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Monochroma – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 15/06/2014

Cover Monochroma

PC TESTATO SU
PC

Genere: ,

Sviluppatore: Nowhere Studios

Produttore: Nowhere Studios

Distributore: Digitale

Lingua: Italiano

Giocatori: 1

Data di uscita: 28/05/2014

VISITA LA SCHEDA DI Monochroma

Pro-1Stile grafico piacevole... Contro-1… Ma animazioni abbozzate e pessima ottimizzazione

Pro-2Presente qualche buon puzzle... Contro-2… Ma gran parte del gioco è priva di mordente e carattere

Pro-3Comparto audio minimalista ma ben inserito nel contesto di gioco Contro-3Controlli imprecisi, checkpoint piazzati senza criterio, prezzo di lancio elevato

Parlare di Monochroma ci porta indietro di quattro anni, precisamente a quando Limbo approdava su Xbox Live Arcade. Questo perché i due videogiochi in questione condividono tanti aspetti, dal genere allo stile artistico monocromatico, arrivando alle atmosfere cupe e ad un protagonista di giovane età, che spesso e volentieri si troverà immischiato in passaggi pericolosi e mortali. Come vedremo e analizzeremo più approfonditamente nel corpo della recensione, se Limbo appariva come un titolo diverso dal solito e piacevole, anche grazie agli ottimi controlli, Monochroma s’infrange contro questa barriera, mostrandosi a dir poco incompleto e abbozzato sotto tanti aspetti, finendo in breve per deludere le aspettative. Perfino narrativamente – per quanto nel genere puzzle-platform ci si affidi spesso a banali pretesti – il potenziale rimasto inespresso è elevato.

monocrhoma-evidenza

PAURA DEL BUIO? STAI A CASA

Monochroma racconta la storia di due fratelli che assistono ad un orribile crimine, collegato al nome di una potente e spietata corporazione. Ambientato negli anni ’50, il titolo ci getta nei panni del fratello maggiore che col piccolo in spalla tenterà di superare ostacoli e risolvere piccoli puzzle, mentre un mondo suggestivo e monocromatico fungerà da location e quadro di presentazione per quella che è un’esperienza di gioco diretta e senza fronzoli: nessun dialogo, nessuna scena animata, soltanto noi e la nostra tastiera – da pochi giorni è possibile usare anche il pad, grazie ad uno specifico update rilasciato su Steam – e omoni, robot ed interruttori. Dopo un inizio tranquillo e felice, coi due fratelli che giocano allegramente, la produzione indipendente di Nowhere Studios assume toni seriosi e a tratti inquietanti, che porterà i due ad attraversare pericoli disseminati tra case e magazzini, fabbriche abbandonate e piccole città, zone dismesse, ma soprattutto di sfuggire da un uomo corpulento e spietato, con una camicia a strisce, ossessionato dalla nostra cattura. Anche se dal genere platform non ci si aspettano grandi trame, anzi come già detto è “buona usanza” fornire semplici pretesti per giustificare le azioni di gioco, in Monochroma le ottime premesse iniziali vengono spazzate via – in maniera piuttosto costante – man mano che l’avventura prosegue, giungendo ad un finale tramite cui saranno più le domande senza risposta che le certezze, segno di come una brillante idea sia stata realizzata in maniera frettolosa e poco approfonditamente, che in caso contrario avrebbe potuto fornire spunti di riflessione e risvolti a dir poco appassionanti. È ad esempio difficile capire perché siano presenti dei robot o come la potente corporazione sia salita al potere, in che modo l’ha fatto? Certamente meno arduo è comprendere il motivo per cui i due fratellini vengano inseguiti da un omaccione, ma anche in tal caso potrebbero persistere dei dubbi; d’altronde, questi sono i difetti dell’adottare una narrazione minimalista, che però dovrebbe sempre essere assistita da un buon numero di indizi atti a comporre un quadro d’insieme tramite cui il giocatore possa sentirsi partecipe delle vicende, piuttosto che costringerlo a compiere azioni in-game senza averne ben chiaro il motivo.

