Il voto ha assegnato la vittoria alla attuale coalizione di governo, denominata Coalizione pro-europea, guidata dal premier Iurie Leancă, che ha ottenuto 55 dei 101 seggi del parlament di Chișinău. I restanti seggi sono stati divisi tra il Partito socialista, diventato a sorpresa il primo partito, e il Partito comunista: il primo sostenitore del legame con la Russia e della rinuncia all'accordo di associazione e libero scambio con l’Unione Europea, il secondo su posizioni più equidistanti e non pregiudizialmente ostile all'UE. Con una maggioranza così risicata è probabile che ora la formazione di un nuovo governo non sarà molto agevole.
La Coalizione europeista può vantare l'accordo con l'UE e la liberalizzazione dei visti Schengen, ma la crisi economica si fa sentire e l'embargo di Mosca sui prodotti agricoli conseguente all'accordo con Bruxelles non facilita le cose. Chisinau, inoltre, è fortemente dipendente dal gas russo. In soccorso dei pro-Europa potrebbero venire i comunisti in nome di un governo di unità nazionale che però avrebbe i suoi costi. Ci sono poi le tensioni nella regione della Gagauzia, dove è diffuso il sentimento filo-russo, e la irrisolta questione della Transdnistria.
Tutti questi fattori fanno di questo piccolo e povero Paese un teatro da seguire con attenzione, tanto più che la crisi Ucraina è tutt'altro che chiusa e anzi è sempre a rischio di esplodere nuovamente su vasta scala, e mentre continua il confronto muscolare tra Putin e l'Occidente.
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