Il Belgio deve cominciare a guardarsi seriamente dentro, e capire cosa realmente voglia fare "da grande". E' una paterna lavata di testa che mi sento di poter rivolgere a una delle selezioni più ricche di talento di questo contraddittorio Mundial brasiliano, il cui livello qualitativo (buono, non siderale) trarrebbe grandissimi benefici da un lungo percorso dei Diavoli Rossi. La faccio adesso, questa paternale, perché il modo in cui i ragazzi di Wilmots hanno gestito l'ottavo contro gli Stati Uniti è stato a tratti scriteriato. Sì, d'accordo, Courtois e compagni hanno ampiamente meritato il successo finale: ieri sera, a Salvador, sono finalmente riusciti a toccare quelle vette di rendimento, in fatto di brillantezza di manovra, che da loro si pretendevano ma che mai avevano raggiunto nel corso del primo turno, nonostante i tre successi consecutivi. ASSEDIO - E' stata la sfida migliore di questa prima fase a eliminazione diretta, e per merito, va sottolineato, soprattutto degli europei, che oltre a giostrare con autorità hanno dimostrato, forse per primi in questo torneo, cosa voglia dire stringere davvero d'assedio l'avversario. Tutto bene ma... c'è un ma: perché se è vero che i belgi hanno letteralmente bombardato il portiere Howard, per novanta e più minuti non hanno cavato un ragno dal buco. A turno hanno cercato il gol De Bruyne, Origi, Vertonghen, Hazard, persino Kompany, ma tutte le occasioni sono sfumate, non solo per bravura del guardiano a stelle e strisce. E quando si spreca l'inverosimile, si sa che la beffa può essere dietro l'angolo: l'ha sfiorata in chiusura di secondo tempo Wondolowski, sbagliando come sbagliò Vieri contro la Corea del Sud nel 2002, colpendo male il pallone da pochi passi e calciandolo altissimo. SOFFERENZA FINO ALLA FINE - Il colossale pericolo corso rendeva un tantino più concreti Fellaini e compagni, che nel primo extra time piazzavano, con De Bruyne e Lukaku, un uno - due che pareva poter chiudere il conto. Invece, dopo una lunga battaglia in trincea, gli americani trovavano le forze per rimettersi in partita, grazie al destro al volo di Green, e per sfiorare il pari prima con Jones e poi con Dempsey, che ben sfruttava uno schema su punizione ma si vedeva ribattere da Courtois il tiro a botta sicura. Ergo, nemmeno nei supplementari il Belgio ha saputo imporre a chiare lettere i diritti di una superiorità che era stata per lunghi tratti schiacciante, sia come gioco sia come palle - gol create: una partita del genere non può essere così sofferta, non può rimanere in bilico fino agli ultimi secondi. Ecco perché, come detto in apertura, questa Nazionale deve crescere, e in fretta: perché si approssima il confronto con l'Argentina, squadra brutta e involuta ma che dispone di almeno due elementi in grado di fare la differenza, se non viene sollecitamente castigata. OTTIME PROVE INDIVIDUALI - Ad ogni modo, guardiamo anche le cose positive: il gioco belga, dicevamo, ha preso finalmente a fluire con continuità e brillantezza, come quasi mai si era visto in precedenza. Kompany ha ben recuperato dall'infortunio e tenuto saldamente in mano le redini della retroguardia, concedendosi pure qualche divagazione in avanti; Vertonghen è stato un martello sulla sinistra, chiudendo e ripartendo innumerevoli volte, e sfiorando la segnatura in un paio di circostanze. Hazard ha raggiunto buoni livelli di continuità ma può fare decisamente meglio, in ogni caso va apprezzato anche per il contributo dato in interdizione, oltre al consueto apporto creativo; più vivace mi è parso De Bruyne, costante nel sostenere la fase d'attacco e più volte al tiro. Un po' in ombra Fellaini, mentre Origi va promosso con qualche piccola riserva: ha fatto quasi reparto da solo, riuscendo a dire la sua sia in area sia qualche metro più indietro, facendo, come si suol dire, "a sportellate" coi difensori, ma ha scialacquato un po' troppo al momento di cogliere i frutti del suo lavoro: più concreto il subentrato Lukaku, per il gol e per lo strapotere atletico mostrato nell'azione che ha consentito a De Bruyne di sbloccare il risultato. Da elogiare anche Mirallas, il cui ingresso in campo ha ulteriormente accentuato il dominio belga, da lui alimentato con incursioni, tiri e assist sostenuti da una notevolissima proprietà di palleggio. Insomma, la base è eccellente e lo si sapeva, ma la prodigalità di ieri sera potrebbe essere fatale contro l'Argentina. ARGENTINA BRUTTA E VINCENTE - Qui occorre aprire un capitolo particolare: perché finora è stato sicuramente (anche) il Mondiale di Leo Messi, ma non certo quello della Seleccion biancoceleste, arrampicatasi fino ai quarti di finale con meriti davvero scarsi. Chi vede in questa squadra analogie con la formazione operaia che nel 1986 si giovò di un Diego Maradona stellare, conquistando infine un meritato alloro