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Molto rumore per nulla, in Italia

Creato il 21 marzo 2012 da Rightrugby
Molto rumore per nulla, in Italia Partiamo dalle conclusioni personali che stiamo traendo: l'impressione è che alla fine ci sia un tentativo di "riscaldare" mediaticamente una zuppa che soffre casomai del problema opposto, la stasi non le "rivoluzioni sbagliate".
Ci riferiamo allo stato dell'arte del rugby italico "d'élite":  come al solito, molto rumore per nulla. Evidenzia a nostro avviso il vero problema di cui soffre in nostro rugby - uguale del resto al profondissimo, eterno problema del Paese : il conformistico, geloso abbarbicamento ognuno nel suo piccolo mondo antico "particulare" fatto di piccoli privilegi da barboni e ridicole areole di autonomia. Nessun disegno di grande respiro. Vale per la Federazione, vale per le franchigie, vale persino per i club Eccellenti sempre più con le pezze al sedere.
Andiamo a fare un sunto delle puntate sino a questo momento, a partire dalla scosa fine estate.
Una Federazione in crisi di nervi per la gestione ingloriosa e intempestiva del fine Mallett, prende antidiluviane decisioni riguardanti i "tetti" sul numero di giocatori non equiparati reclutabili e schierabili per ruolo. In teoria per preservare l'uso di giocatori italiani, nella realtà, diciamolo una buona volta, per tenere un piede nella porta dell'area tecnica delle franchigie.
La cosa irrita Treviso che non solo contravviene subito ancorché simbolicamente ai diktat federali  (una sola volta, con un giocatore - Dingo Williams, peraltro residente in Italia da oltre dieci anni, quindi  "italiano" persino per il più secessionista dei Leghisti),  ma che presenta anche ricorso al Gran Giurì sportivo. Un escamotage legale simile a una bomba sfonda-bunker: nessuna difesa possibile per la Fir, in torto per aver preso misure che inficiano rapporti contrattuali pre-esistenti.
Il tutto è condito dalla incomunicabilità sistemica: nessun dialogo istituzionale, solo informale sottotraccia one-to-one, tra Celtiche, Celtiche e Fir, Celtiche Fir e Eccellenza; si salta insomma dagli aumma-aumma alle carte bollate e comunicati stampa, segnale classico del divide et impera di provincia. Anche se esisterebbe in teoria una figura di responsabile federale dell'alto livello, quand'è ora di trattare - con Treviso; agli Aironi solo ordini - arriva il vicepreside Saccà.
L'arrivo alla guida della nazionale di Jacques Brunel e le sue prime ispezioni "in cantiere", paiono rasserenare l'ambiente: porta finalmente una ventata di buonsenso, affermando che per crescere c'è necessità di un maggior coordinamento tra celtiche, eccellenza e federazione, fatto di dialogo e non coi dikat.
Su tale scorta si aprono tavoli mediatori alla luce del sole e Treviso come gesto si buona volontà  ritira il suo bunker-blaster, l'esposto al Gran Giurì.
Contemporaneamente s'inviluppa la situazione Aironi: la franchigia ha inizialmente approfittato di uno speciale "patronage" federale, ma ora ne sperimenta gli aspetti più opprimenti. Soffre di grossi problemi economici per il mancato arrivo degli sponsor promessi (dai Soci parmensi, e quindi anche dalla Fir?) e pur presentando paradossalmente risultati sportivi di gran lunga migliori della stagione precedente (quattro vittorie sinora tra cui Munster contro una, più lo scalpo Biarritz in Heineken della scorsa stagione), è il coach stesso della nazionale, forse opportunamente imbeccato, a reclamare un cambio netto di approccio e conduzione a Viadana.
Alla vigilia dell'ultima gara vincente con la Scozia, piomba un comunicato federale sulla atmosfera tra il tranquillo (Treviso) e il rassegnato (Viadana): parla di "modifiche migliorative al capitolato Celtico" e contiene l'offerta di un intero staff tecnico alle celtiche che lo richiedessero.
Treviso si limita laconicamente a dire che non ne sanno nulla e che sul piano tecnico sono già a posto (contratto a Franco Smith rinnovato per due anni), mentre a Viadana è direttamente il presidente Melegari a sottolineare che la soluzione ai loro problemi economici non è certo "raccattare scarti federali" (i due vice Troncon e Orlandi, con cui la provincial-furbetta Fir tenta di prender due piccioni con una fava: assicurare una buonuscita e metter cappello su Viadana), arrivando a ventilare le sue dimissioni.
Se sul fronte dello staff tecnico messo disposizione dalla Fir ad oggi monta la polemica - ma francamente non di vede di quali "divisioni corazzate" possa disporre Viadana - sull'altro fronte degli incogniti "miglioramenti al Capitolato", al presidente di treviso Zatta arriva a stretto giro di posta la risposta di Saccà che aldilà della forma, chiarisce trattarsi di quanto sostanzialmente concordato nei mesi precedenti.
In sintesi: franchigie con 42 giocatori e scomparsa dei "tetti" sul loro impiego; equiparabili considerati "italiani" a tutti gli effetti da subito; contributo federale non più legato a liste di giocatori di interesse nazionale ma 2 milioni a forfait più uno di contributo d'iscrizione al campionato Pro12, "interamente versato" come si direbbe in un balance sheet certificato. E permit player alzati a 5 nel caso di prelievo di 10 o più nazionali.
Sull'altro versante, quello dell'invadenza sul piano tecnico, la Fir reclama voce in capitolo sui trasferimenti di italiani, vuoi Pro vuoi dalle Accademie, in una ottica di "maggior bilanciamento tra franchigie". Peccatuccio veniale direi, nell'ottica centralista dirigista sinora in vigore a queste latitudini.
Nulla di nuovo sotto il sole, insomma: di inserire l'Eccellenza "nel giro d'élite" non se ne parla; Treviso mantiene elasticità decisionale e autonomia, la Fir tiene il piede nella porta. A Viadana nel frattempo gridano che non si curano le fratture con la chemio - in altre parole, dateci i schei non i tennici; ma quando non hai più forze, forse davvero rimane solo la resa.
Tutto quindi come sempre, prosegue lo schema piramidale della incomunicabilità tra peers e livelli, del decisionimso dall'alto; fa sorridere in tale ambito indicare modelli tipo "stati generali del rugby" in atto in Francia, essendo in un Paese dove la Lega Pro ex Lire è disbanded per colpa di tutti ma proprio tutti, ognuno prigioniero del proprio particulare come polli di Renzo, e la Fir ne fa le veci in pieno conflitto di interessi.
Treviso se la cava, Aironi no? Eccellenza sempre più nel baratro? Ognuno gioca con le forze che ha, quando tutti van per conto proprio; quanto a chi creda di aver voce istituzionale per decidere quale sia il bene di tutti, va sempre regolarmente a finire che questi confonda il bene suo per quello comune. Molto rumore, ma siam sempre lì.

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