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Xylella, una sintesi critica

Creato il 05 aprile 2015 da Trame In Divenire @trameindivenire

I primi sintomi di un fenomeno incomprensibile e improvviso nel suo manifestarsi, fu segnalato da alcuni agricoltori salentini già nel 2008. Questi si recarono presso la facoltà di Agraria dell'UniBa a manifestare la preoccupazione per la rapidità di un fenomeno di cui non avevano mai avuto contezza: il disseccamento rapido e incomprensibile degli alberi di olivo. Allo stato dei fatti furono ignorati e liquidati con sufficienti spallucce, nemmeno un po' di attenzione.

Nel 2013 poi, come all'improvviso, due ricercatori della stessa Università, i dottori Martelli e Boscia (il primo dei due un ottantenne già in pensione da un pezzo ed entrambi non competenti in ambito batteriologico), dopo che nella zona focolaio il fenomeno andava intensificandosi e Spazi Popolari si preoccupava di denunciare il fenomeno sempre con maggiore insistenza, ebbene questi ricercatori pubblicavano su una rivista scientifica pro domo propria Journal of Plant Patology (http://sipav.org/main/jpp/index.php/jpp/index ), alcuni studi sul batterio Xylella.

Si tratta di studi quelli pubblicati (se così si possono chiamare), che il mondo scientifico internazionale definisce "paper", cartaccia. Parliamo di una rivista che ha impatto scientifico internazionale pari a 0,00 (IF - Impact Factor), che quindi non ha alcun valore nell'ambito della ricerca scientifica e il cui direttore è guarda caso il dott. Martelli, il quale, insieme al suo collega più giovane Boscia, ha tenuto come secretato il problema per anni. Verrebbe il dubbio, a tal riguardo, sulla utilità di una siffatta rivista per nulla accreditata. A cosa potrà mai servire? Forse a intercettare finanziamenti?

Ora, sempre questi ricercatori di cui uno è un virologo non certo un batteriologo, nel lontano 2010 in convegno organizzato a Bari dallo IAMB (Istituto Agronomico Mediterraneo - Bari), guarda caso dopo che i contadini già nel 2008 facevano le prime segnalazioni del fenomeno, parlavano di Xylella. Ospite il giovanissimo dott. Rodrigo Almeida della Berckeley University della California. Lo stesso imberbe ricercatore che nel 2013 si fece fotografare nella zona focolaio con il retino per farfalle, intento a catturare l'insetto vettore della Xylella, appunto la "sputacchina". Ebbene si, anche questo giovanissimo ricercatore non è un batteriologo, né tanto meno un patologo, ma un entomologo che, sin dal suo fresco corso di dottorato (PhD), si interessa esclusivamente di insetti vettori.

Si sospetta, e su questo sta indagando la magistratura, che il batterio sia stato introdotto in Italia senza alcuna autorizzazione. Non sarà forse per questo che lo IAMB non mette a disposizione del magistrato ulteriori info a riguardo? Nessuno di questi ricercatori che hanno gestito l'emergenza, fino ad oggi, si è degnato di pubblicare un qualche dato di correlazione locale a riguardo! Perché? Ci vogliono le evidenze scientifiche, fino ai postulati di Koch. In ogni caso il batterio è stato rinvenuto su un numero di piante che non raggiunge nemmeno 1% di quelle prese in esame e ben al disotto dello 0%!

Ma le cose interessanti e curiose sono tante. Alla Commissione Europea dunque sono state inviate informazioni parziali, opinioni, non dati scientifici. E' bene che si sappia. E anche su questo è stato chiesto alla magistratura di indagare. E' azzardato e scorretto affermare che è la UE a chiedere l'eradicazione. Xylella Fastidiosa, nel ceppo "pauca", è un batterio da quarantena. Ma anche la quarantena è stata gestita male, senza che le misure da quarantena oltre a quelle di prevenzione siano state rese fruibili al mondo agricolo. Restava tutto un fatto burocratico.

Intanto siamo difronte ad un problema che non ha ancora una causa certa. Non ci sono evidenze scientifiche di quale sia la natura del fenomeno denominato Co.di.ro. Dove per codiro s'intende "complesso del disseccamento rapido". Quindi si parla di complesso di cause, le quali non si conoscono, non fosse altro che non c'è ancora una sola pubblicazione scientifica in merito. Si tratta quindi di un complesso che, in mancanza di dati, forse nemmeno è tale.

Quello che è grave è che il mondo della ricerca scientifica è stato tenuto allo scuro per quasi 5 anni e ad interessarsi al problema causato forse da un batterio, sono stati due virologi. E qui ci sarebbe da approfondire anche la questione delle competenze scientifiche, poiché un batterio non è la stessa cosa di un virus.

