Molestata sul lavoro: non può denunciarlo

Creato il 14 ottobre 2013 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

Il lavoro e i movimenti di protesta negli Usa

Uno dei temi di attualità maggiormente dibattuti nel nostro paese è il lavoro. Gli italiani sono divisi essenzialmente su due filoni: quello che vede di buon occhio soluzioni flessibili di impieghi e salari, in forme, quindi, alternative al consueto contratto di lavoro a tempo pieno e a tempo indeterminato e l’opposto, che sarebbe favorevole al ritorno delle precedenti modalità. Si parla molto di lavoro soprattutto in tema di soluzioni per l’inserimento dei più giovani in questo mondo anche se i dati attuali parlano di una disoccupazione giovanile che tocca la ragguardevole quota del 40%.

A tal proposito può essere utile osservare quanto è accaduto negli Stati Uniti, una delle mete preferite dagli italiani che si trasferiscono all’estero alla ricerca di migliori opportunità e condizioni lavorative, nonché grande esempio, per molti, di Democrazia e Libertà. La giovane Lihuan Wang, stagista straniera di 26 anni presso lo studio di New York di Phoenix Television, è stata bersaglio di avances e, successivamente, di vere e proprie molestie sessuali da parte del suo tutor. In seguito alla reiterazione del gesto la ragazza ha deciso di rivolgersi ad un avvocato, ma l’epilogo è stato assolutamente sconcertante. Secondo il Giudice della corte federale di Manhattan la donna non può citare il proprio capo non essendo una lavoratrice regolarmente assunta e retribuita. Stando alle sue dichiarazioni, la tutela sul lavoro non si estende agli stagisti non retribuiti nonostante il Comune in questione abbia avuto, nel corso degli anni, molteplici opportunità per modificare la legge in vigore. Questa vicenda costituisce un precedente negli Stati Uniti e, stando a quanto emerge, oltre a ricevere un compenso spesso ridotto se non nullo, alcuni apprendisti americani non possono agire legalmente in caso di violazioni di diritti umani sul posto di lavoro.

Alla luce di quanto accaduto negli Stati Uniti verrebbe da chiedersi cosa spinge  la maggior parte dei lavoratori e aspiranti tali d’Italia a cercare fortuna in questi paesi e quali sono le caratteristiche degli stessi che li rendono maggiormente confortevoli del nostro ai propri occhi. Una risposta può essere individuata nei molteplici movimenti di protesta che sono sorti negli ultimi anni negli USA, all’interno dei quali è stato espresso il malcontento dei cittadini riguardo le condizioni di lavoro, nonché la sperequazione della ricchezza e che sono sfociati in dimostrazioni (pacifiche) presso i luoghi chiave dell’economia statunitense. In tal senso risulta emblematica l’azione di protesta contro la crisi finanziaria messa in atto dai giovani americani che si è concretizzata nell’occupazione di Zuccotti Park, a pochi metri da Wall Street, con lo slogan “We are the 99%”, in riferimento al fatto che solo l’uno per cento della popolazione detiene la grande maggioranza del reddito. Effettuando un confronto con il nostro paese risulta evidente come sia assai lunga la strada da percorrere per ottenere un decisivo cambiamento della condizione attuale. Nessun dibattito, infatti, è stato mai seguito da interventi concreti per migliorare una situazione che ha portato circa una famiglia italiana su quattro a vivere in condizioni di povertà e un elevato numero di individui al suicidio.

Per queste ragioni è possibile affermare che, sebbene a volte possa dimostrarsi fallace la tendenza di guardarsi altrove cercando modelli di funzionamento migliori di quello domestico, bisognerebbe prendere spunto da altri paesi nella capacità dei propri cittadini di agire autonomamente in protezione dei propri diritti.


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