Magazine Diario personale

Mondo Fluttuante – parte terza

Da Parolesemplici

Giappone0814L’Universo è piuttosto piccolo e diviso in scaffali e cassetti. Gli oggetti, come i pianeti nelle galassie, stanno appoggiati nei ripiani o, come la materia nei buchi neri, vengono risucchiati nei cassetti. La Piccola Lunatica, nonostante le dimensioni, ci sta stretta ed inciampa spesso contro il mobilio. Non sa mai dove mettere la roba, che sposta in continuazione, convinta che debba esistere una configurazione ottimale. Sta di fatto che qui il paesaggio cambia in continuazione. E, all’occorrenza, cambiano anche gli interessi di Yoko, sempre pronta a contraddire sé stessa, se necessario. Quando manca un articolo, automaticamente non lo producono, o non si intona o ha stancato perché visto troppo e sulle persone sbagliate. Il bello è relativo e quel che non c’è, non si vende. La moda ha le sue maree, le sue correnti, e con la volontà e l’astuzia si può deviare persino il corso dei fiumi. Tutto così semplice che non le riesce mai di convincere i clienti dei propri gusti e questi se ne vanno scuotendo il capo, convinti di essere scampati ad una fregatura.

 NICOLE, QUAND’È CHE TORNI? MI MANCHI.

A quanto pare, alla Piccola Lunatica esce l’acqua dagli occhi. Ci credo che non riesca a trattenerla, con dei sussulti del genere. Succede la stessa cosa quando decide di traslocare il Mondo Fluttuante da un capo all’altro del negozio, una boccia di vetro riempita d’acqua in orbita nell’Universo, come una cometa che ha perso la supernova nel fuoco della sua ellisse, proiettile in balia dell’attrazione di tutti gli altri corpi celesti, vittima, insieme ai suoi abitanti, di strattoni, sobbalzi ed inciampi che potrebbero far fuoriuscire tutta l’acqua dal corpo di Yoko e dalla boccia, lasciandoci tutti a secco se non fosse per Mangrovia, che in qualche modo fa da tappo, con le sue radici, al Mondo Fluttuante, spuntando dal collo della boccia con le sue fronde e se non fosse per i capelli della Piccola Lunatica che trattengono l’acqua contenuta in testa, consentendole di uscire, perciò, solo dagli occhi.

Sussulti e traslochi non capitano troppo spesso, non tutte le volte che un cliente esce a mani vuote, per fortuna, ma sempre in occasione di certe discussioni che vedono Yoko attaccata personalmente, come se fosse colpa sua se vende oggetti inutili o volgari, o se, nel suo Universo, entra alle volte gente strana, stralunata, incline a giochi apparentemente pericolosi.

 “Non so se fare un regalo a mio nipote che piaccia anche a sua madre o regalare qualcosa a mia nuora che però serva anche a mio figlio. Lei che cosa mi consiglia?”

“Potrebbe fare un regalo a suo nipote, uno a suo figlio ed uno a sua nuora… che ne dice?”

“Idea dispendiosa, ma non priva di fondamento… gliel’ha suggerita qualcuno?”

“Farina del mio sacco, signora… ho fatto un corso di formazione regionale per gestire i clienti…”

“Così lei mi starebbe gestendo? Suona come un fondo di investimento…”

“Non deve prenderla male… pensi piuttosto a suo nipote…”

“Che crede di avere una banca per nonna, per quello che vorrebbe farmi spendere. Vediamo se c’è qualcosa che vada bene a tutti, piuttosto. E quello? Quel vaso col pesce, quanto costa? Potrebbe fare al caso mio.”

“No, Piraña non è in vendita…”

“Come non è in vendita? E allora cosa lo tiene qui a fare? Se lo porti a casa, se non vuole venderlo. Quello che sta in un negozio è in vendita!”

“Non è detto… io non sono in vendita!”

“Allora lei sta in questo sgabuzzino perché le piace?”

“No… ma non ho scelta…”

“Come vede s’è già venduta… Quello è l’unico articolo interessante del negozio. Se mi dice che non è in vendita posso anche andarmene…

“Beh, ma c’è dell’altro. Non vuole che…”

“Guardi, meglio lasciar stare… ho già capito che razza di porcherie vendete qui… dovrebbe vergognarsi! E mi faccia il piacere di tagliarsi le unghie, che fanno veramente schifo! Lei mi da l’impressione di essere una stupida gallina, lo sa? La saluto!”


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