Magazine Cinema

Monica Zanchi

Da Paultemplar
Monica Zanchi Monica Zanchi

Monica Zanchi è nata in Svizzera, nel cantone di Berna, presumibilmente dopo il 1955; di lei mancano completamente dati biografici, per cui la sua vita pre cinematografica e il suo approccio al cinema stesso restano un mistero. In rete manca il minimo dettaglio biografico, per cui della bionda Monica si può parlare esclusivamente attraverso le 12 pellicole interpretate, nessuna tra l’altro memorabile, se si esclude il misconosciuto L’uomo, la donna e la bestia-Spell, dolce mattatoio, il film di Alberto Cavallone più importante che abbia girato.

Monica Zanchi in L’uomo, la donna e la bestia-Spell, dolce mattatoio

Il suo esordio cinematografico avvenne con L’occhio dietro la parete di Giuliano Petrelli nel 1977, in un ruolo minore in un film decisamente brutto e inconsistente nonostante il cast di buon livello presente nel film; la storia dell’anziano paralitico che spia la figlia durante i suoi incontri erotici è decadente e fuori contesto, visto che ormai siamo nella parte declinante del decennio settanta.

Monica Zanchi

Due scene tratte da Autostop rosso sangue

La Zanchi appare in un ruolo subalterno rispetto alla protagonista, Olga Bisera, la scialba protagonista con Fernando Rey e John Philipp Law di questo film che di memorabile non ha davvero nulla.
Un esordio che comunque convinse Cavallone a scritturare la Zanchi nel suo citato L’uomo, la donna e la bestia-Spell, dolce mattatoio, diretto nel 1977 in cui la bionda attrice svizzera ha un ruolo importante, quello di una prostituta che si muove in un ambiente surreale, la provincia italiana, ricettacolo di debolezze, di pubbliche virtù ma sopratutto di vizi privati.

Monica Zanchi

Monica Zanchi in due scene tratte da Emanuelle e gli ultimi cannibali

La buona prova fornita, la spregiudicatezza con cui Monica interpreta il ruolo della prostituta convincono Giuseppe Vari, nello stesso anno, ad affidarle il ruolo di Monica, giovane e spregiudicata ragazza figlia di un commendatore lombardo nel suo Suor Emanuelle, al fianco di una svogliata Laura Gemser, molto a disagio senza il suo mentore Joe D’Amato.
Il film è sicuramente di bassa qualità, ma la Zanchi si fa notare, anche se principalmente per la sua disponibilità a interpretare ruoli scabrosi; se Suor Emanuelle non può certo essere ricordato per il suo contenuto artistico, praticamente inesistente, rimane nella memoria dello spettatore proprio per la capacità della Zanchi di esprimere con un certa abilità il personaggio di Monica, ragazza un tantino ninfomane, con indubbio talento.

Monica Zanchi con Maria Baxa in Incontri ravvicinati del quarto tipo

Emanuelle e gli ultimi cannibali di Joe D’Amato è il passo successivo; Massaccesi scrittura il tandem Zanchi-Gemser, oltre all’immancabile marito di quest’ultima, Tinti, per un film molto forte sulle avventure della fotoreporter di colore, questa volta impegnata tra i cannibali dell’Amazzonia. La Zanchi interpreta il ruolo di Isabelle, aggregata ad una coppia di cercatori di diamanti, che farà una brutta fine. Nel film Isabella/Monica si salverà da una fine atroce grazie proprio ad Emanuelle, che con uno stratagemma la salverà dai cannibali, dopo che la ragazza è stata violentata da tutta la tribù.

Monica ZanchiL’uomo, la donna e la bestia-Spell, dolce mattatoio

Ancora una volta il suo è un ruolo molto scabroso, che la vede protagonista in una parte che prevede numerose scene di nudo; l’attrice se la cava dignitosamente, anche se va ricordato ancora una volta il livello qualitativo della pellicola.
Il quinto film del 1977, l’anno più importante della sua carriera la vede come co-protagonista di Autostop rosso sangue di Pasquale Festa Campanile, un thriller assolutamente atipico nella produzione del regista; la Zanchi vi appare in una parte brevissima, in un film che ha come vera star Corinne Clery.

