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Mondiali 2014: il brasile e il vizio degli aiutini. ma non era la vera seleçao

Creato il 13 giugno 2014 da Carloca
MONDIALI 2014: IL BRASILE E IL VIZIO DEGLI AIUTINI. MA NON ERA LA VERA SELEÇAO                                                   Neymar: subito primattore
Siamo alle solite. Lo so, mi rendo conto che cominciare ad alimentare la "cultura del sospetto" fin dalla prima giornata del Mondiale 2014 non sia il massimo della vita. Siamo tutti, e io non mi escludo dal gruppone, condizionati dal clima avvelenato che troppo spesso si respira nelle desolate lande calcistiche di casa nostra, fra sudditanze psicologiche e torti e favori arbitrali che a fine stagione non si compensano mai, checché ne dica un vecchio adagio fin troppo abusato da chi ha convenienza ad alimentare tale leggenda. Però non si può negare che ieri sera, durante il vernissage di questa tormentata Coppa del Mondo brasiliana, qualcosa sia successo. Non parliamo di scandalo, visto che era pur sempre la gara d'avvio di un percorso lungo un mese e che, comunque, i direttori di gara sono umani e hanno tutto il diritto di errare; ma di "scandaletto" sì, si può parlare eccome. MA CHE RIGORE E'? - Il "fischietto" giapponese, signor Nishimura, ha palesemente condizionato il risultato finale del confronto fra i padroni di casa e la volitiva, coraggiosa ma "spuntata" Croazia di Nico Kovac. Ha visto un rigore palesemente inesistente sull'inconsistente Fred, e lo ha visto in un momento delicatissimo del match, un momento di assoluto equilibrio, una fase in cui la Seleçao, pur premendo come il copione le imponeva e sempre le imporrà in questo torneo, non riusciva a cavare un ragno dal buco, e nemmeno era in grado di attingere quelle vette di elevata pericolosità che sarebbe lecito attendersi dai favoriti della kermesse iridata. Siamo alle solite, si diceva, perché non è certo la prima volta che il leggendario Brasil ha bisogno di un aiutino per superare gli imbarazzi delle gare d'esordio. Tutti o quasi ricorderanno quanto avvenne nel 2002, prima partita del girone iniziale fra Ronaldo e compagnia e gli emergenti turchi: fini 2 a 1 per il team anche allora allenato da Scolari, ma il punto decisivo di quel trionfo di cartapesta venne realizzato da Rivaldo su rigore farlocco (atterramento di Alpay su Luizao nettamente fuori area). COME NEL 1982 E NEL 1986 - In pochi, visto il tempo che è passato, ricorderanno invece l'ingresso da brividi freddi del Brasile nel Mundial spagnolo del 1982. Sì, perché va detto che quella Seleçao entrata nel mito pur non avendo vinto alcunché, una formazione di infinita classe con un centrocampo da sogno (Cerezo, Falcao, Socrates e il divino Zico), per superare l'Urss (altro 2 a 1) nel debutto di Siviglia dovette aggrapparsi non solo alle prodezze dalla distanza del citato "Doutor" e di Eder, ma anche a quelle al contrario di un arbitro spagnolo, Lamo Castillo, che negò ai sovietici un penalty netto (fallo di Luisinho su Shengelija). E quattro anni dopo, in Messico, per superare la Spagna fu fondamentale un'altra svista dell'arbitro di turno, l'australiano Bambridge, il quale non si avvide che il pallone scagliato da fuori area dall'iberico Michel era rimbalzato nettamente al di là della linea bianca di porta dopo aver colpito la traversa. NON PENSIAMO MALE... - Nulla di nuovo sotto il sole, dunque, ma per il momento è meglio fermarsi qui. E' anzi doveroso essere positivi, perché in fondo sono dodici anni, dal disastroso Mondiale 2002, che le Nazionali di casa nelle principali competizioni internazionali (teniamo conto anche degli Europei) non godono più dell'occhio di riguardo delle ex giacchette nere. Certo, all'epoca, in Corea del Sud, la fecero grossa davvero, e a pagare il prezzo più alto furono Italia e Spagna, spazzate via da "fattori esterni" più che dai loro limiti tecnici: e lo scandalo ebbe tale risonanza, e tale evidenza, che non si potè non correre ai ripari, pena la perdita definitiva di credibilità del carrozzone calcio. Dunque manteniamo la calma, ma teniamo anche desta l'attenzione: il Brasile è una buonissima squadra e non ha bisogno di amorevoli sostegni per proseguire la sua corsa verso la finalissima. Certo, ieri la musica suonata dall'orchestra verdeoro è parsa invero stonata: nulla di paragonabile a ciò che si era visto dodici mesi fa in Confederations Cup (ne ho parlato giusto ieri in questo post), per quanto anche all'epoca David Luiz e compagni partirono lenti e trovarono strada facendo il bandolo di un gioco plausibile, ancorché esteticamente non eccelso. ATTACCANTI FUORI FASE - Contro i croati, la Seleçao è andata spesso in sofferenza, soprattutto nei primi venti minuti e dopo il contestato rigore del 2 a 1, e quando è stata chiamata a fare la partita ha proposto una manovra prevedibile, che procedeva a strappi, senza guizzi di imprevedibilità, senza quella rapidità di palleggio e di esecuzione necessaria per scardinare le difese: una manovra poggiata eccessivamente su Neymar, che è grande e si è preso subito la ribalta, a scapito però di un Hulk confinato sull'out sinistro, dove è risultato del tutto inutile, e di un Fred a corto di argomenti validi in prima linea. Una compagine equilibrata ma normale, senza picchi; una compagine, soprattutto, che ha patito eccessivamente il peso delle responsabilità, e lo si poteva già intuire dall'esecuzione dell'inno nazionale, cantato con un foga e una rabbia che tradivano l'enorme tensione. Il Brasile della prima recita non basterà sicuramente a conquistare il sesto alloro iridato: deve ringraziare un Neymar già ispirato, un Pletikosa legnoso e un arbitro in serata no, un Nishimura di certo non con la personalità svettante che occorre per gestire sfide così delicate. Ma sicuramente non sarà questo il Brasile che terrà la scena nel Mondiale 2014, e allora... 

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