in sé e negli altri) ottica che esista un nucleo profondo.
A proposito dell’intenzionalità: a me interessa analizzare come un agente percepisce il comportamento dell’Altro, ossia le intenzioni che gli attribuisce e come reagisce in base a queste attribuzioni.
Ps. sulla scorta degli ulteriori indizi che mi hai fornito, devo rettificare l’idea che m’ero fatto sul tuo stile interattivo: sei mimetico/seduttivo. Attenzione: al termine "seduttivo" do un significato molto diverso da quello comunemente inteso (che lo circoscrive alla sfera puramente sessuale). Per seduttivo intendo ciò che ha la capacità d’attrarre, di suscitare attenzione e, infine, di saper "stimolare" l’altro.
Silver Silvan scrive:
«A proposito dell’intenzionalità: a me interessa analizzare come un agente percepisce il comportamento dell’Altro, ossia le intenzioni che gli attribuisce e come reagisce in base a queste attribuzioni».
Credo che abbia a che fare con quello che ti insegnano a vivere come potenziale minaccia: me li immagino, i figli dei leghisti, nei confronti di chiunque abbia un colore di carnagione diverso; e con le fregature che ti sei preso, di cui a livello più o meno conscio, ti rimane il ricordo.
E’ buffo, questo tentativo di inquadrarmi in così breve tempo e dopo poche righe scritte; sono incorsa nella stessa tentazione, qualche tempo fa, in tempi molto più dilatati e con numerose parole a disposizione da interpretare. Mi sono clamorosamente sbagliata. Non mi dà fastidio, comunque, mi fa sorridere: c’è sempre qualcosa di buffo in quello che gli altri vedono di te; posso solo dire se mi vedo così anch’io. Capacità d’attrazione? Sì, fin troppo: tant’è vero che, dal mio prossimo, sto alla larga! Attendo delucidazioni sul significato attribuito all’aggettivo - mimetico - per confermare o meno.
Bruno Corino scrive:
Non è che voglio inquadrarti ad ogni costo! Mi interessa fare con te un esperimento. Io ti conosco soltanto attraverso i commenti che scrivi su questo blog. Quindi, tranne ciò, di te non so altro. Perché per me è un esperimento interessante? Riuscire a tracciare il tuo stile interattivo (da non confondere con il cosiddetto carattere), cioè la tua modalità prevalente quando interagisci con l’altro, senza lasciarmi condizionare dalla "fisicità" della persona, per me rappresenta una verifica del fatto che ognuno ha uno stile interattivo prevalente. Questo stile posso dedurlo da tre fattori:
a) dal modo in cui un agente si pone nei confronti dell’altro (e qui l’osservazione dev’essere diretta);
b) dal modo in cui un agente si predispone nei confronti degli oggetti, del tempo e dello spazio (anche in questo caso occorre un’osservazione diretta);
c) dal modo in cui un agente concepisce, racconta o narra se stesso e gli altri. 
Nel mio caso le mie deduzioni schematiche posso farle solo in base al fattore c).
Ho selezionato tre stili interattivi, e ho inquadrato te nello stile seduttivo/mimetico (o adattabile); la seduzione/mimesi sono modalità complementari; vale a dire: si può essere seduttiva in una relazione e mimetica in un’altra; allo stesso modo però si può essere seduttivo e mimetico nella stessa relazione ma in tempi o in situazioni diverse. Continuo?
Silver Silvan scrive:
Ma certo. Ammetto di essere incuriosita, anche se scettica. Hai visto mai, imparassi qualcosa. Se mimetico è lo stile di chi si nasconde, mi va bene: se è quello di una che mente, dissento. Però, a ‘sto punto, ci tengo a dire che non stringo la mano a mo’ di anguilla. Dovrò leggermi i vecchi post, così evito di fare domande inutili.
