Momenti di Cinema – I Cento Passi

Creato il 09 maggio 2015 da Giuseppe Causarano @Causarano88Ibla
Dopo aver litigato con il padre Luigi, Peppino Impastato è sotto casa e il fratello Giovanni lo va a chiamare per farlo tornare.

Peppino Impastato: "Sei andato a scuola, sai contare?"
Giovanni Impastato: "Come contare?"
Peppino: "Come contare... uno, due, tre, quattro. Sai contare?"
Giovanni: "Sì, so contare".

Peppino: "E sai camminare?"

Giovanni: "So camminare".

Peppino: "E contare e camminare, insieme, lo sai fare?"

Giovanni: "Sì,penso di sì..."
Peppino: "Allora forza. Conta e cammina. Dai. (prende il fratello per il braccio e comincia a camminare) Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto..."
Giovanni: "Dove stiamo andando?"
Peppino: (alza la voce) "Forza, conta e cammina! [...] ottantanove, novanta, novantuno, novantadue..." "Peppino..."
Peppino: "Novantatré, novantaquattro, novantacinque, novantasei, novantasette, novantotto, novantanove e cento! Lo sai chi c'abita qua?"
Giovanni: "Ammuninni...!" (sottovoce, intimorito)
Peppino: (inizia a urlare sotto casa del boss Tano Badalamenti) "Ah, u'zu Tanu c'abita qua! Cento passi ci sono da casa nostra, cento passi! Vivi nella stessa strada, prendi il caffè nello stesso bar, alla fine ti sembrano come te!
"Salutiamo zu' Tanu!"
"I miei ossequi, Peppino. I miei ossequi, Giovanni!"
E invece sono loro i padroni di Cinisi! E mio padre, Luigi Impastato, gli lecca il culo come tutti gli altri! Non è antico, è solo un mafioso, uno dei tanti!"
Giovanni: "È nostro padre..."
Peppino: "Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!".

Luigi Lo Cascio (Peppino Impastato) e Paolo Briguglia (Giovanni Impastato) da I Cento Passi, regia di Marco Tullio Giordana (2000)

Peppino Impastato, attivista politico e uomo di straordinario coraggio, venne ucciso dalla mafia il 9 Maggio 1978 a Cinisi (Palermo), qualche giorno prima delle elezioni e qualche giorno dopo l'esposizione di una documentata mostra fotografica sulla devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi: il suo corpo è dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani. Le indagini sono in un primo tempo orientate di proposito sull'ipotesi di un attentato terroristico consumato dallo stesso Impastato, o, in subordine, di un suicidio "eclatante". Solo dopo molti anni si arriverà, al termine di una lunga battaglia da parte della famiglia e del Centro Impastato, alla verità dei fatti e alla condanna degli assassini: il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a 30 anni di reclusione, e l'11 aprile 2002 anche Tano Badalamenti è stato riconosciuto colpevole e condannato all'ergastolo.

Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è costituito un Comitato sul caso Impastato e il 6 Dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel gravissimo depistaggio delle indagini.

(si ringrazia www.peppinoimpastato.com)


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