iridato, pecca, secondo me, di eccessivo ottimismo. L'Argentina 2014 mi pare una compagine improvvisata, con poche e confuse idee di gioco, che serra i ranghi dietro e davanti si affida alle lune dei sui assi offensivi, in primis il genio del Barcellona. Che finora è sempre andato a intermittenza, ma quando si accende dà costantemente l'impressione di poter manipolare ogni partita a suo piacimento. Per tutto il resto, è abbastanza notte fonda: ieri pomeriggio, a neutralizzare i buoni propositi dei sudamericani è bastato il rigoroso assetto difensivo della Svizzera, una sorta di catenaccio mobile e propositivo che, nella prima frazione, è riuscito anche a creare due contrassalti che potevano portare al vantaggio elvetico (occasioni mancate da Xhaka, con prodezza di Romero, e da Drmic, che chiudeva un contropiede con un assurdo e telefonatissimo pallonetto fra le braccia del portiere ex Sampdoria). Dall'altra parte, come detto, Lavezzi sollevava un polverone privo di esiti, e gli unici spunti interessanti arrivavano da Di Maria, mentre nella zona centrale Mascherano si limitava a gestire il gioco con fervore operaio, ma senza lampi. LAMPO DI MESSI - Le cose miglioravano nella ripresa, ma non più di tanto: Messi, come detto, regalava qualche lampo e sfiorava il gol con un sinistro al culmine di una insistita azione personale, ci provavano anche Rojo e Higuain, la pressione aumentava ma i ragazzi di Hitzfeld non parevano andare in grossa sofferenza. Una buona squadra, la Svizzera, che ieri ha avuto le sue eccellenze in un Rodriguez inesauribile, bravissimo a coprire e a spingere sulla sinistra, e in un Mehmedi dinamico e ispirato; bene anche Inler, infaticabile tessitore, pur se con qualche imprecisione di troppo. Come ad altre compagini di medio livello ammirate in questi ottavi, ai rossocrociati è mancato il killer instinct: non poco, in una competizione come il Mondiale. Messi, nei supplementari, con un mirabile spunto sulla trequarti mandava in gol Di Maria, ma gli europei mancavano clamorosamente con Dzemaili (palo e tiro fuori da pochi metri) un pari che sarebbe stato tutt'altro che immeritato. Insomma, l'Argentina va, con un Messi così decisivo può arrivare ancor più lontano, ma se il Belgio si ripete sui livelli di ieri e raddrizza la mira, beh, il quarto di sabato sarà aperto a ogni risultato.
Mondiali di calcio 2014: belgio sprecone, contro leo messi servira' piu' concretezza
Creato il 02 luglio 2014 da CarlocaIl Belgio deve cominciare a guardarsi seriamente dentro, e capire cosa realmente voglia fare "da grande". E' una paterna lavata di testa che mi sento di poter rivolgere a una delle selezioni più ricche di talento di questo contraddittorio Mundial brasiliano, il cui livello qualitativo (buono, non siderale) trarrebbe grandissimi benefici da un lungo percorso dei Diavoli Rossi. La faccio adesso, questa paternale, perché il modo in cui i ragazzi di Wilmots hanno gestito l'ottavo contro gli Stati Uniti è stato a tratti scriteriato. Sì, d'accordo, Courtois e compagni hanno ampiamente meritato il successo finale: ieri sera, a Salvador, sono finalmente riusciti a toccare quelle vette di rendimento, in fatto di brillantezza di manovra, che da loro si pretendevano ma che mai avevano raggiunto nel corso del primo turno, nonostante i tre successi consecutivi. ASSEDIO - E' stata la sfida migliore di questa prima fase a eliminazione diretta, e per merito, va sottolineato, soprattutto degli europei, che oltre a giostrare con autorità hanno dimostrato, forse per primi in questo torneo, cosa voglia dire stringere davvero d'assedio l'avversario. Tutto bene ma... c'è un ma: perché se è vero che i belgi hanno letteralmente bombardato il portiere Howard, per novanta e più minuti non hanno cavato un ragno dal buco. A turno hanno cercato il gol De Bruyne, Origi, Vertonghen, Hazard, persino Kompany, ma tutte le occasioni sono sfumate, non solo per bravura del guardiano a stelle e strisce. E quando si spreca l'inverosimile, si sa che la beffa può essere dietro l'angolo: l'ha sfiorata in chiusura di secondo tempo Wondolowski, sbagliando come sbagliò Vieri contro la Corea del Sud nel 2002, colpendo male il pallone da pochi passi e calciandolo altissimo. SOFFERENZA FINO ALLA FINE - Il colossale pericolo corso rendeva un tantino più concreti Fellaini e compagni, che nel primo extra time piazzavano, con De Bruyne e Lukaku, un uno - due che pareva poter chiudere il conto. Invece, dopo una lunga battaglia in trincea, gli americani trovavano le forze per rimettersi in partita, grazie al destro al volo di Green, e per sfiorare il pari prima con Jones e poi con Dempsey, che ben sfruttava uno schema su punizione ma si vedeva ribattere da Courtois il tiro a botta sicura. Ergo, nemmeno nei supplementari il Belgio ha saputo imporre a chiare lettere i diritti di una superiorità che