Ormai il Salento non è più il tacco..ma la punta di qualità paesaggistica e anche gustativa.
Ricevo dal salentino questa simpatica nota.
Le Moniceddhe..ma quali Escargot!!
Ricordo ancora adesso le uscite dopo la pioggia. Andar nei campi di vigneti e tra i cespugli secchi in cerca di lumache era un divertimento veramente spassoso. E poi, una gara a chi più ne trovava! Che si vinceva? Un piatto di leccornie per buongustai!
Un tempo veniva considerata la “carne dei poveri” e la raccolta capitava sporadicamente dagli appassionati; in altri tempi, ancor più remoti, era la necessità. Ma un piatto ricercato se pensiamo al sofisticato, raffinato e sciccoso escargot?
Di lumachine di terra ve ne sono molte varietà; ciascuna specie trattata, allevata e condita in maniera diversa. Considerando l’ascesa della cucina Mediterranea, questa branca di Zootecnica Minore può essere incentivante per agricoltori e allevatori, o, magari, semplicemente un’idea di lavoro per giovani aspiranti agricoltori in possesso di un piccolo appezzamento di terreno. L’elicicoltura è una realtà riconosciuta dagli Enti Pubblici e dalle Istituzioni e, inoltre, studi recenti ci dicono che la carne di lumaca è un ottimo alimento per eliminare i grassi e il colesterolo dall’organismo.
Ma torniamo a noi, non è dello sciccoso Escargot francese che vi voglio parlare, ma della “Moniceddha” salentina!
La “Moniceddha” è una chiocciola della specie Helix aperta Born opercolate, ovvero, in fase di letargo. Nella tradizione popolare “Moniceddha” significa piccola monaca, e questa varietà di lumaca, dal guscio di colore marrone e dall’operacolo di colore bianco, ricorda esattamente la cuffia inamidata delle monache.
Ecco, appunto, che per la “Moniceddha”, dal sapore unico, propongo una ricetta:
Lavare le chiocciole, privarle dell’opercolo e lasciare a bagno nell’acqua per circa 30 minuti. Passare in casseruola la cipolla tritata finemente, sale q.b e peperoncino. Lasciare appassire il tutto con dell’ottimo olio di oliva. Unire le lumache ben sgocciolate, aggiungere una foglia di alloro e continuare la cottura. Regolare di sale e sfumare con un bicchiere di vino “Rosato del Salento”. Lasciare evaporare e servire ben caldo. Gustare con del pane di grano duro cotto al forno a legna.
In agosto a Cannole c’è proprio la festa della Municeddha.