Mogno e la Chiesa di San Giovanni Battista
Bisogna passare il confine elvetico. Si deve prendere per la Vallemaggia. La si attraversa tutta sino a Bignasco e da li’ si prosegue in Val Lavizzara direzione Mogno. In tutto saranno circa quaranta chilometri da Locarno. E’ una passeggiata piacevole , soprattutto quando il sole splende alto nel cielo terso.In questa stagione,particolarmente suggestiva, le fanno da cornice un susseguirsi di montagne innevate…E’ un vero spettacolo la valle in questo periodo!L’ ultimo tratto di strada è un susseguirsi di dolci tornanti che impongono però prudenza e attenzione. Ma credete…Ne vale la pena! Il panorama è impagabile…Attraverserete montagne e gole…Vedrete il fiume verde e cristallino scorrere sotto lo strapiombo di quella sorta di canyon che starete percorrendo. Intorno regna il silenzio. Curva dopo curva, dalle rocce l’acqua tramutata in ghiaccio crea forme bizzare che lentamente si sciolgono al sole, goccia dopo goccia…In men che non si dica arriverete a Mogno. Mogno è un paesino montano di poche anime. Poche ma buone. Anime schiette e generose. Li’,tempo addietro ,una valanga,nel lontano 1986, si portò via diverse abitazioni, compresa La chiesetta del piccolo abitato della Valle Lavizzara. Fu un evento drammatico che non colpi’ solo Mogno ma la Valle intera. Colpi’ tutto il Cantone . La chiesa venne riedificata piu’ bella che mai. Il progetto venne affidato al genio di Mario Botta. Costui creo’ una perla architettonica capace di attrarre visitatori da ogni parte del globo. In marmo di Peccia,bicromatico,il bianco e il nero si susseguono, quasi rincorrendosi dalle piccole arcate sino all’Infinito.La limitatezza della forma geometrica è superata dal perfetto connubio con il contesto eterno delle montagne . La luce gioca con le linee divenute opera, penetrando la piccola chiesetta da ogni dove, dando l’impressione di volerla assurgere a dimensione astratta , quasi surreale. Ecco allora che il monoblocco in pietra diventa vero viatico alla Perfezione e, come per incanto , diviene vivo .
Articolo di Fabio Viganò.Fotografia di Robi Imfeld ( www.robertfeld.net ): tutti i diritti dell'immagine sono riservati ed appartengono all'autore dello scatto.
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