Suor Emanuelle

Nel 1978 ecco arrivare un film memorabile, ma nell’eccezione negativa del termine; si tratta dello sguaiato, incredibilmente trash Incontri molto ravvicinati del quarto tipo di Mario Gariazzo, in cui Monica è la domestica di un’astronoma fissata con gli alieni, che finirà per avere un incontro ravvicinato, naturalmente di tipo erotico, con tre buontemponi che faranno la festa alle due ingenue (ingenue?) donne.
Naturalmente si tratta di un mero espediente per mostrare nude le due protagoniste del film, la Zanchi e Maria Baxa; il film, un prodotto a bassissimo budget oggi è ricordato dalla nutrita schiera dei fans del cinema di serie z, ovvero i cultori del trash più spinto.

Un altro fotogramma tratto da Suor Emanuelle

Nel 1978 eccola sul set di Porco mondo di Sergio Bergonzelli, un thriller anomalo connotato di erotismo, che ha una sua dignità nella denuncia dello squallido sottobosco che gravita intorno alla politica; nel film la Zanchi recita accanto a Karin Well, ad Alida Valli,Arthur Kennedy,Barbara rey e William Berger. E’ una produzione con un buon budget, ma che finirà per diventare l’ennesimo titolo circolante in due versioni, una edulcorata per il mercato nazionale ed una con inserti scabrosi per quella internazionale.

Monica Zanchi

Sempre nel 1978 partecipa a quello che può definirsi l’ultimo film di rilievo che interpreta; si tratta di  I peccati di una monaca – La novizia, diretto da Jaime Jesus Balcazar, che in origine si intitolava Ines de Villalonga 1870. Il film, un nunsploitation del filone conventuale, la vede protagonista nei panni di Ines, una nobile finita in convento che si illuderà di trovare l’amore in un giovane che è fratello di una sua consorella, ma che ritornerà mestamente in convento.
Il film passa inosservato così la Zanchi, dopo una piccola parte nello splendido Caro papà di Dino Risi, accanto al grande Gassman, ruolo in cui non viene nemmeno accreditata, dopo Action, il delirante affresco di Tinto Brass in cui ancora una volta ha una piccola parte, scompare quasi del tutto dallo schermo.
Ricompariràin due piccoli ruoli in Sogni erotici di Cleopatra di Rino Di Silvestro e in Giorni felici a Clichy (Jours tranquilles à Clichy) di Claude Chabrol, uno dei film meno riusciti del grande regista francese per poi eclissarsi del tutto e scomparire dalla scena.
Da allora della Zanchi nessuno ha avuto più notizie, in modo tale che oggi solo i nostalgici di certo cinema degli anni ruggenti del cinema erotico hanno memoria di lei.
Attrice comprimaria, la Zanchi non ha trovato molto spazio nel cinema anche perchè ha esordito nel momento peggiore in assoluto per le ambizioni che probabilmente nutriva; il cinema di fine anni settanta era inesorabilmente in declino, e lo mostrano le partecipazioni della stessa attrice a film che è anche riduttivo definire di nichhia.
Sorte toccata a molte altre starlette, incapaci per propria colpa o per colpa altrui.

Monica Zanchi

Emanuelle e gli ultimi cannibali

Monica ZanchiIncontri ravvicinati del quarto tipo

L’uomo, la donna e la bestia-Spell, dolce mattatoio

Monica Zanchi


Monica Zanchi

L’occhio dietro la parete di Giuliano Petrelli (1977)
Spell (dolce mattatoio) di Alberto Cavallone (1977)
Suor Emanuelle di Giuseppe Vari (1977)
Emanuelle e gli ultimi cannibali di Joe D’Amato (1977)
Autostop rosso sangue di Pasquale Festa Campanile (1977)
Incontri molto ravvicinati del quarto tipo di Mario Gariazzo (1978)
Porco mondo di Sergio Bergonzelli (1978)
II peccati di una monaca – La novizia (Aka Inés de Villalonga 1870) di Jaime Jesús Balcázar (1979)
Caro papà di Dino Risi (1979)
Action di Tinto Brass (1980)
Sogni erotici di Cleopatra di Rino Di Silvestro (1985)
Giorni felici a Clichy (Jours tranquilles à Clichy) di Claude Chabrol (1990)


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog