a cura di Iannozzi Giuseppe
monsignor Mariano Crociata
MILANO – Il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata illustrando ai giornalisti i lavori della 63esima Assemblea generale in corso in Vaticano: “E’ un diritto fondamentale permettere ai credenti delle varie religioni, musulmani compresi, di pregare nei loro luoghi di culto”. Ha poi ricordato che la moschea “non è un semplice luogo di culto, ma un luogo sociale, culturale e di incontro ed è quindi giusto tenere conto di questa caratteristiche e delle esigenze che questo luogo risponda nell’utilizzo pratico alle esigenze di vita sociale della nostra nazione e comunità civile secondo la Costituzione e le leggi del Paese”.
L’Arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, ieri 23 maggio è stato attaccato duramente in un editoriale de Il Giornale. Il quotidiano, di proprietà di Paolo Berlusconi, ha sparato a zero contro Tettamanzi e persino contro buona parte dei cattolici asserendo che Tettamanzi si “da fare per Pisapia”. Il segretario della Cei oggi ha replicato: “I credenti esprimono le loro convinzioni dentro una visione della fede cristiana che guarda al bene comune e non come interesse di parte e dunque esprimono il voto nelle elezioni politiche o amministrative secondo la loro coscienza senza coinvolgere la comunità cristiana, cercando di rappresentare il bene comune dell’uomo nell’uno o nell’altro schieramento. Non ci si può sostituire alla coscienza di nessuno. I fedeli si esprimono responsabilmente scegliendo in base alla propria coscienza cosa meglio risponde al bene comune nella visione cristiana della realtà”.
Crociata, pur non schierandosi in maniera troppo aperta, ha sottolineato: “L’acqua è questione di responsabilità sociale e bene comune, è necessario che vi sia responsabilità verso i beni comuni. E che rimangano e siano custoditi per il bene di tutti. Se si porta l’attenzione su temi quali l’acqua o simili bisogna sempre esercitare vigilanza e responsabilità sociale, avere cura di tutti i beni comuni, perché rimangano e sia salvaguardata la caratteristica di bene di tutti”. In definitiva: “La comunità cristiana non prende parte, non sceglie una parte, ma assume il bene di tutti coloro che cercano di esprimere un voto nell’uno o nell’altro senso, perché la comunità cristiana si dedica al bene comune al di là dello schieramento, senza farsi partigiana ma cercando di accompagnare tutti nella ricerca del bene comune”.
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