La politica estera è davvero un’oggetto misterioso per un ceto politico giunto all’ultimo stadio: così mentre la vicenda ucraina apre un nuovo teatro di scontro geopolitico all’insaputa di Renzi e delle sue Mogherini, ho sentito alcuni politici di lungo corso asserire che nella striscia di Gaza, Hamas si fa scudo della popolazione civile il che equivale a dire che Churchill si faceva scudo dei londinesi durante la seconda guerra mondiale. Ma dove siamo andati a trovarli imbecilli di questa straordinaria potenza, questa gentaglia senza testa e senza onore?
Eppure sono quelli che discettano del “ministro degli esteri europeo” come se non avessero avuto altro interesse nella vita e senza nemmeno sospettare che se prima dell’autunno scorso questa figura contava quasi nulla, adesso vale proprio zero. Semplicemente perché se prima l’Europa sociale ed economica non esisteva, ad eccezione di quel nefasto creatore di disgregazione e di declino che è l’euro, adesso il continente è ancor più diviso dal nuovo confronto con la Russia, innescato dagli Usa con la connivenza subalterna della lobby di Washington a Bruxelles. Perciò adesso abbiamo almeno cinque blocchi: 1) gli ex Paesi dell’Est e quelli Baltici con l’aggiunta della Svezia che si sono immediatamente schierati a favore della dottrina Usa che ha profondamente permeato le loro classi dirigenti.e che non hanno superato ancora la sindrome da mondo bipolare 2) il blocco tedesco con Austria, Slovenia, Finlandia, Olanda e Danimarca che vuole svolgere un proprio ruolo autonomo e si serve della crisi Ucraina per ricontrattare l’equilibrio di potere con il gigante russo, ma anche con gli Usa e perciò mentre apre ai nuovi gasdotti di Mosca si allinea alle sanzioni in un doppio gioco evidente. 3) la Gran Bretagna che segue Washington come fedele badante nel vecchio continente. 4) l’ imprevedibile Francia che cerca un posto al sole da qualunque parte possa ottenerlo. 5)l’europa mediterranea, completamente estromessa dai giochi, persino da quelli che la riguardano da vicino e che ormai ha ceduto troppa sovranità, troppa autonomia economica per contare qualcosa e le cui classi dirigenti sono ormai completamente subalterne sia i vecchi che ai nuovi padroni, trovando spazio solo nelle trovate da Arlecchino.
La battaglia per avere la carneade Mogherini è solo una patetica carta da giocare tutta all’interno, come miserabile ed inutile rivendicazione da parte del premier di essere capace di battere i pugni. La verità alla fine è che il declino di Berlusconi non ha lasciato spazio a una rinascita della politica, ma a una reiterazione del passato condotta per di più da personaggi di una scandalosa povertà morale, intellettuale e ideale: l’ex cavaliere trascinato dai suoi istinti autoritari e dai suoi spiriti da suburra voleva cambiare in senso piduista la Costituzione, ma in qualche modo subiva il fascino di una carta che a suo tempo avevo espresso il meglio del Paese per cui non aveva spinto a fondo l’acceleratore. Una reverenza che manca totalmente agli esponenti politici dell’attuale nulla, che tra avventurismo, opportunismo, cialtroneria e mancanza pneumatica di idee non ha forse paragone nemmeno negli ultimi governi borbonici. Ed è per questo che è così facile per loro strapparla in nome della robaccia da happy hour che riescono a secernere.
Per questo mentre siamo dentro a un nuovo scontro mondiale che testimonia una volta di più l’inesistenza dell’Europa se non come fattore di involuzione sociale, si accapigliano sulla poltrona del signor o signora pesc che palesemente è solo la mossa da Arlecchino dell’Italia di Renzi rampante e Berlusconi dimezzato. Calvinianamente una cosmicomica.