ELEGANTISSIMA la nostra Barbara Chappini all'after party.
Postilla [la metto all’inizio perché io sono Blogger e voi noi, Pappappero papapà]: questo post è nato grazie ad una domenica sera di puro divertimento trash. Una di quelle domeniche che ti fanno dimenticare il sonno, in cui tutto è più bello. Se condiviso con qualcuno, che sia uno sguardo color cielo o Alfonso Luigi Marra, non importa. Dedicato a te che sai.Ora basta fare i melensi, cioè, noi qui facciamo sul serio, non abbiamo tempo per le sdolcinate, per i bacetti con la fiatella assassina al mattino, per le paroline sussurrate piano piano. Al massimo un succhiotto di quelli che sembrano ti abbiano preso a padellate di ghisa sul collo. La vita da fescion bloggerz è una strada in salita, ripida, non asfaltata, una mulattiera piena delle cacche di vacca, che quando si seccano possono trasformarsi in frisbee contro vicini di casa impiccioni. A Milano è scoccata la settimana della moda puntuale come Michelle Hunzicher e puntuale come il vostro ciclo, il quale giunge esattamente il giorno prima della vostra partenza per una vacanza di fuoco e fiamme ai Caraibi. Piovono gli inviti alle sfilate e proprio quando pensavo che nessuno mi avesse considerato come di solito succede, ricevo delle offerte per cui qualcuno potrebbe vendersi le extension nuove delle madre. “Carissimo Lollo, pezzente con il papillon, il nostro brand l’ha individuato come soggetto interessante per la partecipazione della nostra sfilata autunno inverno 2012, speriamo tu possa assistere allo show che tutta Milano sta aspettando”. Oh mio Dio, mi puzzano meno i piedi dopo questa notizia strafi (strafi starebbe per strafica, ma io non posso dire le parolacce qui sul blog, ma solo su twitter perché mia madre non mi legge) Postilla 2: In realtà mia madre non legge manco il blog.
Su quel cartoncino bianco c’è inciso il mio nome, sento che l’inizio di una grande carriera, presente alle sfilate di Giorgio Armani, interviste a Valentino e Miuccia, un incontro con il Papa, già mi vedo pettinare il parrucchino di Anna Wintour (e già che ci siamo anche il mio), uscire a cena con Natalie Portman e consolare Jennifer Aniston con dolci al cioccolato per il suo ennesimo fallimento amoroso. Un libro e una rubrica su Vogue. Rimangono invece le seguenti caratteristiche: incapacità culinaria, appuntamenti facilmente dimenticabili e la sfiga cosmica.Non essendo mai stato ad una sfilata, comincio a cercare del materiale sui vari siti per capire come ci si veste, come ci si atteggia davanti al bel mondo sfavillante dell’alta moda milanese.Da quello che ho capito tutto gira in questo modo: per lei, un abito di chiffon nonostante il clima monsonico e la borsa portata a modi “polso slogato tutta vita”. Per lui invece, accostamenti di colori indefinibili, sguardo da bello-dannato-chi-ci-crede-e borsa portata a modi “polso slogato tutta la vita ma almeno alterno il braccio con cui tengo la sigaretta”. La location è segreta, mi portano con la macchina bendato davanti ad un capannone perché è un evento super esclusivo, segreto di stato, guardia nazionale, guardie svizzere in total look Prada e anche la guardia forestiera di Vallombrosa. Si sa mai che brucino quei due ciuffi d’erba impavidi che sono rimasti a Milano.
Cioè, la meraviglia. Tutto bianco e verde glitterato. Un universo parallelo. Gli invitati cominciano ad ammassarsi all’entrata, mostro l’invito e mi dicono che sarò posizionato in prima fila nella sezione “Posti a sedere per la stampa, li mortacci tutti gli altri”. La Milano da bere tutta intorno a me. Mi sudano le ascelle quando capisco che vicino a me c’è GNENTE POPO’DI MENO CHE la giornalista di Studio Aperto Elisa Triani. Cioè, voi non potete rendervi conto della sorpresa, voi non potete capire quanto sono belli i crateri dell’acne giovanile sotto quel chilo di strutto che usa come fondotinta. Inimmaginabile. Entusiasmante. Indicibile. Le ho chiesto un autografo per una mia prozia che dal reparto geriatrico di Vizzolo Predabissi la guardava sempre a Passaparola. La ragazza è in gamba e ha fatto carriera.
