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Ve le ricordate le mie figure merdavigliose? Che culminavano con il chiedere a una commessa pantaloni di latex per correre? L’artista delle brutte figure sono io.
Ho notato però con molto piacere che non sono l’unica ad avere momenti di puro imbarazzo nella vita normale. Quei momenti di puro imbarazzo che sì, vorresti anche in quel caso una botola che ti conducesse in un mondo parallelo dove restare per il mese necessario alle persone per dimenticare quello che hai fatto o detto. Perchè sarò l’unica cretina che dice alla sua amica “Che faccia, ti ha lasciato il ragazzo?” e il ragazzo l’ha lasciata davvero, ma non sono l’unica che, in farmacia a chiedere una scatola di medicine per diarrrea tremens non si fa qualche scrupolo. Tipo controllare che dietro di te non ci sia un pezzo di fico fuori dal normale. O il tuo capo.
La farmacia è sicuramente il luogo più imbarazzevole di tutto l’universo. Il motivo poi per cui i farmacisti debbano ripetere ad altissima voce quello che tu hai cercato di dire piano, così che nessuno sapesse che problemi hai, è a me assolutamente sconosciuto.
Tu ti avvicini al bancone, ti guardi intorno, e dici sottovoce che cos’hai e cosa devi fare. E appena finito di parlare il farmacista ti guarda e dice, con tono da soprano lirico: “HA DETTO CHE E' ALLERGICA AL LATTICE, SIGNORINA?” L’ho detto. Sì. Ma se non lo sapeva anche la vecchia con l’apparecchio acustico spento era uguale, caro il mio farmacista.
Quindi è inutile che in farmacia noi entriamo con quelle facce tese perché non sappiamo come affrontare il discorso, e speranzose allo stesso modo, perché speriamo che nessuno capisca che problemi abbiamo. Scordatevelo. Entrate con una faccia da culo e dite tutto senza pietà. Tanto tutti sapranno cos’avete. E si gireranno pure a dirti: “Ma poverina, veramente sei allergica?”
A comprare i preservativi non mi ci abituerò mai. Ti guardano sempre come stessi comprando dildi con code di cavallo incorporate e vibratori 150x230 cm. Sono preservativi. Sì. Facciamo l’amore. Protetti. Che non si può? L’altro giorno ho comprato una cosa nuova della Durex. Ho detto, sperimentiamo. A quanto pare anche il cassiere voleva sperimentare ed è seguito un dialogo tipo: “Compri le cose zozze. Divertiti.” “Ehm, grazie.” “Quando l’hai provato, mi dici se funziona? La vita è una sola e devi divertirti. Brava.” Ho sperato per un momento che quella botola che conduce al mondo parallelo mi apparisse vicino ai piedi. Ma niente. Al posto della botola è apparso quanti soldi gli dovevo per le cose zozze.
Ma i momenti imbarazzanti si ripropongono anche in ufficio, dopo mangiato, ad un meeting, quando vuoi dire una cosa e invece di una parola ti esce un rutto. O quando hai mangiato pesante e la tua pancia sta facendo dei rumori che un concerto di bonghi al confronto è silenzioso.
Si ripropongono nei negozi, che una volta ho visto questa poverina tentare di uscire, e sbattere contro la porta a vetri che non aveva notato con tutta la forza che aveva in corpo. Un tunnel verso un mondo parallelo in quel caso non basta. Serve un buco nero.
I momenti imbarazzanti si ripropongono anche nell’intimità. Non voglio parlare di scoregge, tutto quello che ho da dire sulle scoregge è che sono imbarazzanti. Non voglio nemmeno parlare di “Oddio scusa devo andare in bagno” in momenti catartici.
E nemmeno di “Ma i calzini non te li togli?” “No, ho freddo ai piedi.”
I momenti imbarazzanti non ti abbandonano mai. E ogni tanto si uniscono anche alle figure orrende, e in quel momento non c’è tunnel, buco nero, voragine, fossa delle Marianne che tenga. Vorresti solo scomparire e trovarti da un’altra parte in quel preciso istante.
Perchè i momenti così si ripropongono anche ai colloqui. Quando ti accorgi di aver scritto “Conoscenza ottima del tedesco”, che forse conoscevi in maniera ottima due anni fa, e ti accorgi anche che la ragazza che ti sta facendo il colloquio è tedesca. E ti chiede “Allora, parliamo in tedesco?” E tu rispondi: “Ja.” Lei poi dice una cosa incomprensibile e tu come una pirla le sorridi e le dici: “Un bagno, c’è?” Perchè l’impiccagione con la carta igienica, in quel caso, è la tua ultima salvezza.
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