era stata per lunghi tratti schiacciante, sia come gioco sia come palle - gol create: una partita del genere non può essere così sofferta, non può rimanere in bilico fino agli ultimi secondi. Ecco perché, come detto in apertura, questa Nazionale deve crescere, e in fretta: perché si approssima il confronto con l'Argentina, squadra brutta e involuta ma che dispone di almeno due elementi in grado di fare la differenza, se non viene sollecitamente castigata. OTTIME PROVE INDIVIDUALI - Ad ogni modo, guardiamo anche le cose positive: il gioco belga, dicevamo, ha preso finalmente a fluire con continuità e brillantezza, come quasi mai si era visto in precedenza. Kompany ha ben recuperato dall'infortunio e tenuto saldamente in mano le redini della retroguardia, concedendosi pure qualche divagazione in avanti; Vertonghen è stato un martello sulla sinistra, chiudendo e ripartendo innumerevoli volte, e sfiorando la segnatura in un paio di circostanze. Hazard ha raggiunto buoni livelli di continuità ma può fare decisamente meglio, in ogni caso va apprezzato anche per il contributo dato in interdizione, oltre al consueto apporto creativo; più vivace mi è parso De Bruyne, costante nel sostenere la fase d'attacco e più volte al tiro. Un po' in ombra Fellaini, mentre Origi va promosso con qualche piccola riserva: ha fatto quasi reparto da solo, riuscendo a dire la sua sia in area sia qualche metro più indietro, facendo, come si suol dire, "a sportellate" coi difensori, ma ha scialacquato un po' troppo al momento di cogliere i frutti del suo lavoro: più concreto il subentrato Lukaku, per il gol e per lo strapotere atletico mostrato nell'azione che ha consentito a De Bruyne di sbloccare il risultato. Da elogiare anche Mirallas, il cui ingresso in campo ha ulteriormente accentuato il dominio belga, da lui alimentato con incursioni, tiri e assist sostenuti da una notevolissima proprietà di palleggio. Insomma, la base è eccellente e lo si sapeva, ma la prodigalità di ieri sera potrebbe essere fatale contro l'Argentina. ARGENTINA BRUTTA E VINCENTE - Qui occorre aprire un capitolo particolare: perché finora è stato sicuramente (anche) il Mondiale di Leo Messi, ma non certo quello della Seleccion biancoceleste, arrampicatasi fino ai quarti di finale con meriti davvero scarsi. Chi vede in questa squadra analogie con la formazione operaia che nel 1986 si giovò di un Diego Maradona stellare, conquistando infine un meritato alloro iridato, pecca, secondo me, di eccessivo ottimismo. L'Argentina 2014 mi pare una compagine improvvisata, con poche e confuse idee di gioco, che serra i ranghi dietro e davanti si affida alle lune dei sui assi offensivi, in primis il genio del Barcellona. Che finora è sempre andato a intermittenza, ma quando si accende dà costantemente l'impressione di poter manipolare ogni partita a suo piacimento. Per tutto il resto, è abbastanza notte fonda: ieri pomeriggio, a neutralizzare i buoni propositi dei sudamericani è bastato il rigoroso assetto difensivo della Svizzera, una sorta di catenaccio mobile e propositivo che, nella prima frazione, è riuscito anche a creare due contrassalti che potevano portare al vantaggio elvetico (occasioni mancate da Xhaka, con prodezza di Romero, e da Drmic, che chiudeva un contropiede con un assurdo e telefonatissimo pallonetto fra le braccia del portiere ex Sampdoria). Dall'altra parte, come detto, Lavezzi sollevava un polverone privo di esiti, e gli unici spunti interessanti arrivavano da Di Maria, mentre nella zona centrale Mascherano si limitava a gestire il gioco con fervore operaio, ma senza lampi. LAMPO DI MESSI - Le cose miglioravano nella ripresa, ma non più di tanto: Messi, come detto, regalava qualche lampo e sfiorava il gol con un sinistro al culmine di una insistita azione personale, ci provavano anche Rojo e Higuain, la pressione aumentava ma i ragazzi di Hitzfeld non parevano andare in grossa sofferenza. Una buona squadra, la Svizzera, che ieri ha avuto le sue eccellenze in un Rodriguez inesauribile, bravissimo a coprire e a spingere sulla sinistra, e in un Mehmedi dinamico e ispirato; bene anche Inler, infaticabile tessitore, pur se con qualche imprecisione di troppo. Come ad altre compagini di medio livello ammirate in questi ottavi, ai rossocrociati è mancato il killer instinct: non poco, in una competizione come il Mondiale. Messi, nei supplementari, con un mirabile spunto sulla trequarti mandava in gol Di Maria, ma gli europei mancavano clamorosamente con Dzemaili (palo e tiro fuori da pochi metri) un pari che sarebbe stato tutt'altro che immeritato. Insomma, l'Argentina va, con un Messi così decisivo può arrivare ancor più lontano, ma se il Belgio si ripete sui livelli di ieri e raddrizza la mira, beh, il quarto di sabato sarà aperto a ogni risultato.
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