Mondiale : Passaggio ai quarti, solo le Prime della Classe restano

Creato il 11 luglio 2014 da Webnewsman @lenews1
Pubblicato da Mathias Mougoué

Comprendere la tendenza al gioco e la psicologia degli scherzi in un paese può informare sulla sua apertura mentale e il grado d’educazione della massa, sopratutto sulle priorità nell’approccio alla socializzazione e quindi per esteso alla Globalizzazione. Si scopre quando esso tenga a preservare la sua identità e quale aspetto di questa non vorrebbe perdere. Come altrove, scherzi e barzelette brasiliani hanno le loro vittime predilette, quelle su cui la provocazione si sofferma di più.

Maradona avrà faticato a rimettersi da ciò che un gruppo di animatori televisivi gli ha fatto. Fingendo di fargli firmare un autografo in fondo alla lettera d’un fan senza che Diego rifiutasse di prestarvisi e il tutto sotto l’occhio delle telecamere, ciò che gli viene chiesto è di apporre a mo di autografo la sua firma in fondo ad una dichiarazione che recitava: “Riconosco che Pelé è più forte di Maradona… Firmato Diego Armando Maradona”. Lo Spagnolo non è completamente diverso dal portoghese e l’ex Pibe de Oro avrebbe potuto prestare più attenzione. Difficile immaginare la sua faccia quando la lettera gli è stata recapitata al suo indirizzo corredata da registrazione video. Avete capito. I brasiliani sono spiritosi e gli Argentini le loro vittime preferite.

Ciononostante, Messi è molto stimato in Brasile dove è il modello della star locale Neymar, suo compagno al FC Barcellona. Eppure è proprio a suon di “Maradona è meglio di Pelè” e in comunione con gli aficionado che la Nazionale “Albiceleste” è arrivata all’Arena Corinthians di São Paulo. Nel confronto tra pastori Gaucho, allevatori di bovini da carne e contadini Elvetici produttori di latte, sono questi ultimi a prendere il toro per le corna per non subire l’Argentina. Gli errori all’immagine di quello di Djourou che liscia il pallone tanto l’idea dell’Argentina incuteva nervosismo tradiscono la pressione. Ciò vale per i falli su Messi nello scopo di intimidirlo. Inutile dire chi aveva il favore dei tifosi Brasiliani di cui alcuni deridevano i giocatori Argentini quando la palla usciva e l’azione avvicinava i giocatori al bordo campo. C’è addirittura chi si convince che Brasile e Argentina non sono confinanti.

Tutto questo sotto gli occhi di O Rey Pelè. Per un istante si teme che siano i giocatori con ciascuno due scarponi di colori differenti a tener banco per la gioia degli sponsor come Hernandez per gli Argentini e il portiere Diego Benaglio per La Svizzera. In 25 minuti nessuna delle due squadre ha verificato che gli avversari avessero un portiere. Servono 27 minuti per vedere il primo vero pericolo ed è portato dagli Svizzeri. Gli Argentini vi rispondono al 29° ma è di nuovo la Svizzera a crederci con una punizione al 35°, un minuto prima che Xhaka commetta fallo su Lavezzi. Cartellino giallo. La Svizzera ha sempre più occasioni che non sfrutta. Il Calcio d’angolo sul quale nessuno si impegna al 38° muore a bordo campo come il primo tempo.

Il secondo tempo è animato dall’Argentina alla quale la Svizzera risponde con falli. Su calci piazzati o azioni, la sorprendente Svizzera è spesso davanti la porta degli uomini del paese del Tango. I falli non fischiati o a volte puniti con insufficienza sono quelli che alla lunga falsano le partite e sfuggono all’attenzione dei distratti. I sospetti sulla FIFA e le raccomandazioni agli arbitri rischiano di trovare eco in questa partita. Il piccolo paese europeo con 4 comunità linguistiche fa generalmente buona guardia in difesa con il suo collettivo che in realtà è una multinazionale nella quale ritroviamo Turchi, Albanesi, Sudamericani, Africani Maghrebini o Subsahariani come d’altronde nelle altre Nazionali oramai.

Il portiere Benaglio fa la sua prima vera parata al 23° del secondo tempo. Al 17° Hilguain dà segno di essere al Mondiale e in campo. Anche Benaglio risponde presente. La Svizzera è assediata. Come capita al 25°, gli Svizzeri gestiscono male le infiltrazioni che stranamente riescono a concedersi di tanto in tanto. Messi è a terra al 28°. Fernandez non fa complimenti. In quel momento Lavezzi esce per Palácio. L’Argentina vuole vincere e staziona nell’aera di rigore elvetica. Su una inebriante incursione di Messi, il corner che segue non è giustificato in quanto sono Gli Svizzeri a mettere fuori la pala per un netto fallo sul portiere. Haris Seferović  del Real Sociedad fa il suo ingresso al 36° sostituendo Josip Drmić. Al 44° Rojo si prende un giallo che gli farà saltare il prossimo incontro. Quello in corso sarà lungo. La dovrà giocare fino in fondo.

