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Molto debole, incredibilmente palloso

Creato il 28 maggio 2012 da Cannibal Kid
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Molto debole, incredibilmente palloso

"Se ingrassi ancora un po', mi fai morire di mal di schiena, altroché 11 settembre..."

Molto forte, incredibilmente vicino (USA 2012) Titolo originale: Extremely Loud & Incredibly Close Regia: Stephen Daldry Cast: Thomas Horn, Tom Hanks, Sandra Bullock, Max Von Sydow, John Goodman, Viola Davis, Jeffrey Wright Genere: post-11 settembre Se ti piace guarda anche: Touch, Reign Over Me, Un sogno per domani, 11 settembre 2011, United 93, World Trade Center
Molto forte, incredibilmente vicino è il tema affrontato da questo film: l’11 settembre 2001. Do you remember? Un tema sì vicino, ma non più di stretta attualità. Allo stesso tempo è però una ferita ancora troppo aperta per poter essere oggetto di un’osservazione da un punto di vista storico davvero distante. Insomma, questo non sembra il momento migliore per riflettere sull’argomento. La pellicola è tratta dal romanzo di Jonathan Safran Foer, tra i primi a toccare l’argomento degli Stati Uniti post-11 settembre. Buon per il libro, male per l’adattamento cinematografico che oggi appare arrivare in ritardo, con varie altre pellicole che hanno affrontato il tema in maniera simile e una serie tv come Touch, con Kiefer Sutherland, che pare anch’essa prendere parecchia ispirazione dal romanzo. Lì come qui abbiamo una storia di connessioni tra numeri e persone in qualche modo legate tra loro e lì come qui abbiamo un (insopportabile) bimbo protagonista ai limiti dell’autismo. Solo che se in Touch non parla, il protagonista di Molto forte incredibilmente vicino invece parla molto e incredibilmente per tutta la durata del film! Uno dei limiti della pellicola è quello di non dire fondamentalmente niente di nuovo sull’argomento. A costo di fare i cinici: tra documentari, servizi dei TG, film, serie tv e quant’altro sappiamo già tutto. Era quindi davvero necessario un altro film sull’11 settembre?
Molto debole, incredibilmente palloso
A non convincere di questo adattamento, oltre a un tempismo non proprio tempestivo, è il modo in cui è stato realizzato. Premetto che non ho letto il romanzo, quindi la mia è solo una supposizione, però non mi sembra si sia fatto un grande lavoro di trasposizione da un mezzo all’altro. Il film, in pratica, suona incredibilmente letterario e molto poco cinematografico. Tutta la prima parte è vissuta attraverso la voce del bambino narratore. All’inizio va anche bene, dopo qualche minuto comincia a darti sui nervi, dopo una mezzoretta cominci a rimpiangere di non esserci stato anche tu dentro le Twin Towers, quell’11 settembre. Scherzo! È ancora troppo presto per scherzarci su?

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"Non so perché, ma su 'sta cartina Casale Monferrato non è mica segnato..."

I film che hanno dei bambini per protagonisti partono già con un problema serio da affrontare. I bambini nei film sono infatti spesso odiosi. A essere gentili. Il bimbetto protagonista di questo film all’inizio sta anche piuttosto simpatico. È strambo, particolare. È un pochino autistico, ma non del tutto. È originale. A forza di farlo parlare con la voce fuoricampo, poco a poco, ma nemmeno tanto poco a poco, comincia a diventare prima pesante e poi odioso ai livelli quasi della maggior parte degli altri bambini cinematografici. Detto questo, il giovane attore Thomas Horn più o meno se la cava, dai. La sua performance non è da exploit alla Haley Joel Osment (che fine ha fatto?) o alla Maculay Culkin (lui sappiamo che fine ha fatto, ‘sto drugà!), però è decente. Cosa c’è comunque di più odioso dei bambini nei film? Risposta corretta: Tom Hanks nei film. La buona notizia è che Tom Hanks in questo film compare poco. Come mai? Considerato che il tema è quello dell’11 settembre, fate voi 1+1… E c’è pure Sandrona Bullock. A sorpresa mi era piaciuta parecchio in The Blind Side, per cui aveva vinto persino l’Oscar, però per il resto è una che per vederla recitare decentemente bisogna pregare Dei di diverse religioni.

