Rimini e la Riviera romagnola sono solitamente associati, nell’immaginario collettivo, a mare, discoteche e luoghi di divertimento vari, ma, e lo dice un residente, che a sua volta per lunghi anni si è adeguato a questo comun sentire, non è esattamente, o solo, così. Tutt’intorno alla capitale europea del turismo, nell’immediato entroterra, non si contano infatti i piccoli borghi interessanti e ricchi di storia, e, nelle mie ultime vacanze, ho voluto fare un po’ il turista curioso e, tra un bagno di mare e di sole e l’altro, ho dedicato alcune serate alla visita di questi autentici gioiellini sulle colline ai confini tra Romagna e Marche. L’esplorazione ha preso le mosse con la visita a Montegridolfo, uno dei borghi più belli d’Italia, che si trova su un’altura che domina il mare e la pianura e che, tra colline e declivi, permette di dare un’occhiata alle valli Marchigiane e Romagnole. Certo se uno si aspetta qualcosa di maestoso forse potrebbe rimanere un po’deluso, difatti il paese è tutto racchiuso nel Castello, appartenuto un tempo alla famiglia guelfa dei Gridolfi, ma già l’accesso ad esso, attraverso un portone-arco, dà quasi la sensazione di lasciare il “nostro mondo” e di entrare in una dimensione fuori da luogo e tempo.
Perfettamente restaurato, ma racchiuso in poche vie che si incrociano tutte tra loro, permettendo una vista suggestiva dei vari scorci, ospita ormai solo ristoranti, piccoli hotel e qualche negozio di artigianato. La quiete e la pace la fanno da padroni, il rombo dei cannoni che durante la seconda guerra mondiale scandirono il lungo inverno trascorso dai belligeranti, tra il 1944 e il 1945, a ridosso della linea gotica, è solo un ricordo, di cui sono rimaste tracce nel museo agli eventi dedicato. Chiudiamo la serata presso “l’Osteria dell’Accademia”, dalla cui terrazza si gode una vista meravigliosa sulle valli circostanti in cui si consuma un’ottima cena nella quiete del tramonto che lentamente sostituisce le ombre alla luce.
Di tutt’altro tono e carattere è stata la seconda escursione, quella alla Rocca di Montebello, celebre per la storia di Azzurrina. Anche questa località è racchiusa tutta in un pugno di case che si affacciano sulle due strade che compongono il borgo, dove si respira l’antichità e la pace: ci sono solo case per i pochi residenti, un campanile con uno strano mappamondo in cima e due trattorie. Il pezzo forte è senz’altro la visita della Rocca, che consta di una parte più antica, medioevale, e una più moderna, dove fino a poco tempo fa risiedevano i proprietari. C’è tanta gente alla visita guidata delle 23.35. Matteo, la guida, ci introduce con maestria e competenza a quel mondo misterioso, e poco noto, che è quello dei fenomeni extrasensoriali.
Di stanza in stanza, tra arredi d’epoca e aneddoti ci viene snocciolata la storia di Guendalina Malatesta, bambina albina, passata alla storia come “Azzurrina”, e, dopo la visione di un’orma di un piede numero 34, ancora a malapena visibile sul soffitto di legno di un soppalco, il caldo soffocante fa salire la tensione e crea un po’ di apprensione davanti ad una tavola decorata di origine araba, che pare sprigionare forze negative, e sembra fosse usata a suo tempo come strumento per il controllo delle nascite! Ma è davanti alla ghiacciaia, dove sparì per sempre Azzurrina in una notte d’estate del lontano 1400, che l’emozione e la commozione attanagliano i visitatori, proprio quando la guida ci fa ascoltare alcune registrazioni, realizzate dagli studiosi con gli strumenti più sofisticati, in cui si sentono voci, pianti, tuoni, una palla che rimbalza… L’ultimo passo nel mondo del paranormale è la visione di alcune foto in cui paiono intravvedersi figure e presenze, che fanno pensare a fantasmi.
Uno splendido tuffo nel medioevo è invece la terza escursione, quella a Mondaino, in occasione del Palio del Daino. Tanta gente accorre da tutta la Romagna per assistere a questo palio, un po’ sui generis che consta di una gara di oche ed in una specie di ruba bandiera, che permette però di fare un bel salto indietro nel passato. Il borgo è grande e, lungo le vie principali, si aprono in ogni dove botteghe di tutti i tipi in cui gli abitanti del paese interpretano i mestieri e le professioni dell’epoca, e girano e si mescolano tra la folla. Nelle tante locande si possono poi gustare cibi medioevali e dolci davvero appetitosi.
Un discorso a parte, oltre allo spettacolo degli sbandieratori, merita l’esibizione di caccia con il falcone ed altri rapaci: la piazza assiste, in religioso e stupito silenzio, alle evoluzioni di questi splendidi uccelli, in quell’arte, la caccia con il falcone, che per secoli ha rappresentato lo sport ed il passatempo preferito e prediletto di nobili e regnanti. Dulcis in fundo, nell’ambito della manifestazione “AlchimiAlchimie”, abbiamo concluso le nostre gite a San Leo, in occasione delle serate dedicate a Cagliostro. L’intero borgo è stato invaso da bancarelle di ogni genere, da chiromanti ed indovini, tesi a rievocare questo incredibile e romanzesco personaggio.
Originale ed interessante lo spettacolo offerto nelle strade “Virtus et Luxuria” in cui un gruppo di artisti sui trampoli, accompagnati da una suggestiva colonna sonora e da spettacoli pirici, hanno incarnato una contrastata storia d’amore tra due giovani, ostacolati da perfidi bravi nel coronamento del loro sogno d’amore. Il momento clou della serata sono stati però i fuochi d’artificio dalla rocca, uno spettacolo grandioso, e, immagino, costoso, che ha letteralmente incendiato il castello regalando sensazioni visive e sonore, grazie ad un accompagnamento musicale creato ad hoc, davvero uniche tanto che io stesso, che ho visto fuochi d’artificio un po’ dappertutto, sono rimasto in ammirato e conquistato silenzio a seguire le diverse fasi di questo fantasmagorico caleidoscopio di colori in divenire.
Che dire, in conclusione, a tutti coloro, e sono tanti, che si riversano, nelle vacanze estive, sulla riviera romagnola se non di provare a fare una bella capatina nei borghi dell’entroterra? Garantisco, non rimarrete delusi!!!