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Mohenjo-Daro: la Hiroshima dell’Antichità
Una civiltà avanzata venne distrutta nel 2000 A.C. da una guerra improvvisa… Ma perché le rovine mostrano tracce analoghe a quelle di un’esplosione nucleare?
Immaginate una civiltà che si sviluppa in India occidentale, l’odierno Pakistan, intorno al 2500 A.C. e che commercia con Sumeri e Cinesi; immaginate un regno assai sviluppato anche territorialmente, con migliaia di villaggi collegati da strade pavimentate, città costruite su pianta quadrata e vie che si intersecano ad angolo retto; immaginate cinque milioni di persone dotate di case di due o tre piani con una distribuzione di acqua potabile efficiente, con condutture idriche formate da tubi di argilla e una rete fognaria in ogni appartamento, con tanto di gabinetti in muratura e sciacquoni; immaginate che questa civiltà, composta da svariate migliaia di cittadelle e due piccole metropoli di 40mila abitanti (le più grandi del tempo sul pianeta), sia stata distrutta da un incendio di proporzioni colossali, così caldo da essere capace di vetrificare il terreno, i mattoni, le ceramiche; immaginate infine che gli scheletri degli abitanti di quelle sfortunate città siano stati trovati come a Pompei sorpresi dalla catastrofe e mostrino una radioattività che a quasi cinquemila anni di distanza è cinquanta volte quella normale. Cosa pensate di tutto ciò? Mohenjo-Daro, Harappa e le altre città dei Popoli della Valle dell’Indo sono un autentico mistero che sfida lo storico prima ancora che l’archeologo.
Chi era questa gente? Da dove veniva? Dove è finito? Chi l’ha distrutto? E soprattutto, perché la sua scrittura a ideogrammi (rimasta indecifrata) assomiglia in maniera sconvolgente a quella dell’Isola di Pasqua?
Tutto cominciò quando, nel 1856, due fratelli inglesi, John e William Brunton, addetti alla costruzione della Ferrovia dell’India Orientale, trovarono i resti di una città rasa al suolo: Harappa.
Nonostante le rovine fossero sepolte, ne trassero abbastanza mattoni cotti da riuscire a pavimentare 150 km di strana costeggiante la loro ferrovia. Tuttavia un razzismo dilagante (“è impossibile che gli indiani siano tanto antichi!”) mise nel dimenticatoio la scoperta e solo nel 1920 si decise di studiare a fondo i resti; il rinvenimento (avvenuto nel 1872 per opera del’archeologo Robert Cunningham e parimenti inizialmente minimizzato) della città di Mohenjo-Daro, 560 km più a sud, fece realizzare agli archeologi l’esistenza della più antica civiltà indiana. Peccato che le caratteristiche di questa cultura siano inspiegabili alla luce delle conoscenze tradizionali… Questa civiltà è l’inventrice del gabinetto alla turca e anche di quello a W.C.; ha ideato docce, rubinetti e tubature, sciacquoni e scaldabagni. Le città erano assai simili alle nostre e il numero di abitanti delle due principali, 40mila, è rilevante anche ai nostri giorni, costituendo quello di una cittadina della Provincia tipica italiana. Tutte persone “pulite e sane”… E che hanno fatto una fine tragica.
- Vedute di ciò che resta di Mohenjo-Daro: una città modernissima ancor oggi con fognature e infrastrutture paragonabili a una città occidentale del XIX Secolo.
- Il sigillo raffigurante un bovino con un corno solo, per alcuni il mitico unicorno: i popoli della Valle dell’Indo conoscevano animali oggi estinti.
- La disciplina dello Yoga e la posizione del loto nacquero a Mohenjo-Daro!
