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Montague’s Mount – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 30/12/2013

Cover Montague's Mount

PC TESTATO SU
PC

Genere:

Sviluppatore:

Produttore: Mastertronic

Distributore: Digital Delivery

Lingua: Inglese

Giocatori: 1

Data di uscita: 19/11/2013

VISITA LA SCHEDA DI Montague's Mount

Pro-1Ambientazioni pregne della giusta atmosfera Contro-1Backtracking eccessivo

Pro-2Riflessivo, basato su un'esplorazione attenta... Contro-2… Che forse è troppo lenta per molti

Contro-3Alcuni enigmi da rivedere

Giunto soltanto recentemente su Steam, grazie al solito programma Greenlight, Montague’s Mount è una produzione indipendente sviluppata dal solo Matt Clifton che, dopo tre anni di sviluppo e sole due mani a propria disposizione (e ci mancherebbe…), ha ben pensato di proporre il titolo all’interno del programma Steam, ricevendo feedback e molto interesse dalla community che popola, ormai costantemente, la piattaforma digitale di Valve. Questo anche perché Montague’s Mount si presentava al pubblico come un gioco esplorativo, dalle atmosfere cupe, risvegliando in molti quella voglia di camminate virtuali che tanto si erano apprezzate in titoli come Dear Esther, giusto per citarne uno che più di tutti ha catturato curiosità ed attenzione. Al progetto, o meglio alle intenzioni dello sviluppatore, però non si sono susseguiti i fatti in fase di lancio, che hanno pregiudicato in malo modo le valutazioni globali di un videogioco che aveva ancora evidente bisogno di lavoro… A distanza di oltre un mese dal rilascio, e di più di qualche update e correzione, cogliamo così l’occasione per parlarvene in maniera opportuna, senza fretta di sorta che, ad una piccolissima produzione come questa, andrebbe quanto meno concessa…

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LUNGO IL SENTIER…

Come anticipato in apertura, Montague’s Mount è un’avventura in prima persona che, come tale, affianca a quella che è la trama di gioco delle fasi esplorative importanti per il prosieguo del gioco. Definito dallo stesso autore come “psychological thriller”, il gioco è ambientato su un’isola irlandese abbandonata. Ma perché è abbandonata? È stato solo un caso, una coincidenza, che i resti della nostra barca, lacerata da alcune rocce sommerse, siano finiti sulla spiaggia di quest’isola? E qual è il mistero, la storia, di quei posti un tempo abitati e pieni di vita? Sostanzialmente, per farla davvero breve, in Montague’s Mount saremo chiamati a capirne di più su ciò che ci circonda, portando avanti la nostra perlustrazione e risolvendo i puzzle di turno, perlopiù tramite raccolta di elementi ed oggetti utili disseminati un po’ ovunque. Arrivati ai titoli di coda – cosa che ci teniamo a far presente – rimarranno comunque dei punti in sospeso, non proprio chiarissimi e che si prestano ad interpretazione; soprattutto perché si tratta della prima parte di un racconto che ne è costituito da due.

Entrando nei particolari, questa avventura associa a fasi esplorative – perno centrale di tutta l’esperienza di gioco – puzzle e svariati enigmi che ci aiuteranno a capire e decifrare in parte (per i motivi suddetti) il passato di quell’isola e dei suoi abitanti. Fin da subito però si avvertono dei problemi non da poco, in parte risolti grazie alle ultime patch: in particolare ci riferiamo alla lentezza dei movimenti (anche dopo aver trovato un supporto per la nostra gamba ferita) e di alcuni oggetti utili per la risoluzione degli enigmi, poco visibili all’interno dell’ambiente caratterizzato quasi esclusivamente da tinte scure. A questo lo sviluppatore è andato incontro, in maniera discreta, aggiungendo una voce nel menu di gioco che permette di dare maggior rilievo agli oggetti utili cosparsi nelle location, ma al primo aspetto in tanti potrebbero storcere il naso. Soprattutto chi pretende fasi di gioco dal ritmo incalzante, perché non è solo abitudine nello giocare ad avventure in prima persona, ma in Montague’s Mount è forte anche il backtracking che sommato alla lentezza del passo del protagonista finiscono per creare un mix letale per gran parte dei giocatori che non hanno intenzione di spendere qualche decina di minuti per spostarsi di appena cento metri virtuali… A dare il colpo di grazia ci pensa un sistema di salvataggio tramite checkpoint, quindi scordatevi i salvataggi manuali a discrezione del giocatore; un sistema che, detto francamente, con una produzione di questo tipo c’entra poco e niente, costringendovi a girovagare finché non otterrete nuovi progressi ed un’icona a schermo vi avvertirà dell’avvenuto salvataggio. Si tratta quindi di un titolo che paga lo scotto di alcune scelte poco intelligenti ed adatte al genere, che nella fase di lancio iniziale era anche afflitto da bug e crash, che nella nostra prova non si son minimamente presentati. Ci sono delle perplessità anche riguardo ad alcuni enigmi disposti dopo qualche ora di gioco, spesso risolvibili con oggetti e materiali da raccogliere nei primi istanti di gioco, che quindi portano al backtracking di cui sopra – nel caso in cui non fossero stati raccolti a tempo debito – e ad un po’ di frustrazione legata alla lentezza dell’avanzare, che si traduce in tempo perso su di un percorso già calpestato più e più volte.