Bruno Corino scrive:
Ho capito a cosa ti riferisce con quella stretta di mano “a mo’ di anguilla”! Nel post sul “Segreto della stretta di mano”, ho scritto che «la presa di mano morbida, quasi carezzevole, trasmette “ambiguità”». In effetti, è stato un po’ quest’indizio a mettermi fuori strada nel tuo caso. T’avevo in un primo tempo attribuito lo stile competitivo/adulativo, ma i “conti” non mi tornavano: in nessun commento da te scritto ho mai riscontrato un minimo accenno d’adulazione. Poi ho notato quante volte hai usato la parola “flessibile” o “flessibilità”. Anche questo per me è un indizio. Non a caso sempre nel post dedicato alla stretta di mano scrivo che la presa di mano del seduttore/mimetico è la presa più “plastica”, più flessibile: sul punto di stringere ma anche sul punto di mollare. Ma lasciamo da parte questo particolare. Ora, in sintesi ti darò alcuni “tratti” prevalenti di questo stile interattivo, tratti attraverso i quali possiamo riconoscerlo. Ma non è detto che anche tu debba riconoscerti in questi tratti. Aggiungo questa precisazione: quand’è che emerge il nostro stile interattivo prevalente? In tutte quelle situazioni in cui facciamo valere il Sé al fine di far fare (o non far fare) o di fare (o di non fare) qualcosa. Ecco perché quando interagiamo in questa ottica, uso il termine “strategia”.
Lo stile interattivo si configura come un modus operandi prevalente che un agente mette in atto al fine di affermare o preservare il proprio Sé. Lo stile o modus operandi del seduttore/mimetico è riconoscibile attraverso un tratto: il fascino, ossia la capacità di attrarre o di lasciarsi attrarre. Seduce quando esercita un fascino, “mima” quando lo subisce. Quindi, chi agisce attraverso questo modus operandi ha la capacità di saper “suggestionare” l’altro (o di lasciarsi suggestionare). In altri luoghi, ho definito il potere suggestivo come il potere più sottile, impercettibile, il potere più “evanescente” (in ciò, credo, consiste il suo fascino). Questo potere ha la capacità (in chi lo subisce) di suscitare comportamenti ambivalenti, ossia di “disorientare” il comportamento o di svincolarlo dal contesto in cui si trova ad operare, di eludere le regole condivise, perché ha la capacità di alludere ad altro. Si configura come il momento in cui a noi piace giocare con le regole sociali, magari al fine di costruirne delle nuove.
Ecco, questi sono i tratti che ci fanno riconoscere questo stile interattivo. Adesso, vediamo come concretamente si traducano nei nostri comportamenti. In primo luogo, chi opera mediante questo stile, quando può compiere delle scelte, le fa perché le ritiene “piacevoli”, “attraenti” o stimolanti. Non fa valere quindi né l’imposizione né l’opportunità. Piace essere ammirato e mira soprattutto al successo pubblico. È molto espressivo e mira a catturare l’altrui attenzione. Perciò gli piace esibire le sue qualità. Non ama trovarsi davanti al fatto compiuto: vuole sempre condividere le scelte. Essendo uno che ha bisogno di essere continuamente stimolato, non è capace di restare a lungo tempo sempre sulle stesse cose, ma ha bisogno di cambiare, di variare, di vivere eventi o cose nuove. Si satura facilmente. È incostante per certi aspetti. Piace sorprendere ed essere sorpreso ed ha una grande capacità di meravigliarsi e di stupirsi. Tutte cose positive? Non direi, perché spesso il suo comportamento “ambivalente” dà adito ad equivoci o a fraintendimenti (specialmente se è donna si sentirà spesso ripetere dagli altri: “Ma io credevo che…”, “Io pensavo…”). Insomma grande capacità di illudere (non importa se consapevolmente o inconsapevolmente, perché la cosa dipende dai suoi comportamenti ambivalenti o percepiti tali dall’altro), ma anche grande capacità di disilludere e disillurdersi. Perciò, più degli altri è disincantato.
Ovvio che c'è ancora molto altro, ma spesso uno stile si definisce soprattutto in rapporto agli altri... ma lasciamo in ombra qualche tratto.
Adesso, Silvan, spunta i tratti nei quali non ti riconosci
Un giorno, spero, un bravo etimologo mi spiegherà perché esistono parole, quali sedurre, suggestionare, alludere, illudere, ludico, ecc., che hanno tutte un’aria familiare. Vorrei infatti che mi spiegasse perché sia sempre presente la vocale “U”, e a quali significati essa rimandi. Per intuito, a me evoca ciò che è “oscuro” o ciò che non è chiaro (come la “I” evoca ciò che è chiaro, luminoso). Anche quelle parole mi evocano ciò che non è chiaro, ciò che è ambiguo o ambivalente. Ci sarà davvero un nesso? Che il linguaggio abbia conservato traccia di qualcosa che affascinava e respingeva allo stesso tempo? Un qualcosa che rimanda a un’era a noi remota?


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