Una fine che fa pensare non tanto a un incendio comune, magari causato da quei popoli ariani che invasero l’India dal nord intorno al 1800 A.C.: chi infatti nell’antichità poteva riuscire a produrre un fuoco tra i 900 e i 1500 gradi centigradi? Eppure i segni di distuzione, tra pavimenti vetrificati e mattoni calcinati, passando per gli scheletri radioattivi e sorpresi dalla distruzione (due furono rinvenuti mentre si tenevano per mano), sono assai simili a quelli a noi tristemente noti delle uniche bombe atomiche lanciate su un bersaglio abitato: Hiroshima e Nakasaki. In entrambe le città giapponesi sono stati rinvenuti i segni della devastazione di Mohenjo-Daro, con le case distrutte fino alle fondamenta come schiacciate da un’immane onda d’urto a cui è seguita una letterale pioggia di fuoco… Se è probabile, data anche la radioattività, che la “collina dei morti” (questo significa Mohenjo-Daro) sia stata distrutta da un simile ordigno atomico, resta un principale, quasi insormontabile quesito: chi, nel 2000 A.C., possedeva un’arma nucleare? La distruzione coinvolse non solo questa città ma anche Harappa, Kot Diji, Kalibangan, Lothal e quasi tutti i 140 centri abitati principali di quel regno indiano distrutto in brevissimo tempo. Tutti devastati da un’arma calorifica estremamente intensa, tutti in un certo senso attaccati alla sprovvista… A nostro avviso, le poche statuette rinvenute fanno pensare a una popolazione di uomini con la barba lunga, con uno stile artistico che appare ai nostri occhi assai simile a quello protoceltico. E’ forse da qui che proviene il popolo dei Galli?
- Il celebre “Sacerdote di Mohenjo-Daro” è divenuto il volto della gente che popolava la Valle dell’Indo. E assomiglia in maniera impressionante alle raffigurazioni degli antichi druidi celtici.
- Gli “scheletri radioattivi” di Mohenjo-Daro sono stati trovati accatastati, come uccisi all’improvviso. Diversamente accadeva con le sepolture tradizionali, come lo scheletro di Harappa .
- Harappa fu l’altra grande metropoli dell’impero e mostra una geometria sorprendentemente moderna.
Analizzeremo in un prossimo articolo l’origine indoeuropea dei Celti, e siamo convinti che ne verranno fuori delle belle. Quello che ora ci preme chiarire ora è una questione assai delicata. Utilizziamo il Rasoio di Occam: ovvero, cosa è più probabile che sia avvenuto nella Valle dell’Indo due millenni prima di Cristo? Gli archeologi, nella loro solita banalità senza alcuna fantasia, parlano che in realtà la gente abbandonò quel territorio per l’impoverimento del suolo o per una siccità eccezionale che inaridì perfino il fiume Indo. Qualche altro studioso, più aperto di mente, azzarda l’ipotesi della caduta di un meteorite o anche una sua esplosione in quota, in stile Tunguska… Avrebbe senso se non fosse per il fatto che la gente sia scappata dalle città di tutta fretta e quei relativamente pochi cadaveri sono stati sorpresi dalla deflagrazione. L’ipotesi nucleare è stata aspramente criticata specialmente dal mondo accademico. Il fisico nucleare indiano Surendra Gadekar sostiene che la radioattività deriva dal primo test atomico pakistano, che fu condotto il 18 maggio 1978 a Pokhran, nella regione del Rajasthan, a qualche centinaio di km da Mohenjo-Daro. L’esplosione sotterranea provocò un cratere di circa 60 metri di diametro e profondo 10: la potenza dell’ordigno era di 5 kilotoni, ovvero un quarto di quella lanciata su Hiroshima. Con tutto il rispetto, oltre a Mohenjo-Daro anche altri siti industriali e civili avrebbero dovuto essere contaminati dal test e invece la radioattività si trova solo in quelli archeologici. Perché? La risposta forse ce la dà un bravo linguista inglese nato in India. David Davenport, morto quarantenne pochi anni fa, era uno dei pochi veri esperti mondiali di sancrito. Ebbene, tra i testi fondamentali di questa lingua ci sono due opere epiche e monumentali da lui a lungo studiate, il Mahabarata e il Ramayana… Chiunque si azzardi a leggere i centomila versi che li compongono (tanto per interderci, sette volte l’Iliade) non può che rimanere stupito davanti alle descrizioni stupefacenti dei mezzi che gli dei indiani utilizzavano in tempi antichi. Antichi velivoli detti Vimana capaci di volare più veloci del suono e mossi da motori alimentati a mercurio; aerei monoposto da caccia ma anche carri del cielo volanti alti due piani con molte finestre, palazzi “che correvano su nei cieli a somiglianza delle comete”; poi i Mohanastra, le