Ieri su Sardinia Post, è comparso questo articolo relativo allo scavo in corso a Monte Prama. Ho prodotto una serie di commenti ma oggi non ci sono più. Ho deciso, di conseguenza, di pubblicare l’articolo su questo quotidiano on line, e aggiungere, al termine, qualche riflessione personale per innescare un eventuale dibattito. Buona lettura
Qualcuno ha voluto distruggere le imponenti sculture in pietra che stavano a guardia dell’area sacra di Monti Prama, vicino a Cabras: una furia iconoclasta che ha buttato già le statue, ha colpito la pietra con brutalità, ha persino decollato le teste dal corpo e cancellato gli occhi severi dai volti. I misteri attorno ai Giganti e al sito del Sinis sono ancora tanti ma gli archeologi oggi hanno una certezza: le statue sono state distrutte intenzionalmente durante un episodio violento da un popolo ostile.Le ultime novità su Monti Prama sono state illustrate questa mattina durante una conferenza stampa convocata a Cabras dai rappresentanti di Università di Sassari e Cagliari, Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano. Hanno voluto l’incontro con i giornalisti, il primo dall’avvio dello scavo, dopo una fuga di notizie incontrollata e confusa che ha lasciato parecchi malumori tra organi di stampa e comunità scientifica. “Una continua corsa alla notizia è deleteria – avvisa Alessandro Usai, archeologo della Soprintendenza cagliaritana – ecco perché abbiamo pensato a incontri periodici per parlare dello scavo”. Oggi dunque si illustra per la prima volta il recente lavoro a Monti Prama: sono emerse nuove sculture dal terreno e il sito regalerà nei prossimi mesi ancora tante sorprese.Il tesoro venuto alla luce nelle ultime settimane è custodito oggi nel deposito del Museo Civico di Cabras: ci sono tantissimi frammenti di pietra, lastrine di arenaria, ceramiche nuragiche e puniche da ricostruire.Riflettori puntati, come è ovvio, sui nuovi Giganti ritrovati: ecco un volto di guerriero con i caratteristici occhi a cerchietti concentrici e l’elmo cornuto, e poi un grande busto di arciere con la faretra sulle spalle, il frammento di un piede, il modellino di un nuraghe quadrilobato con le sue torri, altre due teste molto rovinate, un grosso elemento in arenaria per ora di difficile interpretazione. E poi tante, tantissime pietre che saranno conservate in attesa del restauro: dalla campagna di scavo di fine anni Settanta, l’unica prima di oggi, vennero fuori cinquemila pezzetti di arenaria poi ricomposte in 26 statue esposte a Cabras e Cagliari. Grande emozione tra gli archeologi per la scoperta di una base che ha ancora attaccati due piedi di scultura con i sandali, si svela così il mistero su come queste sculture si reggevano in piedi ed emerge anche un particolare curioso: tutte le statue dei Giganti (tranne una) calzavano i sandali, mentre i tanti bronzetti ritrovati in Sardegna erano quasi tutti scalzi.I materiali ritrovati saranno ora ripuliti, restaurati e studiati mentre nel frattempo prosegue lo scavo sull’area. A breve termineranno i finanziamenti per il progetto di ricerca “Archeologia di Monte Prama” sul bando regionale della legge 7/2007: “Contiamo di proseguire i lavori grazie al programma ministeriale “Arcus” che prevede anche un grande intervento di restauro sul vicino sito archeologico di Tharros – si augura Alessandro Usai - C’è ancora tanto da fare e, al di là dei grandi frammenti delle statue, il progresso dell’indagine su tutta l’area è fondamentale”. “Non sappiamo con certezza chi ha voluto distruggere le statue – conclude Raimondo Zucca, archeologo al lavoro sul campo per l’Università di Sassari – ma nel passato non mancano gli episodi di iconoclastia: la Bibbia racconta che Mosè chiese a Israele di distruggere gli idoli, e anche la storia recente ci dimostra tanti casi di accanimento contro le immagini religiose. Nel caso di Monti Prama tutto farebbe pensare che i responsabili possano essere stati i Cartaginesi: è vero, in tante parti dell’isola c’è stata una convivenza serena tra Punici e isolani ma non possiamo escludere conflitti e scontri anche violenti. Del resto i sardi di quell’epoca erano armati, e le armi che conosciamo non erano certo da parata”.
Riflessioni:
Sulle sculture in pietra di Monte Prama si è scritto molto e si continuerà a farlo in futuro, soprattutto alla luce delle dichiarazioni degli addetti allo scavo. Colpisce il loro malumore sulla "fuga di notizie" e, soprattutto, l'attribuzione ai cartaginesi della distruzione violenta delle statue.Sul primo punto c'è da osservare che per gli archeologi, retribuiti con soldi pubblici per dirigere gli scavi e riferire sul materiale trovato, dovrebbe essere motivo di orgoglio lavorare in un sito così importante e, oggi, sotto i riflettori dell'opinione pubblica. Non si capisce il motivo del risentimento sulle notizie che trapelano, diffuse dai media e sempre rispondenti alla realtà dei ritrovamenti. I reperti, bisogna ricordarlo, non appartengono a chi li scava o alla soprintendenza che ne dispone secondo proprie idee. I beni archeologici appartengono allo stato italiano, cioè ai cittadini che con i tributi compongono la nostra grande comunità denominata, appunto, stato italiano. Già questo dovrebbe far riflettere gli archeologi sui toni e sulla tempistica (a semplice richiesta sono obbligati a riferire) che dovrebbero adottare. I cittadini potrebbero essere di grande aiuto per la tutela e valorizzazione dei siti archeologici, e la loro collaborazione attiva (non dentro lo scavo ma ai margini) costituisce un deterrente per i tombaroli.Sul secondo punto, la presunta identità cartaginese dietro la distruzione, Zucca non mi trova d'accordo perché nel sito non c'è, al momento, alcun indizio archeologico riferibile a Cartagine. Se fossero loro i responsabili dovrebbero esserci tracce, anche alla luce delle oltre 10 tonnellate di materiali disintegrati. Il sito è nuragico, le sepolture sono nuragiche, il territorio circostante è nuragico. Cartagine è parecchio lontana, inoltre era alleata dei sardi e non avrebbe violato la loro religiosità. C'è da rilevare, invece, che Roma durante le guerre puniche, e successivamente, si macchiò di una violenza sistematica verso i nemici che non si arrendevano con le buone. C'è da rilevare, tuttavia, l'assenza totale di frequentazione del sito dal VI al III a.C., come se per oltre 300 anni nessuno si preoccupò di quelle sculture. Con il rasoio di Occam direi che ci sono due possibilità: 1) ha visto bene Ugas che è convinto di una distruzione precedente il VI a.C. da parte di tribù nuragiche ostili.2) ho visto bene io che parlo di azione militare dei romani durante le guerre puniche.Un suggerimento che indirizzerei allo staff di archeologi che operano a Monte Prama è di continuare a scavare, riferire puntualmente sui ritrovamenti e astenersi da commenti interpretativi, soprattutto se si tratta di opinioni personali non suffragate da reperti. Certe idee, a volte, sono prese per buone senza verifiche e diventano letteratura, portando a clamorosi errori di valutazione e alla necessità di fare qualche passo indietro nella ricerca.Detto ciò auguro buon lavoro agli esperti e auspico in una maggior collaborazione con gli organi di diffusione delle notizie, veri amplificatori delle possibilità di conoscenza del sito in ambito mondiale.