Ribadisco che faccio riferimento al rilievo di limitate estensioni territoriali, che non superino i 120.000 mq, equivalenti ad un quadrato territoriale di circa 350 m, ambito in cui normalmente si opera nella stragrande maggioranza dei lavori topografici, per la risoluzione dei più svariati problemi tecnici locali.
Il rilievo topografico, detto anche rilievo “a terra” – gli strumenti di misura vengono posizionati sul terreno – è sostanzialmente diviso nelle seguenti parti, qui sotto elencate nel loro svolgimento temporale:
1. ricognizione;
2. misurazioni di campagna;
3. calcolo;
4. disegno.
La ricognizione
Qualsiasi sia l’estensione del rilievo, non è possibile prevedere le difficoltà del lavoro se manca una visita in loco, che dia la possibilità di organizzare il lavoro futuro, principalmente nei riguardi del tipo di strumentazione da adoperare e dell’esecuzione delle misure, valutando le più favorevoli o le meno sfavorevoli condizioni ambientali.
Ma ancora prima della ricognizione sul terreno, occorrerebbe (occorre) eseguire una ricerca sulla cartografia esistente (ogni territorio nazionale o regionale è coperto da una cartografia completa, nelle varie scale), su cui rintracciare l’appezzamento oggetto di rilievo. Anche la ricerca di fotogrammi di aerofotogrammetrie già eseguite e sui quali individuare la porzione di territorio che interessa, dovrebbe essere una prassi di ricerca da non sottovalutare.
Ho quasi sempre riscontrato che tutta questa fatica ricognitiva sia alquanto poco sentita se non completamente disattesa; spesso si pretende dall’operatore, giunto sul posto, l’immediatezza delle misure, senza un minimo di riflessione sul dove e sul come: si ritiene che il tempo, impiegato per ben valutare l’approccio al rilievo, sia sprecato, e spesso anche tutto il rilievo viene considerato un inutile dispendio di danaro, bastando, ad esempio, la sola valutazione del contesto territoriale sulla carta catastale solo planimetrica
Spero proprio che questo mio pessimismo sia solo dovuto ad esperienze di vecchia data, perché a tutt’oggi le cose appaiono diverse, almeno così si dice; permane comunque l’impressione, espressa in uno dei miei primi interventi, secondo la quale la topografia è ancora un’importante scienza applicata tenuta molto in sottordine.