freccie intelligenti in grado di rendere impotenti interi eserciti… E ancora l’arma Agneya, descritta nel Drona Parva: “Un unico proiettile caricato con tutta la potenza dell’universo, una colonna incandescente di fumo e di fiamme, luminosa come diecimila soli, si levò in tutto il suo splendore. Un’arma sconosciuta, un fulmine di ferro, un gigantesco messaggero di morte che ridusse in cenere l’intera razza dei Vrishnis e dei Andhakas”… Questi testi indiani sono vecchi di millenni e furono studiati da linguisti inglesi a partire dall’800. La traduzione integrale del Mahabarata in lingua inglese fu effettuata sul finire del XIX Secolo da un bramino indù assai erudito che studiò anche in Europa, P. Chandra Roy: non è possibile la contaminazione con elementi moderni nella traduzione, in quanto non solo le armi atomiche ma anche gli aerei erano inesistenti a quell’epoca. Conscio di questi fatti e della loro assai probabile verosimiglianza, Davenport elaborò nel 1979 la sua celebre teoria ufologica nel libro intitolato “2000 A.C. Distruzione atomica”, scritto in collaborazione con il giornalista italiano Ettore Vincenti. In esso, Davenport dimostrava che Mohenjo-Daro era stata teatro di una battaglia aerea tra opposte forze extraterrestri. Nel libro Davenport fa notare tutte le incongruenze archeologiche che anche noi di Satorws abbiamo sottolineato: se ne conclude che come descritto nei testi sacri indù avvenne una vera battaglia tra navette aliene, conclusasi con lo sgancio di una piccola bomba atomica, di tipo tattico e di potenza limitata, ma comunque in grado di creare devastazioni immani. Teoria questa confermata dal grandissimo studioso di testi sumeri Zecharia Sitchin: linguista tra i pochi in grado di decifrare i caratteri cuneiformi delle tavolette sumere, riporta nel suo libro “Le guerre atomiche al tempo degli dei” che proprio nel 2024 a.C. i Grandi Annunaki (gli alieni creatori dei testi sumerici) approvarono l’impiego delle armi nucleari nella guerra che li coinvolgeva.
- David Davenport, grande scrittore e studioso morto prematuramente, sosteneva che nei testi sacri Vedici si narra ampiamente della distruzione dei popoli dell’Indo da parte delle divinità Indù. (a destra) Nel Maharabata e nel Ramayana si descrivono carri celesti volanti chiamati Vimana, che bombardavano le città terrorizzando la popolazione con armi potentissime (sotto). Che si tratti davvero del racconto mitologico di guerre atomiche combattute nll’antichità?
Il testo parla di Aratta (assai simile come nome ad Harappa) come della capitale di una terra situata al di là della regione sud-orientale dell’Iran: e Aratta, come Sodoma e Gomorra, per i Sumeri fu bombardata dagli Annunaki!
Non è questa la sede per affrontare il discorso di Nibiru e degli dei creatori del genere umano, nonché le guerre da essi intraprese così come sono descritte nell’Enuma Elish, la bibbia mesopotamica, di cui la Genesi ebraica costituisce appunto un’estrapolazione del Libro IV. Si parla di esseri immortali che hanno letteralmente creato l’essere umano partendo da un frammento di Dna dell’Homo Erectus potenziato con il loro genoma… Certo, sono teorie da dimostrare ma anche assai interessanti. Tuttavia è significativo che i Sumeri, che commerciavano certamente con i popolo della Valle dell’Indo, avessero memoria mitica della distruzione dei loro soci in affari. I testi vedici sacri agli Indù e i poemi come il Mahabarata e il Ramayana non parlano espressamente di extraterrestri, ma relegano la guerra su un piano tra umani: forse gli ultimi bagliori di quell’immane conflitto che secondo alcuni aveva coinvolto l’intero pianeta ai tempi di Atlantide e Mu. Due continenti che come Stati Uniti e Unione Sovietica dividevano il mondo il blocchi e che si combatterono a colpi di armi nucleari, al punto da provocare lo scioglimento dei ghiacci dell’ultima glaciazione e lo slittamento dei poli… Fantasie? Le tracce di terreni vetrificati sono riscontrabili in Perù, in Irlanda, a Malta, in Iraq, persino nel deserto di Gobi e presso i pueblos degli Anasazi in America… E che dire dell’arma nucleare che spazzò via i soldati del neo-imperatore romano Commodo in ritirata dai confini sul Danubio? E di quell’altro ordigno che presso Vienna distrusse un’altra legione di Roma pochi anni prima di Cristo? In queste zone ancor oggi la radioattività è dieci volte quella normale… Insomma, quante erano le armi atomiche nell’antichità?
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