Magazine Cinema
Origine: Canada
Anno: 2014
Durata: 134'
Attori protagonisti: Anne Dorval, Antoine-Olivier Pilon, Suzanne Clément
Dopo cult-movie come J'ai tué ma mère e Tom à la ferme è finalmente arrivata in Italia la quinta fatica di Xavier Dolan alla regia. Accolto trionfalmente a Cannes dove ha vinto il premo della giuria, la pellicola racconta la storia di una madre single che si trova ad affrontare da sola la crescita del figlio quindicenne assai problematico. In suo soccorso arriverà una vicina che rivoluzionerà le loro vite portando una serenità effimera.
Dopo aver affrontato l'argomento madre-figlio nel suo sorprendente film d'esordio, J'ai tué ma mère, il regista canadese ci riprova con questa sua nuova opera. È un film che riprende temi già affrontati dallo stesso regista ma lo fa in maniera nuova e da altre prospettive, aggiungendo nuove esperienze. Non è più solo rapporto a due tra genitore e figlio. Si aggiunge una terza figura che dà ancora più spessore al racconto risultando alla fine la personalità più interessante. Siamo di fronte a scelte coraggiose anche dal punto di vista puramente cinematografico già dalla scelta del formato, non il solito 16:9 ma un'inquadratura quasi 1:1 che permette di vedere quasi sempre massimo un protagonista alla volta come a rappresentare la mancanza di visuale sul futuro dei tre e dando un senso di chiuso allo spettatore. Solo nelle uniche due scene di serenità tutti i protagonisti sono ripresi insieme. Il solo momento in cui sembra esserci un avvenire non scritto lo schermo diventa a grandezza standard. Ben presto, causa ritorno all'isolamento interiore di ognuno, si ritorna alla visione claustrofobica 1:1.
In questo film ci sono tutti i sentimenti che la vita racchiude. Si ride, si piange, si pensa, ci si incazza. La forza assoluta di Dolan è quella di non limitarsi a raccontare una storia ma quella di far entrare l'obbiettivo dentro l'animo delle persone che racconta. È un viaggio al loro interno ma anche nel nostro. Ottima prova di tutto il cast, a partire dal giovane Pilon, perfetto nei sui scatti d'ira, per arrivare alla balbuziente Dorval, di sicuro la miglior interpretazione, passando per la Clément. Si ha come l'impressione che il regista abbia modellato a proprio piacimento gli attori come farebbe un artista con la creta. Quello che più impressiona è come a soli 25 anni abbia ormai acquisito tutti i mezzi tecnici per entrare così in profondità nell'animo umano. La sua forza è quella di non accontentarsi del convenzionale ma neanche di cercare qualcosa di stupefacente a tutti i costi, di rendere il tecnicismo funzionale alla storia e non fine a sé stesso. Se tre indizi fanno una prova qua siamo già al quinto. Ci troviamo al cospetto di un grande autore e regista. Di certo questo film è entrato di diritto nella personale top 5 del 2014.
Al Barbone
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