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Mondiali di sci: cambia la neve e l'Italia mette subito le mani avanti
Creato il 11 febbraio 2011 da FedericomilitelloPuò bastare una notte umida e temperata per modificare ancor prima della gara le prospettive di un Mondiale? La risposta non può che essere affermativa quando di mezzo ci sia la nazionale italiana di sci alpino. Se negli scorsi giorni sia i tecnici che gli atleti azzurri avevano giustamente elogiato le perfette condizioni della pista Kandahar di Garmisch, con un fondo tra i più ghiacciati degli ultimi anni che ha favorito la grande tecnica dei nostri rappresentanti, ora che le condizioni della neve sono mutate (è divenuta 'aggressiva', cioè maggiormente adatta alle prese di spigolo: in poche parole serve una maggiore sensibilità nello sviluppare velocità) nell'ambiente tricolore si parla già di grosso handicap in vista della Discesa Libera di domani. ''Oggi in prova mi sentivo lento, è cambiata la neve ed io ho perso il giusto feeling'', il pensiero del neo-iridato Christof Innerhofer, che forse a livello mentale non è ancora un vero fuoriclasse. Un campione vero, infatti, può (e sa) di poter primeggiare in qualsiasi condizione e su qualsiasi tipo di tracciato; se ci si arrende ancor prima di mettere gli sci ai piedi, allora il risultato non potrà che rasentare la delusione. Gli uomini-jet italici, dunque, prendano esempio dai vari Cuche, Miller e Walchofer, pronti ad imporsi in ogni circostanza e sempre poco propensi nel ricercare alibi: domani proprio questo trio, sulla carta, si giocherà la medaglia d'oro, con l'elvetico favorito. Il discorso, in effetti, appare inconcepibile: possibile che gli sciatori del Bel Paese (Razzoli a parte) si sentano sicuri e convinti solo sul ghiaccio? Perché i rivali delle altre nazioni presentano spiccate doti eclettiche? Questo problema ormai si trascina da molti anni e, nonostante ciò, non si è fatto ancora nulla per scovare una soluzione, un metodo di lavoro che metta finalmente fine alla 'questione neve'. A Paris, Heel, Fill ed Innerhofer (che tra l'altro ha qualche linea di febbre) il difficile compito di smentirmi.
Federico Militello
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