Molto debole, incredibilmente palloso

"Falla pure tutta, figliolo. Hai la più completa privacy.
Non ti sto fissando, no no!"

A proposito di religione, ma neanche tanto, il film non affronta il tema dell’11 settembre da questo punto di vista. Né da un punto di vista politico o culturale. Niente. Affronta l’argomento da un punto di vista puramente umano. Andando a scavare nella vita delle persone, dei newyorkesi la cui vita è cambiata in qualche modo dopo gli attentati. Però più che scavare, gratta giusto in superficie e i personaggi di contorno rimangono un contorno molto poco gustoso. Abbiamo un parterre, ma che dico parterre? dico jean-pierre, di interpreti di primo livello come Viola Davis, John Goodman, Jeffrey Wright, ma i loro personaggi stanno sempre sullo sfondo. Tutti i riflettori sono allora accesi sul bimbetto protagonista. La sua vicenda, triste, toccante, emozionante fin che si vuole, cattura l’interesse giusto nella prima mezz’ora, poi il film si perde incredibilmente per strada. In questo mi ha ricordato in maniera molto forte Un sogno per domani, film con il sopracitato Haley Joel Osment, che ha un buono spunto iniziale e poi scivola nella noia e nei buoni sentimenti.

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Di aver girato questo film? Yes, you're sorry!

Quando sembra non saper più che pesci pigliare, la pellicola tira allora fuori il rapporto tra il bambino protagonista e un signore anziano che da anni non parla più, interpretato da un Max von Sydow nominato agli ultimi Oscar piuttosto inspiegabilmente, forse come omaggio alla carriera. La loro amicizia ricorda un po’ quelle di Gran Torino o de L’estate di Kikujiro però no, scordatevi subito che possa raggiungere gli stessi livelli. I livelli raggiunti sono più vicini a quelli di Reign Over Me, modesta e piuttosto scontata pellicola sul post 11 settembre con Adam Sandler. Dietro la macchina da presa c’è Stephen Daldry, regista che non amo molto, che qui riassume un po’ tutto il suo cinema passato. C’è la vicenda storica legata a quella umana, come in The Reader, c’è il bimbetto odioso ma non troppo come in Billy Elliot, e c’è un tipo di costruzione narrativa simile a The Hours; come in quello, anche qui i ritmi sono parecchio lenti, per poi avere qualche accelerazione improvvisa. Scordatevi però il bel finale in crescendo di The Hours, perché qui il film raggiunge il suo climax con la “scenona” in cui il bambino parla a raffica con il vecchio muto. Una scena che forse vorrebbe essere cult come il monologo di Edward Norton in La 25ora, peccato finisca invece per risultare ridicola più che altro.
Alla fine della visione, l’idea che mi rimane in testa è quella di una pellicola molto debole, incredibilmente debitrice nei confronti del romanzo da cui è tratta. La risoluzione del mistero attorno a cui ruota la storia è poi parecchio deludente, per lo stesso protagonista quanto per noi spettatori. Sembra che gli Stati Uniti non riescano a liberarsi dallo spettro dell’11 settembre. Un'ossessione che dà origine a vicende piuttosto prevedibili di riscatto personale, nonostante tutte le circostanze avverse, con vicende buoniste e tomhanksiane come le vite intrecciate di questa pellicola o del telefilm Touch. Io però preferisco quando l'America affronta questo fantasma con maggior coraggio, senza tralasciare gli aspetti politici, ideologici, culturali e religiosi della vicenda, certo non trascurabili. Proprio come fa Homeland, una serie tv, quella sì, molto forte e incredibilmente vicina all’America post September 11. (voto 5/10)

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