L’Università cattolica ha confermato di non volerne sapere di lasciare cremona, come invece ha voluto far credere “Mondo Padano”. Dove vuole arrivare l’ebdomadario arvediano? Giovanni Arvedi è un noto industriale dell’acciaio, il gruppo Arvedi, editore di Mondo Padano, è anche socio di Siemens Vai. Intende quella testata presentarci un panorama di macerie, terrorizzarci per poi presentarci un Salvatore? La vecchia tecnica dello choc mediatico è nota: suscitare paura per poter intervenire con misure drastiche. Mario Monti è stato un maestro. E’ riuscito anche a far passare strane riforme che poi sono risultate un fallimento, come appariva ovvio a tanti, mai presi però minimamente in considerazione. Ad Arvedi forse Monti è gradito. A chi ha pagato il prezzo delle cosiddette riforme invece l’ex premier non è proprio piaciuto.
Se “Mondo Padano” ha proposte interessanti da offrire le scriva: farà piacere apprezzarle. Le autorità competenti poi decideranno il da farsi. Speriamo di non doverci ripassare chomsky.
Michele Scolari ha seguito per www.cremonaweb.it l’evolversi della notizia, data prima da Fabrizio Loffi e poi ribadita la settimana scorsa dall’editoriale del direttore di “Mondo Padano” Antonio Leoni.
Aula Magna gremita dalle massime personalità accademiche e cariche cittadine in occasione delle celebrazioni del Dies Academicus a Palazzo Ghisalberti, sede cremonese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il concetto di «apertura alla realtà» è stato unuo dei punti sui quali ha maggiormente insistito il Magnifico Rettore prof. Franco Anelli nel suo saluto, contestualizzato in «un periodo delicato ed incerto per le istituzioni pubbliche» al quale fanno riscontro «momenti davvero straordinari per la Chiesa», con riferimento all’elezione di Papa Francesco e all’avvio di «nuove attese e speranze».
“Apertura” duplice. In senso «universalistico, verso nuovi e vasti orizzonti», ma anche in senso «territoriale». «Apertura alla realtà significa anche capacità di dialogare innanzitutto con i soggetti individuali e collettivi che ci sono più prossimi. In questo senso non è affatto indifferente che le nostre sedi siano in un luogo; in un determinato territorio anziché in un altro. Una tale scelta non può mai essere il risultato di valutazioni meramente logistiche». Aspetto nel quale ha trovato spazio anche un commento alla notizia, circolata la settimana scorsa, secondo la quale la Cattolica starebbe per lasciare Cremona: «Tengo a precisare questo aspetto anche in relazione ad alcune indiscrezioni apparse su qualche organo di stampa che mettevano in dubbio la volontà della Cattolica di restare a Cremona. Mi trovo a dover smentire questa notizia, che suona nuova anche a noi – puntualizza il Magnifico Rettore, annegando l’apprensione generale in una punta d’ironia. – Non ci risulta siano stati avvistati camion di traslochi transitare nel parcheggio dell’Università e, a meno che non ci buttino dalla finestra, non abbiamo alcuna intenzione di andarcene». Anzi, prosegue il Magnifico Rettore Anelli, «c’è invece la volontà di rafforzare ulteriormente un progetto che conserva tutt’ora la propria piena vitalità, tanto nei numeri quanto nei risultati». L’Università Cattolica, infatti, «non ha all’esame di chiudere questa sede, proprio perché fin dalla sua istituzione, che risale al 19 novembre 1984, la sede cremonese si è caratterizzata per una forte collaborazione con gli Enti Locali, e con la Regione Lombardia e non abbiamo motivo di pensare che questa collaborazione venga meno».
Obiettivamente e concretamente, i problemi che urgono sono dunque altri, e riguardano la copertura economica da trovare per realizzare «i rilevanti interventi di manutenzione dei locali interni di Palazzo Ghisalberti, indispensabili per avere adeguate condizioni di impiego degli stessi per la didattica». L’Università Cattolica, di fronte all’urgenza, è disponibile ad anticipare gli oneri finanziari dell’intervento ed assumere direttamente la gestione dei lavori. Ma questo esige prima di «individuare le modalità per rifondere tali oneri, anche rateizzandoli in un arco temporale di cinque anni». Proposito, questo, che «attesta ulteriormente la volontà dell’Ateneo di consolidare la propria presenza in Cremona, rendendo Palazzo Ghisalberti una sede sempre più funzionale». E la disponibilità ci sarebbe anche per «valutare un eventuale trasferimento», qualora gli Enti Locali individuassero una nuova sede ancora più consona, a patto che questo «non richieda investimenti da parte dell’Ateneo».
Contestualmente, l’Università ha dovuto prendere atto della «crescente difficoltà, in particolare della Regione Lombardia e della Provincia di Cremona, a garantire un adeguato sostegno economico alle iniziative dell’Ateneo». Ma nonostante le sostanziali riduzioni dei contributi economici che si stanno profilando per il biennio 2013-2014 «il numero delle iniziative didattiche e di ricerca elaborate e attuate, i risultati conseguiti, le strutture di supporto costituite dall’Ateneo attestano che il progetto della Cattolica per la sede cremonese conserva l’iniziale slancio e si conferma solido e ambizioso». Lo confermano i numeri degli studenti in continua crescita: «attualmente sono 370, il dato più alto registrato in questa sede». E non solo. Il numero complessivo dei laureati a Cremona è salito di quasi «1600 unità».
«Parole di grande conforto per il territorio cremonese – ha fatto sapere nel suo discorso il presidente della Provincia Massimiliano Salini. – C’è una sfida in atto, una sfida che riguarda tutti, anche il mondo dell’educazione, ed è una sfida imposta dai tagli e dalla scarsità di risorse. Una sfida, però, alla quale l’Università Cattolica sta egregiamente facendo fronte e per questo motivo, a questa istituzione va il ringraziamento dell’intero territorio cremonese”.
Sulla medesima lunghezza d’onda il sindaco Oreste Perri, che ha sottolineato «l’importanza di un percorso in cui crediamo molto, per la qualità formativa, la collaborazione feconda con le istituzioni, il mondo cittadino ed il territorio. Mi rallegro che l’Università non abbia mai avuto in progetto di lasciare Cremona, perché, se fosse accaduto, sarebbe stata una perdita assai grave ed insostituibile. Faremo il possibile per intervenire dove necessario, anche se le risorse a disposizione non permettono un intervento economico solo da parte delle strutture di Amministrazione locale, ma richiedono uno sforzo corale, sinergico e condiviso».
di Michele Scolari
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