Di sicuro è tanto il potenziale rimasto inespresso, ma non è il motivo principale per cui Monochroma manca il colpo, tutt’altro; sebbene i tanti spunti narrativi lasciati in sospeso non vengano chiariti, provocando perplessità in molti frangenti di gioco, il problema numero uno del videogioco risale ad un gameplay non indimenticabile unito alla notevole imprecisione dei comandi. Le fasi di gioco si attestano nella stragrande maggioranza dei casi nella mediocrità, salvo per alcuni tratti in cui emerge un level design ben congegnato, che in ogni caso lascia pochissimo spazio ad uno sviluppo armonioso ed eterogeneo dei puzzle, spesso troppo simili tra loro e troppo semplici da portare a termine, e a volte mal inseriti nel contesto, obbligando a sessioni di gioco molto veloci e che poco si adattano ai comandi impietosi di questa produzione. Sì, perché se risulta evidente la scarsità dei fondi utilizzata per ottimizzare il codice di gioco (qualche crash, caricamenti che a volte si bloccano, quasi 5 GB di dati per un platform che si può portare a termine anche in due ore), è altrettanto evidente di come gli sviluppatori abbiano prestato poca (o zero) attenzione alla fase di beta testing, affidandosi alla buona sorte mentre la farraginosità dei controlli faceva il resto, rendendo futile, frustrante e a tratti largamente inutile l’intera esperienza di gioco. Tutto ciò si è quindi tradotto in fasi platform imprecise, fasi più action (quelle in cui verremo inseguiti dal grosso uomo di cui sopra) frustranti, in movimenti legnosi del personaggio controllato, ma anche in reali momenti di tensione ben evidenziati da piccolo brani ed effetti sonori, che però lasciano presto spazio allo scoramento, anche a causa della pessima gestione dei checkpoint e del prezzo di lancio tutt’altro che competitivo per quello che è stato un videogioco finanziato su Kickstarter con appena 85 mila dollari…

A rendere un pochino più accettabili tutte le incertezze di cui sopra, un comparto audiovisivo che stuzzica quel tanto che basta da diventare l’unico vero motivo per cui continuare ad andare avanti nell’esperienza di gioco fornita da Monochroma. Col solo utilizzo del bianco e del nero, a sostegno in realtà subentrano piccoli particolari evidenziati in rosso, il gioco di Nowhere Studios ricorda tanto Limbo e la direzione artistica effettivamente è riuscita, trasmettendo quel senso di solitudine e cupezza tanto ricercato dagli sviluppatori. Anche il comparto audio non delude, sebbene utilizzato in pochi frangenti di gioco, componendosi di buoni effetti sonori e qualche piccolo spezzone audio che emerge soprattutto in fasi platform più vivaci, quelle in cui vedremo comparire un grosso omone al nostro inseguimento, ma tanto basta per elettrizzare l’atmosfera e “svegliarla” da attimi di gioco più lenti, quasi soporiferi.

Monochroma – Recensione IN CONCLUSIONE
Monochroma non è un titolo da mezze misure. O tutto o niente, avranno pensato quelli di Nowhere Studios, scontrandosi però con la realtà dei fatti: per quanto piacevole possa essere lo stile grafico in bianco e nero – ricordando davvero tanto produzioni come Limbo – e un comparto audio minimalista accompagni bene le fasi di gioco, specialmente quelle più frenetiche del solito, Monochroma pecca forse di arroganza nel pensare che basti così “poco” in un puzzle-platform del 2014. Dei controlli sempre imprecisi, che spesso rendono frustranti le fasi di gioco, dei checkpoint piazzati à la meglio e gran parte dell'esperienza di gioco priva di originalità e brio, lo fanno apparire per quello che è realmente: un titolo che in nessun modo ripaga della spesa richiesta (ben venti euro...), beneficenza a parte. Monochroma è quindi un videogioco da piazzare nel limbo dei platform riusciti per meno di metà, dove uno sviluppo frettoloso ha portato a magagne tecniche (e non solo) tali da annullare del tutto le buone premesse iniziali. ZVOTO 5
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