Mondiali di atletica 2013, da bolt ad isinbayeva

Creato il 18 agosto 2013 da Postpopuli @PostPopuli
 

di Nicola Pucci

I Mondiali di Atletica 2013 di Mosca hanno chiuso i battenti dopo nove giorni di duelli appassionanti, non certo avari di emozioni e con qualche sporadica soddisfazione anche per i nostri colori. Apriamo allora l’agenda e ripercorriamo l’appuntamento, eleggendo l’eroe che giorno per giorno ha firmato la pagina più bella.

Valeria Straneo – da sport.leonardo.it

SABATO 10 AGOSTO, VALERIA STRANEO. La kermesse mondiale si apre con la maratona al femminile ed è una donna esperta, madre a tempo pieno e atleta per passione, dal corpo ferito per l’asportazione della milza, a vedere il paradiso oltrepassata la soglia dei 37 anni. Fa gara di testa fin da subito, l’azzurra di Alessandria, nel finale cede alla maggior freschezza della keniana che viene dall’altipiano, Edna Kiplagat, ma la sua meravigliosa medaglia d’argento riporta un’europea sul podio mondiale dal 2005. E può gridare al mondo che non è mai troppo tardi per accarezzare un sogno.

DOMENICA 11 AGOSTO, USAIN BOLT. Oro a Berlino nel 2009 e sciaguratamente escluso per falsa partenza a Daegu 2011, la saetta della Giamaica torna padrone della velocità con la miglior prestazione della stagione. I 100 metri lo vedono al fianco di avversari temibili, Gatlin tra tutti, ma proprio in finale e sotto il temporale disegna la traiettoria perfetta. 9secondi77centesimi dice il cronometro ed il cielo di Mosca è squarciato da un fulmine. Medaglia d’oro, off course.

LUNEDI 12 AGOSTO, RAPHAEL HOLZDEPPE. Non è proprio un intruso, il ventitreenne di colore che viene dalla Germania. Anzi, vantava già il podio olimpico di Londra dodici mesi orsono. Allora furono Lavillenie e il connazionale Otto a finirgli davanti, stavolta il giovanotto – nato africano – non sgarra, scavalca l’asticella senza peccati per fermarsi solo a 5metri96centimetri, stessa quota del francese che rimane dietro per alcune sbavature di troppo a quote inferiori.

Yelena Isinbayeva – da vavel.com

MARTEDI 13 AGOSTO, YELENA ISINBAYEVA. Lo Stadio Luzhniki finalmente occupato da un pubblico numeroso applaude il ritorno della zarina che da almeno un decennio seduce il mondo dell’atletica. A secco da Pechino 2008, con i due ori mondiali di Helsinki 2005 e Osaka 2007 già al collo, e nel cassetto progetti di maternità e ambizioni olimpiche per Rio 2016, vola a 4metri89centimetri, laddove le avversarie proprio non possono librarsi, facendo sfoggio di velocità e pulizia tecnica. Se Bolt è il fulmine, Yelena è la stella lucente che abbaglia il cielo della capitale.

MERCOLEDI 14 AGOSTO, ROBERT HEFFERNAN. Giornata di semiriposo – si fa per dire -. C’è agonismo solo nella mattinata moscovita e la vetrina è tutta per i forzati della strada, 50 km di marcia, un cocktail di dolori alle gambe e usura mentale. Robert Heffernan, irlandese di Cork che esporta al meglio le sue 35 primavere, peggiora di due secondi il tempo che lo relegò al quarto posto nella gara olimpica londinese ma acchiappa comunque l’oro mondiale anticipando Ryzhov il russo e Tallent l’australiano.

GIOVEDI 15 AGOSTO, BOHDAN BONDARENKO. Disfida avvincente, tra le più belle ogni epoca, quella tra i saltatori in alto. Quattro di loro vanno oltre i 2metri35 centimetri, e già questo è dato di inconfutabile pregio tecnico; il pubblico di casa attende Ukhov, annunciato quale erede del leggendario Sotomayor, si trova invece ad ammirare il trionfo dell’ucraino Bondarenko che con leggerenza si issa a 2metri41centimetri. Che sia lui l’uomo che abbatterà il record del cubano che resiste da venti anni, 2m45centimetri a Salamanca il 27 luglio 1993?

VENERDI 16 AGOSTO, MOHAMED FARAH. Britannico di bandiera ma somalo di nascita, trent’anni, è il padrone indiscusso delle lunghe distanze in pista. Dopo l’oro nei 10.000 metri ecco il bis nei 5.000, solita passerella di africani che sbaragliano il campo senza infiltrazione alcuna. Ma sul podio risuonano le note del God save the Queen, grazie a Mo, semplicemente il più forte fondista al mondo.

Usain Bolt – da repubblica.it

SABATO 17 AGOSTO, STEPHEN KIPROTICH. Non me ne voglia il buon Usain, ma l’eroe di sabato 17 è l’ugandese che dopo il successo olimpico di Londra si conferma maratoneta di livello assoluto mettendosi al collo pure l’oro mondiale. Fa gara tattica per 35 chilometri, poi quando la fatica indurisce i muscoli seleziona il plotone al comando e da fuoriclasse qual è strapazza, slalomeggiando, il drappello di etiopi che gli stanno alle costole. Il migliore, ed è pure maledettamente giovane.

DOMENICA 18 AGOSTO, TEDDY TAMGHO. Ancora dal salto, stavolta quello triplo dove noi italiani dobbiamo accusare la sfortuna che toglie di mezzo Daniele Greco ancor prima di iniziare, arriva l’exploit tecnico più rilevante dell’intera manifestazione. Teddy Tamgho, camerunense naturalizzato francese, ventiquattrenne, plana oltre i 18 metri, 18,04 per l’esattezza, terzo uomo nella storia dopo il leggendario Jonathan Edwards e Kenny Harrison, e si guadagna la corona dell’ultimo giorno.

Qui concludo e chiedo venia se ho dimenticato qualche campione: mi viene in mente, in primis, Shelly-Ann Fraser-Pryce, una sorta di Usain Bolt in gonnella, che fa tripletta, 100, 200 e 4×100. Ma ci sarà tempo di riparlar di lei, promesso. Arrivederci a Pechino 2015.

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