E poi prende posto Paola Barale, Umberto Smaila, Milly Carlucci con il tupè decolorato. Insomma, l’elitè, l’alta società, tutto il mondo dei grandi della moda sono giunti da tutto il mondo per assistere alla sfilata. Perfino Matteo Cambi, guru dello stile, uomo di un’eleganza sopraffine e mai ostentata. Oddio, panico, manca poco alla sfilata, si spengono le luci e sento l’adrenalina dell’apertura. Cioè, voi non siete mai stati ad una vera sfilata, ad un vero evento di moda quale è quello a cui ho partecipato. L’invito per la sfilata di MONELLA VAGABONDA non è per tutti, e smettetela di criticarmi solo perché non eravate presenti. Tsè, “Populino” direbbe mia nonna a voi che fate tanto baccano per una defilè di Dior, è passato alla moda, è morto e sepolto e fra poco la moda sarà totalmente di questi marchi giovani, GATTINA PERSIANA, TORTORELLA FA QUA QUA, GIOVANNELLA STYLE.
Oddio, una ritardataria è riuscita a sedersi giusto in tempo. Do una spallata alla mia amica Ely “Oh ma quanto è truzza quella?” le dico aggiungendo “Ma chi è? Natalie Caldonazzo?”. Apro il mio taccuino Moleskine, devo prendere appunti perché è così che fanno le grandi giornaliste di costume, prendono appunti mentre le modelle ci mettono 4 secondi a fare venti metri e tu sei intento a scrivere cose che non hai nemmeno avuto il tempo di vedere. Inizia, la ragazza dietro di me ha cominciato addirittura a ruttare. Era Laura Freddi. Poveretta.La prima modella non era niente di particolare, la seconda era sciatta, la terza pareva un camionista sbronzo, la quarta era l’addetta delle pulizie e la quinta si era trovata lì per caso. Doveva consegnare un Crispy Mc Bacon.
La collezione molto interessante. Diciamo che la suggestione dello stilista era vestire una donna allupata, grottesca e animalesca, dedita al nulla, sagace ma non troppo perché perché la gonna con le collant color carne stonano se ci si abbina una mutanda, per una donna annibale o cannibale (non si è capito), chic con le calze a rete e l’impermeabile, sobria con una stola di visone cinese e un cappello di pailettes con sopra scritto a caratteri cubitali (gotici) MONELLA VAGABONDA. Suspance. Ecco la fine della sfilata, distolgo la penna dalla moleskine su cui avevo giocato a Tetris con Susanna Messaggio, che ovviamente non aveva capito una fava delle regole.Tutto buio, una luce fucsia comincia a lampeggiare, scende un palo da Lap Dance e si scorge un profilo di donna. Musica a tutto volume. “Dolce Amaro” di Barbara D’Urso a tutto volume, la gente aveva i brividi di schifo ma tutti rimangono seduti.
Qualche indiscrezione su www.monellavagabonda.it era trapelata, dicevano che l’ultimo sarebbe stato un abito da sposa cucito a mano nel famoso atelier di via Paolo Sarpi a Milano.L’apoteosi, la modella d’eccezione era fantasmagorica, aggraziata, tutta acqua e sapone. Barbara Chiappini indossava un corpetto a fascia sopra l’ombelico in abbinato ad una gonna a sirena, tutto pitonato. La stampa è impazzita, flash ovunque, lei regale, magnifica. Si è tirato su il velo da sposa su cui erano cucite le parole “Sposa Monella Vagabonda”. Standing ovation. Barbara piangeva dalla commozione, ha superato il dramma del taglio delle doppie punte pochi giorni prima e ha dimostrato a tutti quanto sia bella dentro e truccata fuori.
Dopo uno spettacolo così non volevo tornare a casa. Come sopravvivere al glamour di un marchio internazionale così prestigioso. Saluto Carmen Russo, ispiratrice della collezione. Non avevo parole, se non quelle che ho usato contro Antonella Elia, usurpatrice di taxi.Mi allontano quasi commosso, orgoglioso di aver potuto partecipare al radicale cambiamento nel mondo della moda. Sono sicuro che Monella Vagabonda sarà il mio passa lasciare per quel grattacielo giornalistico quale Vogue.