La Svizzera torna in partita con lisci e amnesie di cui l’Argentina non sa approfittare. Dopo il rituale di massaggi e rinfreschi, il secondo tempo supplementare è quello della verità. Benaglio si oppone bene al tiro di Mascherano. L’Argentina che ha 60% di possesso palla non fa più ritorno nella sua metà campo ma il gol non arriva. Non si capisce perché Hitzfeld il coach Tedesco della svizzera abbia tenuto a lungo Blerim Džemaili in panchina prima di farlo entrare al posto de Mehmedi. In quel momento Di Maria, il più incisivo dei suoi brucia in velocità Lichsteiner e apre le marcature con il gol che chiude la partita e il discorso qualificazione per gli Argentini poiché il palo nega a Džemaili la gloria del pareggio. L’azione parte come sempre da i piedi di Messi a cui la difesa regala dei metri su cui pedala agevolmente portando a spasso tutti. La lezione dell’incontro è che nonostante le imperfezioni degli arbitri, quando la squadra meno attrezzata si chiude per 90 minuti, viene castigata da quella che ha più qualità su 120 minuti ed è a quel livello che le grandi la spuntano spesso lealmente.

Gli USA, paese dove il fastfood è cultura e che ha adottato le patatine fritte francesi ribatezzandole « french fries » devono aver capito oggi che i Belgi sono convinti di avere le migliori patatine al Mondo. Il Belgio arrivato in punta di piedi è una delle selezioni sulle quali i bookmaker hanno puntato da subito. Continua il suo cammino in sordina. Prende in velocità gli Americani dal fischio d’inizio. In pochi secondi Origi si presenta davanti al portiere Howard. Due corner in 1 Minuto. Solo una buona circolazione di palla permette di riportare un po’ di equilibrio nel confronto.

La difesa alta del Belgio costringe gli USA al fallo. Cameron si prende un cartellino giallo al 27° Minuto. Gli Americani sono testardi e vogliono imporre la corsa. Il centrocampo salta subito e il portiere Belga Courtois frena la prima controffensiva della nazionale a stelle e strisce al 20°. Dall’altra parte Howard è spesso sollecitato. Su De Bruyne non può fare nulla ma il tiro esce di poco. Tre minuti dopo è Beasley ad evitare che il pallone finisca in rete quando il portiere è battuto. Ammirevole al 29° la vista aerea della difesa belga talmente ben allineata al momento in cui Fabian Johnson si infortuna ed esce per Yedlin

Come al 36° minuto, quando il Belgio perde il pallone, anche in attacco “les diables Rouges” “I diavoli rossi” del Coach Kim Wilmots aggrediscono l’avversario. Una azione simile del 7 Belga De Bruyne sul 7 americano Beasley non sortisce per il belga l’ammonizione che Klinsmann il coach Tedesco degli Americani reclamava. Kompany il capitano Belga non sfugge alla sanzione al 42°. La difesa Belga che risaliva si fa sorprendere al 46° ma il portiere Courtois rinvia un pallone che permette à Mertens di sfidare Howard che esce vincitore dal duello.

Il secondo tempo si trasforma in un festival di gol sbagliati sopratutto dal Belgio. L’azione tutta in velocità del 14° non ha miglior sorte. Mertens esce per Mirallas al 60° minuto e  Graham Zusi per Wondolowski. Siamo al 72°. A sua Volta Courtois fa capire che in questa partita la cosa più difficile è segnare e per avanzare nella competizione bisogna avere un buon portiere. Se non fosse per la chiara necessità di vincita, l’immagine dei due allenatori che conversano a braccetto fa pensare che lo 0-0 sia programmato poiché Howard respinge un nuovo tiro al 33°. Il suo doppio miracolo al 45° segnala che avremo il sesto match degli ottavi che finisce ai supplementari. Si intravede l’ex CT Tedesco Vogts mentre fa una foto in tribuna a dei tifosi.

Il Belgio impiega 3 minuti del primo tempo supplementare per legittimare la teoria dei più freschi. È la formazione che ha trascorso meno tempo nei viaggi in quanto le sue partite erano spesso programmate in località meno distanti rispetto alle altre squadre. Cavalcata di Romelu Lukaku che ha appena sostituito Origi sull’ala destra e Kevin De Bruyne raccoglie il cross al centro, si libera di 3 difensori e insacca dove il portiere Howard non può arrivare. Il gol è semplice logica della strategia di una partita dove le falcate di Yedlin hanno spesso lasciato scoperto il fianco destro. Dopo aver ricevuto da Kevin De Bruyne, Lukaku chiude la partita con una azione brillante delle sue al 105° minuto e meno male perché prima della fine del secondo tempo supplementare gli Americani ai quali il coach Klinsmann sembra ricordare il principio “never give up and never let your guard down” accorciano le distanze con Julian Green proprio nel minuto in cui aveva sostituito Alejandro Bedoya (107°) in una partita che si sta giocando come a tennis dove la palla va e viene. Lukaku ha ancora benzina per inquietare. Al 116°, mentre gli USA costringevano alla difesa tutti gli attaccanti Belgi un liscio di Beasley rischia di trasformarsi in terzo gol per il Belgio. Ma per Howard uomo partita è solo un brivido. Klinsmann spinge i suoi all’attacco confermando che per gli Americani conta solo la vittoria. Purtroppo per il coach è la fine. Tuttavia, la sua attitudine ha  il merito di aprire gli occhi sulla configurazione dei quarti.

Sono ancora presenti in Brasile tutti gli 8 gruppi dell’inizio. Ognuno è rappresentato dalla Prima del girone. Solo i primi sono rimasti. Quattro per l’Europa, e quattro per L’America Latina. Il pubblico Brasiliano è talmente presente e partecipativo che viene difficile togliere al paese l’etichetta di “paese di calcio”. Mai Mondiale fu così animato sugli spalti anche se la spina dorsale dei quarti racconta che il calcio d’elite stenta a globalizzarsi. I fan come la naturalizzazione dei giocatori hanno già fatto crollare i confini e in Brasile va oltre gli stadi come il carnevale belgo-americano di questa sera qui a Salvador.


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