Non sono mai esploso del tutto. Porto con me le mie arti e i miei arti, porto con me i monconi di ciò che sono. La mia vita, come quella di tanti altri, non è frantumata, bensì fratturata, una volta scomposta, una volta invece quasi colata in uno stampo perfetto.
Non so secondo quale asse molte vite siano spezzate, la mia si sviluppa sempre in modo da essere asimmetrica. Ciò che si spezza è, nel mio e in molti altri casi, frutto del peso eccessivo e non equilibrato dato alle diverse dimensioni, come se l'improvviso terremoto confermasse soltanto l'insensatezza di quel tutto che prima viveva fiero delle sue antitetiche profondità.
Eppure, in quelle lesioni, ci sono io. E io non sono ciò che divide esperienze distinte, talvolta capaci di congiungersi, come quella del cielo e quella della terra, sono proprio l'unico in grado di saldare queste fratture. Anche e soprattutto in un'epoca che così poco apprezza - cioè attribuisce un prezzo tanto basso a - la persona, proprio questa persona è l'unica via per sperimentare le più diverse prove dell'essere.
Non dirò quali siano le mie forze, chi mi conosce lo sa già e a chi non mi conosce non mi interessa. Sta di fatto che nel mio sforzo tutto umano, razionale e ottimista di ricostruirmi, di ricostruirmi sempre quando crollo, quando la struttura sembra cedere con tutti i suoi monconi, non posso in nessun caso rinunciare a un'esperienza che definisco religiosa e che sta più nei libri di psicologia che non in quelli di teologia, ma è autentica, viscerale, continua.
Non ho neanche il minimo dubbio sul fatto che questa spinta sia in tutto e per tutto cristiana e che a questa spinta non potrei mai rinunciare senza rinunciare a me stesso. Ma non basta scegliere una direzione perché tutti i tuoi pezzi ti seguano o per essere certo che la strada o il mezzo siano i migliori.
So per certo, però, che la strada, il mezzo e il paesaggio non sono ancora il mio mondo, così come i miei monconi, tutti insieme, non sono me.
Semplice: credo in qualcosa d'altro che non sia ciò che tocco, ciò che vedo o ciò che vado perdendo. E non me la dà a bere chi dice che è tutto qui o in ciò che qui non vedo ancora. Un giorno esploderà, forse, anche questa pericolosissima mistura di razionale e di folle che fin qui mi ha tenuto insieme oltre me stesso.
Intanto io vado oltre, con tutto ciò che sono, dentro cui devo scoprirmi e scoprire ciò che vedrò.