"Ma come mai non scrivi più? Cosa vuoi fare di ciò che hai scritto? Ma è un peccato che non stia continuando a scrivere, le altre cose che ho letto mi erano piaciute molto! A quando il prossimo romanzo? Stai contattando gli editori? Partecipi ai concorsi? Non può essere così difficile pubblicare! Tante persone ci riescono! Un mio amico ha pubblicato e gli hanno accordato una tiratura di 30 copie nel suo paese. Perché non contatti questa casa editrice? [...]"
Domande, consigli, domande e altri consigli. Tutti graditi, per carità, ma mi danno l'impressione di vivere in un mondo completamente diverso da quello in cui vivono le persone che mi parlano in questo modo.
Come se all'ispirazione si potesse comandare...
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Ma chi ha detto che la scrittura aiuta a tenersi aggrapati alla propria fantasia? La fantasia scappa insieme all'ispirazione, e finché non si ritorna allo stato d'animo adeguato, nessuna delle due accenna minimamente a voler far ritorno.
Che poi, in fin dei conti, possiamo considerarle come una cosa sola.
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E l'uomo che, seguendo il sentiero da lei tracciato, l'aveva servita umilmente e fedelmente, si sente tradito e abbandonato, come scaraventato in un limbo dal quale fatica a riprendersi.
Non esiste rimedio immediato.
Se come me vi sentite a vostro agio nell'identificare l'ispirazione come una delle Muse, una delle soluzioni può essere quella di rivolgersi a una delle altre sorelle, una volta abbandonati da quella che si stava servendo.
Così da Melpomene si passa a Erato, da lei a Calliope e da Calliope a Euterpe...
Non tutte uguali son le muse, in fondo, ma il senso di abbandono è sempre lì, pronto a devastare l'animo di chi non può star bene senza l'arte.
Eppure non si può forzare l'animo, né si posson vincere le muse.
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