La longevità complessiva non è molto elevata, in circa quattro ore (anche meno) potreste arrivare ai titoli di coda, ma svariati segreti e collezionabili sparsi nel mondo di gioco ne ampliano un pelo l’offerta complessiva, anche se per rigiocare i vari capitoli bisognerà scendere a compromessi, come già detto. Va dato comunque atto allo sviluppatore di essersi impegnato a fondo per proporre il massimo, data la disponibilità economica e le sole due mani a lavoro su Montague’s Mount, tanto che gli sforzi di rendere questo gioco il primo a promuovere la lingua gaelica irlandese (il Gaeilge) e l’impegno di avere in cantiere una versione giocabile tramite Oculus Rift – al momento, acquistando il gioco avrete accesso anche alla demo giocabile tramite questo supporto – gli fanno non poco onore.

Comunque Montague’s Mount non spicca nemmeno dal punto di vista tecnico, anche se tutto va rapportato (almeno in parte) al fatto che a produrre tutto sia stata una sola persona. Le location di gioco, seppur non così vaste e certamente non ricche di dettagli, poligoni o texture di qualità eccelsa, sono ben strutturate e l’atmosfera che permea durante ogni singola fase di gioco è notevole; di certo, uno dei punti forti di tutta la produzione, è proprio l’atmosfera… Certo, viene meno la qualità degli oggetti cosparsi qua e là, compresi quelli che potrebbero tornare utili alla risoluzione di qualche enigma, e l’effetto grana come da default (comunque disattivabile) tramite cui Matt Clifton ha deciso di “confezionare” il contenuto del suo lavoro rende questo ancor meno piacevole, aggravando in particolar modo la ricerca di materiali utili, anche se uno degli ultimi update rilasciati ha permesso a quest’ultimi di avere maggiore risalto all’interno delle ambientazioni. Le stesse che, nonostante la pochezza qualitativa di cui sopra, riescono ad immergere in buona maniera il giocatore di turno nella trama costruita ad hoc, mentre si calpestano sentieri e ci si addentra nella fitta vegetazione avvolta dal buio, sotto la pioggia, o mentre qualche tuono di tanto in tanto va a far compagnia al rumore del calpestio dei nostri passi, delle onde che si infrangono sul bagnasciuga o delle folate di vento. Un campionario di effetti che convince, decisamente di più di un doppiaggio in Inglese – quello a cui ci siamo riferiti per l’analisi, ma è addirittura presente in altre sei lingue come il Francese, il Tedesco, lo Spagnolo, il Polacco, Il Portoghese-Brasiliano ed il Russo – che a tratti non dà la percezione di esser recitato con criterio seppur a prestar la voce sia stato lo scozzese Derek Riddell (Ugly Betty, Law and Order, Terminator: The Sarah Connor Chronicles, Doctor Who). Rimane comunque lo sforzo, decisamente apprezzabile, di avere aperto a così tanti idiomi il doppiaggio di un titolo indipendente venduto a meno di otto euro, peccato soltanto per la completa mancanza di una localizzazione, anche parziale, in Italiano. Fanno meglio invece le musiche, con accompagnamenti semplici ma efficaci.

Immagine anteprima YouTube IN CONCLUSIONE
Aver giocato Montague's Mount ora, dopo che i grossi problemi della fase di lancio sono stati risolti, ci ha forse reso più facile il compito di portarlo a termine. Difatti, le aggiunte ed i miglioramenti dell'unico sviluppatore impegnato in questo progetto sono stati tanti, ma il gioco rimane comunque poco riuscito considerando il potenziale iniziale che aveva. Questo è dovuto a causa della scarsità di fondi, al fatto che a giostrare ogni situazione ci fossero sole due mani (a nostro avviso troppo poche per restituire qualcosa di memorabile ad un genere come questo, pieno di esponenti) e tutt'una serie di problemi frutto dell'inesperienza. Va recuperato solo e soltanto se si è amanti delle avventure in prima persona dense d'atmosfera, che magari associano ad un ritmo di gioco decisamente lento la risoluzione di qualche enigma; ma se si è poco pazienti, il backtracking e qualche enigma privo di logica potrebbero demoralizzarvi e farvi abbandonare questa piccola produzione che, si spera, sia ben migliore di così nella sua seconda parte. ZVOTO 6
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