Ci sono persone che di mestiere fanno vacanza; gente la cui unica preoccupazione è di mettere in borsa la carta d’imbarco, un thermos di negroni sbagliato e nulla più. Prendiamo, ad esempio, Rita Rusich. Verrà forse ricordata per la partecipazione in Attila flagello di Dio? O qualcuno innalzerà una statua di marmo in un comune del Polesine – come quella di Manuela Arcuri a Porto Cesareo – per il suo impegno di produttrice cinematografica? No, niente di tutto questo.
La Rusich passerà alla storia per essere una donna che nella sua vita non fa null’altro che andare in vacanza a Miami e mostrare a noi, poveri derelitti con pochi soldi e tanta cellulite, che lei, a cinquantatré anni, può permettersi di farsi fotografare nuda, di mangiare carboidrati in spiaggia e di pagarsi un escort brasiliano di diciassette anni. E non c’è solo lei, intendiamoci.
Ci sono grandi nomi quali Yespica, Galanti, Minetti e tanti altri cervelli in fuga, che preferiscono il sole della Florida agli impegni della vita quotidiana, come, ad esempio, quello gravoso di guadagnarsi da vivere con un lavoro onesto.
Ma noi, figli di una congiuntura economica grave come i difetti di pronuncia di Gabriele Muccino, viviamo il momento delle vacanze come la catarsi: l’unico periodo dell’anno in cui rilassarsi, divertirsi e fare più sesso di un porcellino d’India da monta. Una, una sola ce n’è concessa, quindi dobbiamo fare molta attenzione, perché anche una crociera su Love Boat, in compagnia del capitano Stubbing, potrebbe trasformarsi in un’esperienza ravvicinata del terzo dito. E se non avete capito, chiudete la mano e alzate il “terzo dito”.
Questa nuova rubrica, pertanto, vuole dare preziosi consigli a tutti, utili suggerimenti per fare in modo che gli spietati sceneggiatori della vostra vita non vi facciano atterrare sull’isola di Lost, inseguiti da un dinosauro extra size o da un gruppo di dissidenti col machete. Perché la vacanza non è un solo un diritto: è questione di educazione e consapevolezza.
La pianificazione deve essere attenta: mai tralasciare quelli che sembrano solo alcuni dettagli, se non la si vuole pagare cara una volta dall’altra parte del globo terrestre. Occorre iniziare dal principio, dalla prima domanda che ci si pone appena presa la decisione di partire: con chi vado? Scegliere il compagno di viaggio è fondamentale tanto quanto la scelta di un buon tonico per la pelle.
Di norma, vivere a stretto contatto è davvero difficile: anche i migliori amici possono trasformarsi in creature inaspettatamente fastidiose e insofferenti; non parliamo poi di relazioni o matrimoni che proprio in vacanza finiscono. La scelta della compagnia non deve essere dettata da simpatie, euforia del momento o promesse di divertimento assicurato: occorre essere scientifici nel criterio di scelta, confrontare indici e indicatori prima di cliccare su “acquista”. Chi è, ad esempio, una persona tranquilla che preferisce le passeggiate sul lungomare di Loano, stia alla larga da amici che propongono una settimana a Ibiza, una a Mykonos e altri quattro giorni a Milano Marittima, perché non sarà affatto vero che “Vedrai, ti rilasserai”.
Non credete mai alle promesse degli altri, perché quando vi dicono con enfasi che “il villaggio è più o meno vicino al mare e costa poco”, vuol dire che è un cesso di casa in fango e paglia con vista tangenziale. Se non volete prendervi l’onere di essere gli organizzatori, prendetevi almeno la briga di assicurarvi che: le stanze siano dotate di tutti i comfort come, che so, la collana di dvd di Sex and the City; il mare sia veramente come nella foto su internet e non sia, invece, come la cava per la pesca alla trota di Quinto Romano; che i giudizi su TripAdvisor non siano tutti del proprietario che cambia nome e che, soprattutto, chi viene con voi abbia ben in testa che il concetto di “libertà” non significa abbandono, egoismo, insensibilità.
Esiste poi una regola su tutte, quella che non si deve dimenticare per nulla al mondo: mai partire con l’ “amico last minute” o conosciuto anche come “amico con formula roulette”. L’amico last minute è quel conoscente col quale si ha forse il merito di aver trascorso una serata in pizzeria assieme ad altre quarantacinque persone, ma niente di più. È colui che, scorrendo la rubrica, non ricordiamo proprio chi sia ma, ormai, dopo aver scoperto che sono tutti già impegnati, si trasforma improvvisamente nel nostro più grande affetto.
Per la misteriosa legge che regola il moto dei corpi e la regolarità d’intestino di Flavia Vento, l’amico last minute è l’unica persona al mondo che, anche alla mezzanotte del quattordici di agosto, guarda caso è libero e sarebbe davvero contento di partire con te. La domanda da farsi in questi casi è solamente una: ci sarà un motivo, no? Presi dall’ansia di rimanere a casa, sconvolti dalla possibilità di fare grigliate sulle rive dell’idroscalo con un gruppo di peruviani ubriachi, terrorizzati di trascorrere due settimane nella colonia di Pietra Ligure – spacciandoci per settenni – decidiamo che lui, l’amico last minute, sarà il nostro compagno di viaggio. Ascoltare a loop “Ricominciamo” di Pappalardo sarebbe meglio, credetemi.
L’amico last minute manifesta scompensi, allergie, ossessioni compulsive non appena non è più possibile tornare indietro: ha l’ansia del volo, è refrattario alla vita e al divertimento, se prende il sole si riempie di bolle e guai ad accendere l’aria condizionata, potrebbe finire in un polmone d’acciaio. Di norma non vuole noleggiare l’auto perché costa troppo e preferisce stare nella sudicia piscina dell’hotel perché teme tsunami e stelle marine carnivore. Se pensate che l’amico last minute lo si possa scaricare come un cucciolo di labrador sulla tangenziale ovest, be’, vi sbagliate di grosso. Non solo troverà la strada di casa con la precisione di uno stormo di rondini dotate di sistema gps: quel bastardo è medaglia d’oro a Pechino di sensi di colpa ed è capace di far sentir male anche il presidente siriano Assad.
Vivere a contatto 24 ore su 24 con l’amico last minute è come fare la ragazza alla pari nella famiglia di 7th Heaven: procura forti choc emotivi. Eppure sembrava una persona così a modo, educata, piena di vita. No, l’amico last minute è il peggior schizofrenico bipolare di tutta la letteratura psichiatrica, un vero asso nel sembrare proprio colui che ti farà vivere una vacanza da sogno.
La realtà è che non esiste la persona giusta per andare in vacanza: che si tratti di una vicina di casa con un sacco di soldi o di ventiquattro commessi sudati di Abercrombie & Fitch, bisogna solo sperare di avere interessi comuni, abitudini che combaciano e lo stesso amore per l’igiene intima. L’ideale sarebbe partire con il nuovo partner, quello conosciuto settantadue ore prima e col quale si starebbe bene anche intrappolati una settimana in un cesso chimico davanti allo stadio: tanto non si farebbe altro che, be’, ci siamo capiti.
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