MolEstate s01e03 – Estatista: termine che indica la professione illegale esercitata esclusivamente in spiaggia.

Creato il 15 luglio 2013 da Signorponza @signorponza

Tutti hanno un difficile test a cui sottoporsi: non parlo degli esami di terza media o dei quiz per la patente. È la prova costume. Dopo il surriscaldamento globale, i libri di Federico Moccia e le trasmissioni con Enrico Papi, la prova costume è l’incubo ricorrente che affolla la mente e i sogni di tutti, già a partite da febbraio, quando la Kinder Fetta al Latte diventa il più acerrimo nemico della pancia.

Una giornata al mare è il vero banco di prova per imperfezioni, inestetismi e pelle a buccia d’arancia: nessuno, neppure una cover girl di Vogue può sfuggire alla luce del sole allo zenit. Ecco perché, per lunghi mesi, siamo costretti a negarci un piatto di brasato di cervo e seguire una dieta a base di kiwi gold e carpaccio di germano reale.

Il consiglio di oggi, che potrà sembrare più impopolare di una manovra finanziaria che taglia i sussidi alle soubrette in pensione, è uno solo: fregatevene. A meno che non siate stati concepiti e assemblati nelle acciaierie di Dalmine e il vostro altare votivo non sia la lat machine della palestra, non ci sarà nulla da fare: siamo fatti di carne, ossa e ritenzione idrica. Che ci piaccia o meno.

Attenzione, però: ammesso che riusciate a stare bene con un elenco di imperfezioni più lungo dei rotoli del Mar Morto, non siete autorizzati da una delibera comunale a ignorare completamente le più elementari regole di educazione. Quindi: l’ombrellone non è lo studio della vostra estetista di fiducia. Tante, troppe persone approfittano del tempo libero e dei bambini dispersi al largo col canotto per fare i conti con le pulizie d’estate. A cosa mi riferisco? È presto detto.

Signore, per carità del cielo, prima di partire per le ferie, passate in una banca svizzera e chiudete a chiave nel caveau di massima sicurezza tutte le pinzette che possedete. La caccia al pelo ribelle è illegale perfino per il tribunale di Forum. Basta solo guardarsi attorno per notare come almeno un 25% di donne sia convinto di passare inosservato mentre spilucca gli stinchi come un’ala di pollo sul gas, o quando fa il tiro alla fune con pervicaci e ispidi peli che spuntano dalla sgambatura. L’effetto gatta che si pulisce con la zampa dietro la testa ammazza anche il desiderio del più arrapato camionista polacco, bloccato da giorni sul Brennero. E poi diciamocelo: non vi si può guardare quando uscite dall’acqua, afferrate dalla borsa una spazzola con le lame di Wolverine e strigliate i nodi dai capelli bagnati, che nemmeno con le crine stoppose di una Barbie finita in un ventilatore. Quello che rimane incastrato tra i denti della spazzola, sembra una vagina attacca-stacca in vendita al Leroy Merlin.

E voi, maschietti che curate il vostro corpo solo se costretti dalla mamma, non ridete, ce n’è anche per voi! Non aspettate di andare al mare per scoprire che i piedi non servono solo per giocare a calcio. Le unghie umane crescono, come quelle del vostro pitbull: arrivare in spiaggia e accorgervi che potreste afferrare una lepre in volo come un falco pellegrino, non vi dà il diritto di tagliare o strappare luride mezzelune e disperderle nell’ambiente. Lo stesso accorgimento vale per gli spazi interdigitali. Micosi più estese di una coltura di prataioli e lo sporco più ostinato dell’unto nel forno sono facilmente evitabili con un semplice pediluvio e uno zick di Svelto al limone.

È vietato a tutti, dagli opossum a salire nella catena evolutiva, la spremitura di brufoli, punti neri, comedoni o fiacche da Superga di un numero più grandi: è lavoro per ostetriche diplomate, non certo per voi, che proprio non resistete alla tentazione di scoppiarli come la carta da imballaggio pluriball.

Perché ricordate sempre che mostrare il corpo è un diritto, curarlo un dovere, rispettare gli altri un obbligo. Anche in spiaggia.

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