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Mons. Giuseppe Maria Maragioglio

Da Agueci

Provinciale, definitore generale dell’Ordine dei Frati Cappuccini e vescovo attento e premuroso di Patti

Nacque a Salemi il 17 maggio 1811 da una famiglia molto religiosa. Fratello di Antonino, decurione e firmatario della delibera con la quale s’invitava Garibaldi ad assumere la Dittatura in Sicilia nel 1860. A 18 anni entrò nell'Ordine dei Frati Cappuccini della provincia monastica di Palermo, vestì l’abito religioso a Erice l’11 settembre 1829 e, compiuti gli studi umanistici e teologici, nel 1834 fu ordinato sacerdote. Ebbe numerosi incarichi: predicatore, lettore, segretario provinciale, guardiano, custode, definitore e ministro provinciale, dal febbraio 1854 al maggio 1857. A Palermo, da provinciale, si prodigò per il bene dei frati e dei fedeli, in particolar modo nell’esercizio della carità con l’assistenza ai poveri e ai colpiti dal colera. Dopo la soppressione, si destreggiò con prudenza e determinazione nella difesa dei beni francescani: nel 1869 riacquistò alla Provincia il convento dell’infermeria di Palermo (Casa S. Francesco, di fronte alla Cattedrale).[1] Nel Capitolo Generale del 1859 fu eletto Definitore Generale dell'Ordine, visitatore della Provincia di Basilicata e Procuratore Generale (1868). Nel 1872, dopo la breccia di Porta Pia il Generale dell’Ordine, Nicola da S. Giovanni, fu costretto a fuggire dall’Italia, P. Giuseppe fu insediato con l’incarico di Commissario: «In quelle luttuose vicende, si fece tutto a tutti, consolatore e sostenitore dei frati perseguitati, che lo conobbero e trovarono Pastore zelantissimo e amatissimo Padre». Per le doti di cuore e di mente e per la sua sapienza, prudenza e praticità nella soluzione dei problemi ecclesiastici, fu eletto da Pio IX vescovo di Patti e consacrato a Palermo dal cardinale Michelangelo Celesia il 4 aprile 1875. Fu anche Prelato Domestico e Assistente al Soglio Pontificio. L’ingresso a Patti fu un trionfo di folla. Non tralasciò nella sua azione pastorale alcun settore della vita diocesana, facendosi francescanamente padre, fratello, amico. Si dedicò con sollecitudine paterna al bene spirituale e materiale dei diocesani, promuovendo opere di beneficienza. Sostenne il clero con consigli paterni e con ammonizioni filiali. Era premuroso con i seminaristi seguendoli nella loro formazione. Dai parroci esigeva la catechesi domenicale per i ragazzi e gli adulti. Teneva molto all’assistenza degli ammalati e dei moribondi. Non amò la politica e quando si avvicinò ai partiti lo fece per l’affermazione e la difesa dei diritti della Chiesa e dei principi religiosi. Dalla madre, dalla quale aveva appreso la devozione alla Madonna, imparò a celebrarne le feste anche in diocesi, soprattutto il mese di maggio nel Santuario del Tindari (si prese cura della sistemazione di esso). Durante il colera del 1886 la sua cura pastorale e materiale fu per gli ammalati ai quali dispensava beni di prima necessità e li confortava. Nel 1886 fu nominato Cavaliere e Grande Ufficiale dell’Ordine Equestre del S. Sepolcro. Rimase a Patti dal 15 marzo 1875 fino al decesso avvenuto il 20 gennaio 1888, in seguito a malattia: aveva 76 anni. I funerali, officiati in Cattedrale, che lui stesso aveva fatto restaurare, furono un vero tripudio con grande partecipazione di sacerdoti, confratelli cappuccini e di popolo. Per sua disposizione testamentaria volle essere sepolto nel Santuario di Maria SS. del Tindari, ma dopo 12 anni, per interessamento di Fra Angelo da Trapani, che era stato suo compagno inseparabile, e del P. Angelo Bruscato, le sue spoglie il 14 novembre 1899 furono traslate a Palermo nella Cappella funeraria dei Frati Cappuccini che lui stesso aveva fatto costruire.

Di particolare interesse sono due scritti: Lettera Pastorale ai Frati Cappuccini della Provincia di Palermo, Palermo 1854 e Lettere Pastorali al clero e al popolo della Diocesi di Patti, Tipografia Lao, 1870 e 1875.[2]

SALVATORE AGUECI


[1]Cfr. P. GANDOLFO DA POLIZZI GENEROSA O.F.M. Cap., Necrologio dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di Palermo, Editrice Fiamma Serafica, Palermo 1968, pp. 39-40.

[2]Cfr. ROBERTO CALIA, L’Ordine Equestre del Santo Sepolcro in Sicilia, Edizioni Sarograf, Alcamo 2002, pp.65-68.


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