Ma quello che è ancor più grave è che in questi anni non è stata messa su alcuna equipe di ricercatori come batteriologi, micologi, entomologi, epidemiologi, patologi vegetali ecc. Nulla di nulla, l'affare Xylella resta nelle mani di due ricercatori che (non mi stancherò mai di evidenziarlo) non sono batteriologi! Perché?

Dove sono i batteriologi? E chi ha stabilito che il fenomeno del disseccamento sia causato da un batterio? A nessuno di questi ricercatori è venuto in mente che quando si afferma che si tratta di "complesso", in campo vanno messe forze di indagine scientifica ad ampio raggio? Dove sono i patologi vegetali, i primi che avrebbero dovuto essere interpellati, e dove sono gli entomologi, visto che poi si è detto (sempre senza aver pubblicato nulla!), che il vettore è la "sputacchina", e dove sono gli epidemiologi!? Ci sono ancora una valanga di questioni aperte e per le quali questi supposti scienziati fanno finta non esistere. Hanno fatto passare due buoni anni dall'allarme e senza mettere su una equipe di ricercatori. Perché? E chiedetevi perché si insiste in questa direzione, che di questo passo li porterà e ci porterà dritti al disastro, compresi quei politici che non solo non ascoltano, ma nemmeno s'interrogano. Complimenti!

Nel frattempo non pochi ricercatori "liberi" (nel senso che non sono a libro paga di nessuno!), mentre quelli autonominatisi come esperti della materia restano come monoliti sulle loro posizioni prive di fondamento, hanno rinvenuto sulle piante colpite dal fenomeno tutta una serie di patogeni fungini che spiegherebbero non solo il fenomeno codiro, ma la grave condizione in cui versa tutto il Salento e buona parte della Puglia.

Vero è che il fenomeno è già da un bel pezzo esteso e presente anche in terra di Bari (tutto documentato e verificabile s'intende). Basterebbe farsi un viaggetto in treno da Lecce verso Bari per averne contezza. Ma c'è di più. Allo stato attuale gli olivi colpiti, sono sempre quelli di quei terreni in totale stato di abbandono, senza potatura da anni e con i suoli compatti a travertino.

Intanto per tornare alla grave condizione ambientale in cui versa il Salento tocca osservare alcuni dati evidenti anche agli occhi profani. Le buone pratiche agronomiche, come la concimazione naturale, la pacciamatura, il sovescio, il riposo dei campi, la potatura e l'aratura del suolo, quelle praticate per millenni e che hanno permesso agli olivi di sopravvivere a calamità naturali e all'alternarsi delle civiltà e delle guerre, sono ormai un vago ricordo per quel mondo agrario prima illuso, poi disilluso e abbandonato a sé stesso, dalle chimere dell'industria agrochimica e dai mirabolanti e mortali portenti di veleni come il glifosato.

I suoli nel basso Salento sono per lo più in stato di abbandono, impoveriti di sostanze organiche, intossicati e resi sterili dall'uso di diserbanti e insetticidi; le falde acquifere in diverse zone sono altamente inquinate (dai comparti industriali nati per immettere veleni nel suolo e poi scappar via con il bottino), oltre che in via di esaurimento; il deserto avanza; tutto intorno abbiamo due centrali a carbone (Cerano e Brindisi Nord) che immettono nell'aria, in mare e a contatto con il suolo una marea di veleni. Stessa cosa dicasi di Taranto con Ilva, Cementir, Eni (i maggiorenti). Poi salendo a Monopoli abbiamo una bella centrale a biomassa. E così anche andando in direzione di Bari e ancora più su.

Siamo in presenza di stress biologico a cui si somma stress ambientale. E in una situazione di altissimo stress come quello presente nella nostra meravigliosa Puglia, qualunque patogeno anche di scarsa rilevanza può assumere le caratteristiche di uno spietato killer.

Servirebbe con sempre più urgenza una task force di ricercatori, non due virologi che fanno finta di avere competenze con un batterio e prendendo a soggetto un entomologo americano appassionato di farfalle. Quando le istituzioni preposte capiranno la portata del fenomeno e la sua evoluzione, non solo nell'ambito della patologia, ma anche e quella ambientale, economica e sociale, magari ci si renderà conto quale danno è stato fatto alla nostra terra in questi ultimi venti anni e passa, e ciò nonostante si insiste a raccontare di una Puglia che non esiste se non nella propaganda politica serva delle lobby del turismo d'élite.

Il mio pensiero? E' che tutta sta storia è scappata di mano a un manipolo di ricercatori di scarsa qualità scientifica in cerca esclusivamente di battere cassa a fronte del fatto che i fondi per la ricerca lo Stato Italiano li ha tagliati in maniera radicale e la UE li dispone solo ed esclusivamente per chi fa davvero ricerca, non certo per millantatori che, agli occhi della comunità scientifica internazionale, producono "paper", cartaccia.

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